| Beh, io direi che omaggerei la dolce Dani con una barzelletta natalizia. Probabilmente a qualcuno di voi è già nota, ma attenzione, tutto può cambiare.
C'era una volta un Babbo Natale. Nel senso che si chiamava Natale e di qualcuno sarà pur stato il babbo, ma a nessuno importa. O forse a qualcuno effettivamente importa, e probabilmente è anche fondamentale ai fini di questa storia, ma evidentemente sono un sadico, e non vi dico nulla.
Buahahah.
Ecco, c'era questo babbo Natale, babbo nel senso che era papà, non che fosse un babbo nel senso di babbo, diciamo. Ma se continuiamo a soffermarci sui particolari lessicali, con questo fare puntiglioso e saccente che neanche Abi (<3), non arriviamo da nessuna parte. Un po' come il babbo Natale della storia, che effettivamente non arrivò da nessuna parte nella sua vita. Non che avesse mete particolari, o un lavoro che lo costringesse a viaggiare per il mondo. Possiamo dire che era un babbo Natale disoccupato.
Ora, sarebbe necessario sottolineare che nell'epoca e nell'universo nel quale si svolge la nostra storia il Natale come lo conosciamo tutti non esistesse, ma non lo faccio e vi lascio confusi e disorientati sulla conclusione di questa storia.
Un giorno però, il signor Natale, che come ricordiamo era anche un babbo, capì quanto la sua vita fosse vuota e priva di significato. Ed ecco perchè si cucinò una bella cenetta a base di tre caprioli, un'anatra arrosto, due pizze famiglia con doppio formaggio, una confezione x25 gelati senza colesterolo e una coca cola. Light.
A quel punto la sua vita non era certo più vuota. Però ancora priva di significato. Era come se mancasse qualcosa, capite? Come se ci fosse qualcosa del quale si era scordato, qualcosa che ora appariva sfuocato e pallido alla sua mente. C'era bisogno di divertimento, c'era bisogno di party, c'era bisogno di un martini. Perchè no martini no party.
Ma il nostro babbo Natale non aveva idea di come si facesse un party, la sua vita sociale era pari alla radice di 2. Che è 0. Forse qualcuno vorrà puntualizzare che la radice di due non è 0, ma all'autore non importa nulla. E neanche al babbo Natale, che di matematica se ne intendeva molto poco. Non aveva nemmeno i soldi per un martini, essendo piuttosto povero. E quindi no party. Ma lui non si diede per vinto: radunò le sue amiche del cuore, che erano tre pigne chiamate Nina, Pinta e Sandro (ho già detto quanto fosse popolare nella sua città) e un albero di Pino.
Nel senso che andò nel giardino di Pino e gli rubò un albero. Invitò anche il re e la regina del regno ma per un motivo ben preciso, che non svelerò e che magari è il fulcro di tutta la storia, e Babbo Natale non c'entra nulla, e avete letto tutta questa manata di roba inutilmente, visto che avrei potuto riassumere il tutto in praticamente una frase. E INVECE NO, MERRY CHRISTMAS, EVERYBODY. Soprattutto tu, Dani. Il Babbo Natale inventò il Natale. Nel senso che riscoprì se stesso, ma inventò anche la festività e tutto. Ora la sua vita aveva il senso, e anche il nome di dubbio gusto che gli affibbiarono i genitori. L'appellativo "babbo" continuò a non avere uno scopo, invece, but nobody cares e sono tutti felici perchè a Natale puoi fare quello che non puoi fare mai. Tipo inventare una festività. Ed il nostro babbo Natale si guardò intorno, felice e soddisfatto.
E THE END. Fine del tè. Ma anche fine della storia.
D'accordo. Qualcuno magari si starà ancora chiedendo perchè il nostro babbo invitò anche il re e la regina del regno, come se non fosse abbastanza ovvio.
Suvvia. Che Natale sarebbe senza regali? |
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