[GdR] La settimana dei Nomadi dell'Aria [reloaded]

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    CHI PUO' PARTECIPARE:
    - tutti coloro che partecipano alla settimana dei nomadi
    - non serve avere un PG nel GdR ufficiale
    - non serve aver superato l'allenamento

    COME INIZIARE:
    - scegliete il vostro nomade preferito
    - createvi un avatar di quel personaggio

    REGOLE:

    - non si guadagnano EXP
    - non ci sono turni da rispettare
    - sono benvenuti tutti quelli che hanno un avatar arioso
    - non serve creare una scheda PG
    - niente personaggi di nazioni diverse dai nomadi!
    - i nomadi possono ruolare anche usando i loro PG del GdR ufficiale.

    AMBIENTAZIONE:

    Ci sarà qualche incongruenza temporale e qualche sdoppiamento di personalità per Aang, ma niente paura! Siamo sopravvissuto alla copresenza di Sozin e Ozai, un pugno di nomadi non dovrebbero essere un problema

    Già a partire dalle ultime settimane d'estate quell'aura di calma che avvolgeva i quattro templi dell'Aria veniva sostituita da un frenetico movimento: tutti venivano coinvolti, alla maniera dei Nomadi ovviamente, da questa euforia, dal più giovane dei novizi al più vetusto dei Monaci Anziani (anche se loro, furboni, tentavano di non darlo a vedere!). Allo scoccare della fatidica data, il primo giorno d'autunno, tutta la Nazione dell'Aria sarebbe stata accolta a braccia aperte dai membri del Concilio dei Cinque nello spiazzale del Tempio del Sud: solo una volta che si fossero riuniti assieme avrebbero dato il via ai festeggiamenti.

    Enormi mandrie di bisonti volanti solcavano i cieli, uno spettacolo per chiunque li osservasse da terra, con i nomadi più giovani e spericolati che volteggiavano loro attorno compiendo acrobazie incredibili o creando le composizioni più bizzarre manipolando le nuvole. Chi non era ancora partito sfrecciava fra i corridoi e le stanze del Tempio, rimpiendo i bagagli con il possibile e l'impossibile, talmente velocemente che era difficile distinguere un monaco dai lemuri che di solito li accompagnavano.

    Il Tempio dell'Aria del Sud aveva l'aspetto di una delle fucine della Nazione del Fuoco: dovevano aver messo in funzione anche il più piccolo dei forni tanto era il fumo grigiastro che avvolgeva la cima delle torri; nel cortile i ragazzini preparavano i campi per il torneo a squadre di Palla Aria mentre i maestri più giovani terminavano di approntare, per la prima volta dopo anni, l'allestimento per la trasferta del Campionato di Polo a dorso di bisonte. Nonostante la situazione apparisse caotica vista dall'esterno, tutto era estramente organizzato fin nei minimi dettagli; merito dell'ingrediente segreto, ovvero il divertimento: risate e canti risuonavano infatti dalla base fino al pinnacolo più alto del Tempio.




    Mancava poco meno di un giorno all'arrivo degli ultimi invitati dal Tempio dell'Aria del Nord e tutto era quasi pronto: quell'anno Gyatso aveva deciso di dedicare parte del suo tempo ad una nuova attività per gli accoliti che avevano da poco imparato le prime evoluzioni con il glider. Stavano costruendo, con pali semplici e altri sormontati da cerchi, un circuito che attraversava l'intero Tempio: un tratto si svolgeva sui picchi poco distanti, così da permettere ai più desiderosi di sperimentare di trovare la propria corrente e svilupparla in concordanza con le proprie qualità. Finito quello, si sarebbe recato nelle cucine ad osservare l'operato dei suoi allievi e magari dare un'occhiata alle miscele che le gelosissime dominatrici del Tempio dell'Est preparavano accuratamente in un angolo a loro dedicato dal mastro fornaio. Nel pomeriggio era stato convocato dall'Anziano Pasang per discutere sul discorso d'apertura dei festeggiamenti: la parte che più lo allettava, come ogni anno, sarebbe stata esercitare il dominio assieme ad i suoi quattro confratelli nel grande piazzale circolare: la conclusione di quell'antico rituale coincideva infatti con il via alle danze della settimana.

    Ridacchiando sotto i baffi al pensiero, aiutò con il dominio alcuni accoliti a fissare uno degli scivoli fatti con i bambù più spessi in parte coperti ed in parte scoperti (cioé tagliati a metà) dove il dominatore avrebbe dovuto alternare velocemente il volo planato con il glider a salti e capriole per prendere velocità, imitando i movimenti evasivi dei lemuri.

    "Chissà, potrei anche pensare di collaudarlo una volta pronto, uh uh uh."

    Fra gli allievi che avrebbero gareggiato, infatti, i piccoli gemelli Hushien e Chen zen si sarebbero di certo fatti coraggio a vicenda ma temeva che il loro compagno di giochi Ikiko non fosse abbastanza sicuro da buttarsi. Non doveva forzarlo: dopotutto, ognuno aveva i propri tempi, solo gli sembrava che Ikiko avesse bisogno di qualche incoraggiamento in più per imparare a lasciarsi finalmente andare. L'ultima cosa che voleva era che il bimbo rimanesse bloccato. Cominciò così a grattarsi il mento, pensando a come sarebbe stato meglio comportarsi, rimanendo imbambolato per qualche minuto nel piazzale.
     
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    Tenzin era emozionato. Andare a far visita al maestro Gyatso non era cosa da poco, si trattava di uno dei più conosciuti nei quattro templi, per questo si era premurato di portargli un regalo: si trattava di un soffietto nuovo, finemente decorato secondo lo stile dei Nomadi e riposto dentro una scatola arancione, chiusa con del nastro giallo.
    Da sopra il suo bisonte l'uomo individuò il nomade e, appena l'animale atterrò, lui scese, raggiungendolo dall'altra parte del piazzale. "Maestro Gyatso, in questi giorni di festa sono venuto a portarvi un regalo. Spero sia di vostro gradimento," disse, consegnandolo all'anziano.

    Io prendo il colore dialoghi da Sheng, dona molto a Tenzin. U.u
    Chiedo scusa se viene un po' OOC.
     
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  3. Silian
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    Il vento freddo del Tempio non lo infastidiva, anzi, gli scompigliava piacevolmente il sottopelo folto e caldo; la lunga coda ad anelli era avvolta intorno al piccolo pinnacolo dove era appollaiato ad osservare gli umani che si affaccendavano attorno a cose che per lui non avevano il minimo senso.
    Che spreco di tempo, quando puoi trascorrere le giornate e mangiare, dormire e giocare.
    Sputò di sotto il nocciolo di prugna che stava finendo di spolpare, e la sua attenzione d'un tratto fu attratta da un odore estraneo.
    Già, perché per quanti fossero lui li conosceva tutti, gli umani del Tempio. Presto individuò l'umano in questione: aveva qualcosa in mano, qualcosa dall'aspetto interessante. Forse era buono da mangiare?
    Era sazio dopo aver terminato il frutto, ma sempre meglio controllare: quando gli umani si affaccendano, ci sono sempre dolci in arrivo.
    Spalancò le ampie membrane e si lanciò verso il basso con la naturalezza di chi lo fa da quando è nato, e mezzo secondo dopo era già atterrato sulla spalla di Tenzin... si era arrampicato sul suo lungo braccio, e gli aveva sottratto l'oggetto in questione -saltando poi via veloce come il vento. Si appollaiò in cima ad un lungo palo che gli umani avevano eretto ed iniziò ad annusare il nuovo tesoro, provando anche a saggiarne la consistenza con i dentini affilati. Forse aveva una buccia dura da rompere?

    Sì, sono autoconclusiva. Io può :P
     
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    Ikki sbuffò sonoramente: "nooooia!" si lamentò, mentre l'ennesimo nomade le sfilò davanti, impegnato nella preparazione della festa. Di gente intenta o intenzionata a festeggiare, tuttavia, non si vedeva nemmeno l'ombra: alcune monache erano impegnate a cucinare solo loro sapevano cosa e non sembravano voler lasciare che nessuno si avvicinasse alle loro preziose ricette, qualcuno era impegnato a montare decorazioni, quanto a lei... "Lemure!" esclamò tutta felice nel vedere un lemure svolazzare sopra alla sua testa per poi atterrare sulla spalla di suo padre e poi rapido lungo il braccio, per sfilargli di mano il prezioso regalo che aveva deciso di portare in dono al Maestro Gyatso. "Aspetta, ci penso io!" esclamò, felice di aver finalmente qualcosa da fare. Il lemure si era appollaiato sulla cima di uno dei due pali che reggevano lo striscione di benvenuto; Ikki prese una lunga rincorsa e, con l'aiuto di un air scooter, si arrampicò sul secondo dei due pali: "Fermo, fermo piccolino! Quello non è buono da mangiare! Perché non provi questo?" suggerì con un ampio sorriso, allungando un frutto viola, delle dimensioni di una noce, verso l'animale.



    Ikki parla arcobaleno perché è Ikki. Lei può.
     
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    Una voce lo riscosse dai suoi pensieri, così si voltò: si aspettava uno dei giovani accoliti ed invece ecco che il degno erede di Aang avanzava verso di lui. Vederlo non poteva non essere una gioia, ma ogni loro incontro era per il monaco un piccolo dispiacere: non appena furono faccia a faccia, gli toccò alzare il capo per incrociare il suo sguardo e fu quello l'attimo in cui il collo non lo ringraziò affatto della cosa. Successivamente, si salutarono com'era loro consono, giungendo le mani e con un piccolo inchino.

    "Maestro Tenzin, vi trovo bene."

    I secondi successivi furono memorabili considerando che accaddero una miriade di cose contemporaneamente: Tenzin aveva deciso inaspettatamente di portargli un regalo che, però non riuscì mai a ricevere; un lemure, infatti, aveva autonomamente deciso che quella scatola dovesse essere il suo regalo e, dietro l'animale, venne una delle figlie di Tenzin a cavallo del proprio air scooter pronta a riappropriarsi del presente. E la festa non era ancora iniziata.

    Strabuzzò gli occhi e scoppiò a ridere: certi imprevisti non facevano altro che metterlo di buonumore. Si girò verso la ragazzina e, seguendola con lo sguardo, notò il lemure.

    "A quanto pare ci siamo fatti un nuovo amico eh? E anche parecchio affamato direi!"
     
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    Il Maestro si sorprese quando la bestiola gli venne addosso, non fece in tempo a fermarlo che questo gli prese il regalo. Lui corrugò la fronte con irritazione, diventando rosso. "Ehi! Torna subito qui!" ordinò al lemure, come se si aspettasse che questi avrebbe obbedito. Cosa che, com'era ovvio, non fece. Tenzin si apprestò a inseguirlo (dove per inseguirlo si intende camminare veloce nella sua direzione), preparandosi a usare il dominio se necessario, ma si fermò nel vedere una delle figlie che lo sorpassava.

    Il nomade sapeva di poter contare nelle capacità dei suoi figli, per questo la lasciò continuare, emettendo un severo "Mh" d'approvazione.
    Lui si sorprese, per la seconda volta quel giorno, quando sentì la risata dell'anziano e alzò un sopracciglio con perplessità. "Basta che non decida che quel regalo va aperto come una noce," borbottò severo, avvicinandosi al palo in questione.
    Nel caso in cui Ikki non fosse riuscita nell'impresa, ci avrebbe pensato lui a riprendersi il regalo.
     
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  7. Silian
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    ... se aveva un guscio duro poteva sbatterlo sul palo come con le noci, e si sarebbe aperto facilmente.
    Afferrò l'oggetto con le zampine nere e lo sollevò a mezz'aria, quando un frutto viola si materializzò misteriosamente davanti al suo naso.
    Ora, era una questioe di minimo sforzo, e massimo rendimento: perché sprecare tempo ed energie ad aprire un qualcosa che *forse* si mangia, se hai già la merenda pronta?
    "Squeeek!" squittì il lemure deliziato, e lasciò cadere senza troppi problemi quel coso duro per filare ad afferrare il succoso premio: acchiappò la bacca e se la pappò in pochi secondi, emettendo piccoli versi di soddisfazione e sporcandosi tutto il muso e le zampe di succo colorato.
    Uhm... già finito? Umana, ne hai ancora?- era la domanda senza parole espressa dai piccoli occhi a scodella dell'animaletto. Allungò il muso peloso verso Ikki, annusando l'aria, per poi decidere che saltarle su una spalla sarebbe stata la cosa migliore: magari aveva qualche altra delizia nascosta nelle tasche. Per cui meglio darsi da fare... e due secondi dopo già cercava di infilare la testa in ciascuna delle aperture del suo abito, anche più di una alla volta.
     
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    Ikki si sporse verso il lemure, aiutandolo ad afferrare la bacca che gli porgeva: fece appena in tempo ad allungare il braccio che l'animale vi atterrò sopra, facendo sparire il frutto più velocemente di come aveva afferrato il regalo tra le mani di papà. "Oooh! Cariiiiiiiino!" esclamò, intenerita, nel vedere quella boccuccia viola e i grandi occhioni che la guardavano speranzosi. "Povero piccolo! Non ti hanno dato da mangiare?" chiese, ma prima che avesse tempo di aggiungere altro l'animaletto la balzò in spalla, per poi cercare di infilarsi in ogni apertuta possibile all'interno del suo abito. La ragazzina ridacchiò divertita: "Aspetta! Aspetta! So dove trovarne ancora! Vieni con me!" esclamò, balzando giù dal palo e usando il dominio per attutire la caduta, per poi correre in direzione delle monache intente nella preparazione dei dolci e piazzarsi di fronte al forno. "Ciao! Mi chiamo Ikki! Cosa state facendo? Usate tutta quella frutta? Posso averne un po' per il mio amico peloso? Quando avete finito può assaggiare anche la torta? Perché dal forno esce odore di bruciato?" chiese a raffica, annusando perplessa. Una delle monache la spinse da parte e subito altre due si affrettarono a raggiungerla, ignorando completamente la ragazzina mentre una nuvola di fumo le investiva. "Oh, beh, chi tace acconsente!" decise Ikki, togliendosi con fare deluso dal forno e indicando al lemure la cesta di frutta, mentre le monache riprendevano ad affaccendarsi. "Non sono sicura di voler assaggiare la vostra torta, comunque!" si sentì in dovere di informare le monache.
     
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    Il monaco disgiunse le mani e, tiratane fuori una dalla manica, la ruotò creando un piccolo turbine: la corrente circolare sollevò il pacchetto in caduta libera, sostenendolo per qualche secondo e poi lasciandolo cadere nella presa di uno sbigottito, per l'assurdità della situazione, Tenzin. Aveva preso troppo dai monaci anziani, nessun dubbio. Mentre il maestro si riprendeva, lo apostrofò scherzosamente:

    "Bene bene, dicevate di avere qualcosa per me, mh?"

    Poi qualcosa gli venne addosso, anche se se lo aspettava: era piccolo, leggero e svolazzante, anche se meno del lemure di poco prima. Dedusse perciò che non poteva trattarsi altri che di Ikiko. Aveva compiuto cinque anni da poco e gli erano ancora permesse alcune cose, tra le quali attaccarsi alle ginocchia di qualcuno come stava facendo in quel momento. L'anziano gli poggiò la mano sul capo e gli chiese socchiudendo gli occhi e a voce bassa:

    "Qualcosa non va, giovane allievo?"

    Il bimbo alzò il capo e lo guardò, mordendosi il labbro inferiore; poi, forse vergognandosi, lasciò andare il monaco e fece due passi indietro. Si accorse solo in quel momento di Tenzin, e restò a fissarlo per un po' prima di incrociare le braccia dietro la schiena e rispondere in crescendo, prima molto mogio poi facendosi coraggio di parola in parola:

    "Maestro ho finito di mettere i festoni e volevo giocare a palla aria con Hushien e gli altri ma loro non mi vogliono! Dicono che mi farei male ma io so stare sui pali meglio di loro, così!" concluse, facendosi rosso in viso. Poi allargò le braccia e piegò la gamba sinistra, sollevandosi con un saltello e rimanendo sospeso a mezz'aria grazie al dominio per qualche secondo. Gyatso sorrise e si avvicinò, battendogli nuovamente la mano sul capo, poi si voltò verso Tenzin facendo un piccolo inchino: "Vogliate scusarmi un attimo."

    Detto questo, i due si diressero verso gli anneriti forni e le monache in subbuglio, che Ikki tartassava di commenti sulla qualità delle loro doti culinarie ma, soprattutto, delle torte! Indicò la ragazzina al bambino, poi la chiamò:

    "Ikki, potresti venire un attimo qui? Vorrei parlarti."
     
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    Ikki sbuffò seccata: non solo le monache sembravano voler custodire gelosamente il segreto di una ricetta che non sembrava nemmeno vagamente commestibile, ma, ancora peggio, non sembravano volerla degnare della minima attenzione! Infastidita da quel comportamento tirò un calcio al cesto di frutta, facendo rotolare a terra alcune mele. Un gruppo di lemuri dell'aria che svolazzava poco lontano se ne accorse e volò giù in picchiata per appropriarsene. La ragazzina sospirò. Se non altro qualcuno sembrava apprezzare quella "festa".

    Fu solo allora che sentì qualcuno chiamare il suo nome e alzò lo sguardo in direzione del Monaco Anziano. Con un balzo, e un piccolo aiuto da parte del suo dominio, superò agilmente il tavolo che la separava dall'uomo, poi lanciò una rapida occhiata al marmocchietto che si trascinava dietro e si piegò in un rispettoso inchino in segno di saluto. "Buongiorno Maestro Gyatso. E' un onore poter essere qui, ma... quando comincerà la festa? Ci saranno le mele caramellate? Possiamo lanciare i fuochi d'artificio da quella torre? E se sì posso farlo io?" chiese, speranzosa. Eppure era quasi certa di conoscere la risposta: i Monaci Anziani avevano il brutto vizio di non approvare mai niente di divertente. "Oh! E loro hanno appena bruciato il dolce, se non riescono a farne uno possiamo andare a comprarlo?" si informò, saltellando con fare impaziente. Di rinunciare alla parte più importante del pasto non se ne parlava di certo!
     
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    L'Anziano si mise nuovamente a ridere sotto i baffi: sì, il piccolo tornado in miniatura era rimasto tal quale a quando Tenzin aveva portato al Tempio i suoi tre figli la prima volta. Ikiko invece, all'inizio restio ed intimidito dalla ragazzina più grande di lui, restò in silenzio ad osservarla per un po'; quando però ella investì il Maestro di domande con quel tono così entusiasta, gli si illuminarono gli occhi: voleva giocare con lei!

    Con le mani dietro la schiena, fece un passo avanti e strinse gli occhi, sfoggiando il sorriso a trentadue denti migliore avesse e, prima che il Maestro potesse dire qualcosa, le rispose:

    "Sì che ci sono le mele caramellate! Ho aiutato anch'io a farle!"

    In realtà il piccolino aveva aiutato gli altri novizi a raccogliere le mele, dimenticando di menzionare come lui e Chen Zen ne avessero mangiata qualcuna di troppo di nascosto. Gyatso, vedendo la spontaneità di Ikiko nei confronti della ragazza, sorrise a sua volta: la decisione che aveva preso si era rivelata corretta.

    "Non preoccuparti del dolce: ce ne sono tanti altri pronti giù nelle cucine, ma di più fanno sempre comodo, no?" disse, facendole l'occhiolino. Poi abbassò le sopracciglia, corrucciò la fronte e arricciò il labbro superiore, spingendo i baffi contro la punta del naso; il giovane monaco capì al volo l'espressione del Maestro e riprese una posizione composta, inchinandosi leggermente.

    "Questa è Ikki, una delle figlie del Maestro Tenzin e nipote dell'Avatar Aang. Ikki, lui è Ikiko, uno degli apprendisti del Tempio che ha da poco imparato ad usare il dominio; e, a questo proposito..." cominciò, alzando un dito, roteandolo mentre parlava in maniera solenne per finire indicando la dominatrice "Vorrei affidarti un compito di vitale importanza che si adatta alle tue capacità: prima dell'inizio della festa, i novizi stavano organizzando un breve incontro di palla aria..." e qui, i due iniziarono a guardarlo incuriositi "Perciò, per il primo round, voi due farete squadra contro Hushien e Chen Zen. Allora, Ikki, posso contare su di te?"
     
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    Mele caramellate. Ikki prese mentalmente nota dell'informazione. Ok. Forse quella festa non era così terribile come era inizialmente sembrata... anche se era chiaro che il monaco non era particolarmente intenzionato a lasciarle accendere i fuochi d'artificio. Il marmocchio, almeno, sembrava essere un po' più sveglio della media, lì. Gli sorrise di rimando, lieta che il Monaco Anziano avesse pensato di mettere da parte una scorta di dolci commestibili "meno male!" sospirò sollevata, per poi accucciarsi all'altezza del marmocchio quando il Maestro fece le presentazioni.

    Osservò l'Anziamo con aria attenta, incuriosita dalle sue parole. Un compito tutto per lei? Lei?! Non per Jinora o per Meelo? Il suo sguardo si illuminò all'istante: "Signorsìssignore!" esclamò la ragazzina, scattando in un bizzarro saluto militare prima di rivolgersi nuovamente al bambino: "Vieni, Ikiko, abbiamo un incontro da vincere. Iiiiiiiiiiiiiih! Ci serve un nome per la nostra squadra! Che ne dici de gli spiriti del vento o... i dragoni dell'aria? No. No! Aspetta! Ci sono! i vendicatori del Tempio!" decise, generando un air scooter e balzandoci sopra "l'ultimo che arriva è una verdura marcia!" esclamò, fiondandosi in direzione del campo di palla aria, che aveva scorto nell'istante esatto in cui erano arrivati.
     
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    Dragoni dell'aria? Vendicatori del Tempio? Ehi, non poteva essere appena arrivata e già decidere tutto! Prima però che Ikiko potesse ribattere, la sua compagna era già filata via su un air scooter. Non poteva permettergli di batterlo e di certo non sarebbe stato lui la verdura marcia!

    "Ehi, così non vale! Ora ti faccio vedere io!" le urlò dietro, accovacciandosi per darsi una spinta e poi correndo più velocemente del solito aiutandosi col dominio. Doveva raggiungerla ad ogni costo o i suoi compagni lo avrebbero preso in giro per aver perso contro la prima che capitava al Tempio! Peccato che la polvere non la fece mangiare ad Ikki quanto alle monache che stavano ancora affannandosi per rimediare ai danni precedenti.

    Il Maestro Gyatso, colpito nel vedere come i due sembravano andare d'accordo, soffiò via la piccola nuvola creata dal novizio e tornò, grattandosi il capo, presso il piazzale dove i lavori continuavano e Tenzin lo aspettava assieme al bisonte rossiccio Oogie. Doveva ancora vedere in cosa effettivamente consisteva la causa di tutto quel pandemonio, il regalo che gli era giunto da Città della Repubblica: sperò solo che non si trattasse di uno di quegli strani aggeggi meccanici che ormai facevano andare in visibilio chiunque, non avrebbe nemmeno saputo cosa farci con un oggetto del genere; non che fosse contrario al progresso, ma al Tempio tutto aveva sempre funzionato a meraviglia e non era mai mancato nulla ai Monaci.
     
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    Fu solo a metà strada che Ikki si rese conto che qualcosa non andava: nessuno spostamento d'aria, nessun grido alle sue spalle... si voltò un istante solo per accorgersi che il marmocchietto era ancora lontano. Non era divertente, vincere così, balzò giù dal suo air scooter e lasciò che la sfera d'aria si dissolvesse. Attese un istante, lasciandogli il tempo di superarla, poi iniziò a correre usando la sua stessa tecnica. Doveva ammettere che, per la sua età, quel fagottino era davvero svelto. Ci sarebbe stato da divertirsi.

    I loro avversari si trovavano già al campo di palla aria e stavano discutendo tra loro con la palla in mano, forse valutando la migliore strategia. Senza perdere tempo Ikki balzò su uno dei pali e vi si sedette, lanciando un'occhiata curiosa ai due sotto di lei: "Ciao! Io mi chiamo Ikki, vengo da Republic City, il maestro Gyatso ci ha chiesto di disputare la prima partita a palla aria, quindi immagino che siamo contro di voi. Possiamo cominciare quando volete... sapete giocare, vero?" si informò, per sicurezza, mentre lanciava un'occhiata in direzione di Ikiko per controllare che non si facesse male nell'arrampicarsi sui pali.
     
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    Il suo ammonimento aveva fatto effetto: si era resa conto di essere partita per prima e lo aveva aspettato. "Ah! Gliel'avevo detto io!". Non si era accorto però che nel mentre erano già arrivati al campo di palla aria: gli altri novizi lo guardavano dall'alto in basso e si sentì nuovamente in soggezione di fronte a loro. Stava quasi per dire alla ragazzina di lasciar perdere e tornare ad aiutare il Maestro, che, voltandosi, non la vide più. Comiciò a guardarsi intorno, prima a destra e poi a sinistra: nulla! Finché non la sentì parlare con quel suo tono di voce così squillante: era già scattata in avanti a stuzzicare i gemelli e salita in cima ai pali prima ancora che se ne fosse accorto! Diamine, gliel'aveva fatta un'altra volta. Saltò fra due pali vicini, alla destra della compagna, aiutandosi col dominio, con un atterraggio un po' precario: stava per cadere quando chiuse gli occhi e inspirò profondamente poco prima di piombare giù. Qualche secondo dopo, espirando, aveva raggiunto di nuovo la posizione verticale e poggiato un piede su un altro palo, recuperando l'equilibrio.

    Poi, incurante di quanto accaduto, incrociò le braccia e disse, spavaldo e cercando di non essere da meno di Ikki: "Già, sapete giocare? Di certo non meglio di me, umpf!"


    Ormai lontano, Gyatso aveva deciso di accompagnare Tenzin nelle cucine, mostrandogli alcuni dei numerosi nuovi infusi che erano stati appena finiti di preparare dalle accolite del Tempio dell'Est: la sala adiacente a quella dove lavoravano gli altri monaci era piena di profumi inebrianti, che vorticavano nell'aria sotto forma di fumose scie alla stregua di pasciuti e soddisfatti lemuri, mentre una delle dominatrici più esperte passava ad elencare i nomi e la varietà delle bevande ai due Maestri.

    Ma quindi continuiamo fissi noi due? Va be' che la settimana si può dire quasi conclusa, ma mi sarebbe piaciuto spaziare un po' di più nel Tempio: con diversi partecipanti sarebbe stato più carino.
     
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