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L'incubo continua Approfittando del fatto che il Firelord era in udienza, feci un giro per il palazzo. Nel piazzale incontrai Rufus. << Rufus! >> Si girò e appena mi vide fece un bel sorriso, poi chiese il permesso per potersi allontanare. << Ciao, Lee. Allora, com’è l’isola di Ember? >> << Fantastica! Così tranquilla… Ti dà la possibilità di riscoprire te stessa. >> << E’ il potere di quell’isola. >> Fece una pausa, poi riprese. << Senti, Lee… Tu sei impegnata? >> “Non dirmi che vuole propormi di uscire…” << No. >> << Allora… Pensavo… Magari un giorno di questi potremmo uscire insieme… Cosa ne pensi? >> Stavo per rispondergli quando sentii la voce del Firelord. << Lee! >> Appena Rufus lo vide, si mise sull’attenti e scappò. Ci credo che avesse paura, aveva uno sguardo… Sembrava che sprizzasse fuoco dagli occhi. << Cosa vi succede? >> Mi afferrò per un polso, lasciandomi i segni, e mi trascinò nella sua stanza. << Mi fai male! Lasciami! >> Mi buttò sul letto, mi montò sopra e mi strappò i vestiti. “E’ impazzito.” << Lasciami! >> << Mi hai detto tutto? >> “Ma cos…” << Di cosa parli? >> << Parla! >> << Ti ho detto tutto! >> << Sei stata promessa! >> “Ma…” << E da dove vi è uscito fuori? >> “Un attimo… Vuoi vedere che… Helios mi ha seguita fin qui?” << E’ qui… Mi ha seguita fin qui… >> << Ci sono cascato, sono stato al tuo gioco. Ora basta. Ti sei divertita abbastanza, alle mie spalle. >> Si alzò e lo vidi liberarsi il sesso: aveva intenzioni di violentarmi? Che fine aveva fatto quell’uomo che sull’isola di Ember mi aveva rispettata? Mi allargò le cosce. << No, aspetta! >> << Hai parlato abbastanza… >> << E’ la verità! Tutto quello che ti ho detto… >> << Mi dici che per te è importante la tua verginità, ma la verità è che devi sposarti… >> “No!” << No! Non è così… >> Mi sentii gli occhi pizzicare e le guance bagnate. << Venne nel mio regno come visitatore; quando se ne andò mi propose di seguirlo, di diventare sua moglie. Gli dissi di no. Dopo qualche mese mi diede un ultimatum: o sarei diventata sua moglie oppure avrebbe dichiarato guerra… >> << Non hai accettato… >> “Come potevo accettare?” Scossi la testa. << Cosa vuoi fare, adesso? >> Mi stava tendendo una mano? << Vi prego, Firelord, aiutatemi… >> A questo punto avrei accettato qualsiasi cosa per salvare il mio regno. Qualsiasi. << Ti aiuterò solo se rimarrai sempre qui a palazzo. >> Praticamente mi stava dicendo che sarei stata la sua concubina. << Come il mio Firelord desidera… >> Mi lasciò sola e uscì dalla stanza. Piansi: avevo salvato il mio regno, ma allo stesso tempo lo avevo perso.
Passai il resto della giornata a prepararmi per quella sera: avrei detto addio alla mia coda, poiché il Firelord mi voleva. Vidi che degli inservienti avevano portato il mio letto nella sua stanza, e Tya era dietro di loro. Rimanemmo sole. << Sarai solo un passatempo per lui. >> << Gelosa? >> << E di cosa? Il Firelord mi ama, è pazzo di me. >> Sorrisi sarcastica. << Così pazzo che è venuto da me non so quante volte.>> << Perché sei bella, questo non posso negarlo. Ma non sei nulla. >> << Cosa te lo farebbe pensare? A quanto pare è il mio letto, quello. >> E indicai il letto che avevano appena portato. << Semplice: aspetto un figlio suo. >> Rimasi a bocca aperta: il Firelord aveva messo incinta Tya? E mi voleva come concubina? Avrei accettato anche questo per il mio regno? Si.
Lasciai cadere la cosa e mi vestii: un vestito di organza, azzurro; le spalline erano formate da strisce di seta azzurra, intrecciate; una cinta di seta azzurra alla vita, i cui lembi erano abbastanza larghi da coprirmi la femminilità; al petto avevo uno spillone a forma di farfalla, le cui ali mi coprivano i seni, iridescenti. Mi sedetti sul letto e aspettai il suo rientro.
Quando entrò si appoggiò alla porta e mi guardò. << Tra una settimana andrai con Sokka e Suki sull’isola di Ember; lì sarai al sicuro. >> Lo guardai e mi alzai: lentamente mi abbassavo la spallina; ma lui si avvicinò e mi fermò. << Non togliermi il privilegio di togliertelo. >> Mi baciò l’angolo della mascella fino ad arrivare alla spalla. Ma io pensavo alla discussione con Tya. << Cos’hai? >> << Nulla. >> << Ti stai offrendo tu. >> “Offrire? Avevo scelta?” << Tuttavia avete dato ordine di portare il mio letto qui. >> << Questo non vuol dire che ti ho fatta rimanere con quell’intento… >> “Ah no?” << Allora smettetela. >> Si fermò e mi guardò. << Cos’hai? >> << Non accetterò mai di essere la vostra concubina, soprattutto dopo… >> Non finii la frase: non riuscivo. Era più forte mi me. << Dopo… Cosa? >> << Tya. >> << Un nome dovrebbe dirmi qualcosa? >> “Fa finta di non capire?” << Mi ha detto che aspetta un figlio da voi. >> All’inizio era allibito, sorpreso; poi la sua espressione mutò, divenendo furiosa. << Cazzo! Questa… Tya! >> “Adesso l’ammazza. A quanto pare non sapeva nulla.” Tya fece il suo ingresso. << Si, mio Firelord. >> Mi guardò in cagnesco e io feci altrettanto: nonostante tutto ci tenevo a Zuko, e non glielo avrei lasciato, neanche se aspettava un bambino. << Quanti mesi? >> << Cosa, mio signore? >> “Fai finta di non capire, oca?” Mi guardò e capì. << Ah… Volevo darvi io stessa la notizia… >> “Ti stai arrampicando sugli specchi. Non sei incinta di lui! Che stronza!” << Tya, dovresti saperlo: i bugiardi non mi piacciono. >> << Non è una bugia, mio signore. >> << Mi costringi a cacciarti, a bandirti dal castello. >> << No, vi prego. Ho bisogno di questo lavoro. >> << Sarai pagata allo stesso modo, ma non servirai più me. Adesso sparisci dalla mia vista. >> Prima di sparire dietro la porta, mi fulminò. “Ti aspetto, oca. Non ho paura di te.” << Perché sei così sicuro che dice una bugia? >> << Perché è impossibile che lo sia. >> “Impossibile? Ma se l’ho visto con i miei occhi tra le sue cosce!” << Vi ho visti io stessa; non credo sia impossibile. >> Mi guardò, mi prese per un polso e mi sbatté ad una parete. << Hai visto l’atto, mentre la scopavo; non hai visto tutto. >> Lo guardai furiosa. “Stronzo!” << Fatto sta che stavate scopando. >> << Vuoi sapere la verità, perché sono così sicuro che menta? >> Non mi mossi, ma quel “gioco” mi stava eccitando parecchio. << Quando dovevo venire lo facevo in altri modi… >> Mi accarezzò il collo, scese al seno, che prese in mano: cercavo di rimanere impassibile, ma quel tocco mi stava eccitando troppo. << Le venivo tra le natiche o in bocca… >> “Fallo anche a me…” Le nostre labbra erano a pochi centimetri e mi baciò. Lo desideravo, desideravo che mi prendesse anche lì, su quella parete: desideravo sentirlo dentro di me, desideravo sentire i suoi gemiti all’orecchio, desideravo sentirmi sua… Ma non volevo essere la sua puttanella. << Lasciami! Non sono una delle tue puttanelle. >> Gli diedi una ginocchiata nel fianco e, appena libera, scappai. Questa volta c’era mancato davvero poco: non credo che al prossimo attacco avrei resistito.
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