Kaang nell'isola di Ember

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    riassunto: Cosa successe tra Katara ed Aang sull'isola di Ember quella settimana?
    Piccolo missing-moment tratto dalla fic [Luna e Sole]
    note: Per chi non avesse letto la fic [Luna e Sole]: contiene spoiler. U.U



    Buona lettura^^



    Katara P.O.V.
    Questa piccola vacanza sull'isola di Ember era proprio quello che ci voleva.
    Da quando Zuko è diventato Firelord, non abbiamo mai avuto l'occasione di andarci tutti insieme; e adesso lui ne approfittava.
    Magari cambiare aria poteva fare bene anche a me ed Aang.
    Siamo sposati da cinque anni, e in questi anni non siamo riusciti ad avere figli: mi chiedevo se fossi io il problema.
    Eppure, nel mio ciclo naturale, andava tutto bene.

    Eravamo appena arrivati che già mi rammaricai che sarebbe stata una sola settimana: l'isola di Ember faceva questo effetto.
    Era così bello è tranquillo, eppure eravamo nel cuore della Nazione del Fuoco.
    Sembrerà strano: ma, anche se adesso è Zuko il Signore del Fuoco, io ancora odio la Nazione.
    Appena toccato terra, Sokka diede spettacolo come suo solito, però decisi di andare in barca con lui, Suki e il mio dolce Aang.
    La sera, fu Zuko a decidere la disposizione delle stanze: Sokka e Suki in una stanza, abbastanza lontano (ma non così tanto); Lee, Toph e Tya in una stanza accanto alla stanza di Zuko (chissà perché); e io ed Aang in un'altra stanza abbastanza lontana.

    Ci ritirammo tutti nelle nostre stanze.
    Io mi stavo spogliando per indossare una piccola sottoveste, regalo di nozze di Zuko (a volte ti faceva vedere quel lato così pervertito che ti faceva venir voglia di cedere sul serio); ma Aang mi bloccò.
    << Lascia... >>
    Una semplice parola, e io capii...

    Aang P.O.V.
    All'inizio odiavo quell'isola, perché aveva fatto avvicinare Zuko e Katara; ma adesso era diverso: sapevo che Zukop non aveva un "vero" interesse per lei, e che lei non amava Zuko, bensì me.
    Però Katara aveva ragione: cambiare aria ci avrebbe fatto bene.
    Nonostante fossimo sposati da cinque anni, non riuscivo a darle nessun bambino, e la cosa mi mandava in bestia.

    La prima sera (e le sere a venire), decisi che l'avrei amata in ogni modo possibile.
    Così quando entrammo in stanza e la vidi spogliarsi per indossare la sottoveste regalatale da Zuko (disse che in fondo, era un regalo per entrambi, e aveva ragione), la fermai.
    Quella sottoveste metteva in risalto le sue curve, morbide; Zuko aveva ragione: le donava da morire, nonostante non l'avesse mai vista, e poi era un vero toccasana per gli occhi.
    << Lascia... >>
    Una sola parola e capì. Non servivano tante parole tra noi, ci capivamo subito, e lei aveva capito che volevo fare l'amore.
    Le accarezzai il corpo nudo, godendo di ogni curva morbida, vellutata, facendola fremere per il mio tocco. Le baciai la pelle, godendo del suo sapore. Le stuzzicai tutti i suoi punti erogeni, con carezze e baci: il collo, la nuca, i seni, i fianchi, l'interno coscia e la sua intimità. Le infilai due dita dentro, per saggiare il suo livello di eccitazione: ed era davvero eccitata. Mi aprì le gambe con fare invitante e io entrai, dolce e cauto. Quando ero io sopra di lei, cercavo di essere il più dolce possibile, essendo l'Avatar avrei potuto farle male.
    Ma lei ribaltava sempre la situazione.
    Mi fece stendere e si posizionò su di me: così potei vedere i suoi seni danzare al suo ritmo serrato, i suoi fianchi allungarsi e dimenarsi ad ogni spinta, le sue mani nascondersi tra i capelli mentre li alzava...
    Erano cinque anni che vedevo questa scena, ma ogni volta era sempre come la prima: mi eccitava da morire.
    Non resistetti a lungo e venni, insieme a lei: esplodemmo come non mai.
    Katara si accasciò sul mio petto. << Ti amo, Aang. >>
    << Anche se non riusciamo ad avere figli? >>
    Si alzò per guardarmi negli occhi. << Odio dirlo, ma... I figli non sono tutto. Io ho te e tu me; questo può bastarci. Se i figli verranno, saranno la ciliegina sulla torta alla nostra felicità. >>
    Le accarezzai la guancia. << Ti amo, Katara... >> E la baciai.
    Dentro di me sentivo che questa volta, avevamo fatto centro.
     
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