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La mia vita sta andando a rotoli Zaho P.O.V. E così mi ritrovo in un epoca lontana. E apprendo che il signore del fuoco Ozai è caduto per mano dell’Avatar, che quel moccioso, Zuko, divenne signore del fuoco, amato tanto da fargli una statua. Ma adesso ci sono io e lui no. In un’epoca dove i vari domini sono andati persi, ma a quanto pare il mio dominio no. In un’epoca dove le donne hanno ruoli importanti. In un’epoca dove sono tutti deboli e posso comandarli con il pugno di ferro.
<< Salve. >> Un uomo è entrato nella stanza: basso, tarchiato. << Cosa vuoi? >> Sorrise. << Io sono il professor Smith, colui che ti ha riportato tra noi. Colui al quale devi obbedienza. >> Lo afferrai per il collo. << Io non prendo ordini da nessuno. >> Lessi la paura nei suoi occhi e me la gustai. << Adesso rispondi alle mie domande. Cosa ci faccio qui? >> << Sei qui per dare una lezione al Firelord Zuko. >> << E’ anche lui qui? >> << Si. Ma ha un punto debole. >> << Parla. >> << Una donna. >> Sorrisi e strinsi. << Aspett… >> Allentai un po’. << Io posso aiutarti, ma risparmiami la vita. >> << Professore, è qui? >> Conoscevo questa voce, ma la riconobbi solo quando aprì la porta ed entrò: lunghi capelli neri dai riflessi blu e ciocche fucsia, occhi blu e un bel fisico. << Signorina Selene… >> L’occhiataccia che mi regalò, mi intrigò parecchio: aveva fegato da vendere la ragazzina. << Sono venuta a dirle che da domani non vengo. >> << Giusto i preparativi per il matrimonio. >> << Esatto. Arrivederci, professore. >> << Arrivederci, signorina. >> << Donna! >> Si fermò, ma vidi che stringeva i pugni. << Rimani. >> Mi rivolsi al mio nuovo “amico”. << Noi ci vediamo domani. >> << S-si… >> Appena libero scappò. Lei fece per imboccare la porta, ma la fermai. << Ho bisogno di una donna. >> << Esci. Ne troverai a bizzeffe. >> L’afferrai. << Ma io voglio te. >> Le aprii il camice e rimasi sorpreso: che razza di indumenti aveva? Vidi la sua mano alzarsi per darmi uno schiaffo e la bloccai. << Non ci provare. >> Afferrai quella specie di gabbia e la tirai giù violentemente, così feci con il pezzo di stoffa che la copriva tra le gambe. << Lasciami! Maledetto maiale! >> Le misi una mano sulla bocca. << Non mi piace sentire le ragazze piangere mentre le scopo. >> Le palpai il seno voluminoso e sodo. Ma lei doveva graffiarmi e farmi incazzare; così le strappai quel velo che le copriva la gamba destra e le legai i polsi. << Lasciami! >> Le alzai le gambe, pronto a prenderla e vidi le lacrime affacciarsi. << Zuko… >> Mi bloccai. << Lo conosci… >> Poi capii. << Sei tu la sua debolezza. La sua donna. >> Scoppiai a ridere. << Allora sarà un vero piacere prenderti prima del tuo matrimonio. >> Mi stavo avventando sulla ragazza, quando qualcuno mi fece volare dall’altro lato della stanza. Tossii sangue e mi alzai: Zuko. Non più un ragazzino, ma un uomo; negli occhi aveva la stessa furia omicida di Ozai; suo degno figlio. << Sei la sua copia sputata. >> << Sono pur sempre suo figlio. >> La ragazza si rannicchiò contro la sua schiena, coprendosi; lui si tolse quella specie di kimono e glielo porse. << Grazie… >> Un flebile, eccitante, sussurro. << E così hai trovato la tua donna. >> << Tieni le tue luride zampe giù da lei. >> Sorrisi: finalmente era un degno avversario. << Finalmente. E adesso non c’è neanche Iroh, che può frenarti. Sarà un scontro interessante. >> << Sta lontano da lei, e non ci sarà nessuno scontro. >> << Sai che non lo farò mai. Soprattutto adesso che conosco la tua più grande debolezza. >> La spinse via ed uscì. << Sei stato avvertito, Zaho. >> Mi sarei divertito parecchio.
Zuko P.O.V. Qualche giorno dopo andai alla CL, dovevo accertarmi che lui fosse davvero tra noi. E arrivato lì sentii la voce della mia gattina: quel porco le stava mettendo le mani addosso. Corsi fino a raggiungere la stanza e la trovai con i polsi legati e quel porco che stava per prenderla. Non ci vidi più: la voglia di incenerirlo era forte, ma avrei fatto saltare in aria il palazzo, quindi mi calmai. Se quello si può chiamare “calma”.
La portai fuori, all’hotel dove abitavo. << Per favore, datemi un’altra stanza. >> << Certo, Firelord. >> Portai Selene in quella stanza. << Perché sei venuto… >> << Non potevo lasciare che Zaho ti facesse del male. >> << Gli hai fatto capire che sono importante per te. >> << Lo sei, Selene. >> << Mi faccio un bagno caldo. >> << Si, ti farò portare dei vestiti. >> Seguii la sua figura fino a quando non sparì dietro la porta del bagno. “Se la tocchi di nuovo , me la pagherai davvero cara, Zaho.” Questo era l’ultimo scontro, quello che non c’era mai stato tra noi.
Selene P.O.V. Quando vidi la schiena muscolosa di Zuko mi risollevai: avevo avuto davvero paura. Per la prima volta in vita mia. Quell’uomo era spaventoso. Mi rannicchiai contro la sua schiena, assaporando il, dolce e familiare, calore che emanava. Si tolse la camicia e me la passò, così potevo coprirmi da quegli occhi orribili.
Mi portò nell’hotel dove alloggiava e mi fece prendere una stanza: gli ero grata, e volevo saltargli al collo, ma lui stava per sposarsi, proprio come me. Così andai a fare un bagno caldo.
Nella vasca l’acqua calda mi cullava, calmandomi. << Perché ho chiamato lui? In fondo sto per sposare Alan… >> Non era stato lui a fargli capire che ero la sua debolezza, ma io: sussurrando il nome di Zuko glielo avevo fatto capire… Speravo che venisse a salvarmi, che mi stringesse tra le sue braccia possenti, che mi baciasse… Sussurrai il suo nome con puro terrore, terrore di quello che avrebbe potuto farmi. Sentii bussare alla porta. << Avanti. >> Entrò. << Sono venuto a portarti le asciugamani. >> Fece per uscire, ma lo bloccai. << Vuoi fare il bagno con me? >> Non si girò, ma capii che doveva costargli un grosso sforzo. << Lo hai detto tu, tra noi è finita. Se entro in quella vasca… >> << Lascerò Alan… >> Si girò a guardarmi: non speravo che lui lasciasse la principessa della Terra; ma io non potevo stare più con Alan se pensavo a lui. << Lo fai per…? >> << Anche per te. Ma non pretendo nulla, in fondo sei il Firelord… >> Si grattò il mento. << Credimi: ho voglia di prenderti, tanta voglia; ma è meglio se stiamo lontani. Non voglio metterti in pericolo… >> Cominciai a singhiozzare. << Selene… E’ meglio per entrambi… >> << Lo capisco… Adesso, per favore… Lasciami sola… >> Uscì e io cominciai a piangere come una bambina disperata: la mia vita stava andando a rotoli…
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