Passato nel futuro

Rating M Erotico

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    dominatore mediocre

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    completa: Si
    partecipazione: Riservata=MissSchiffer
    personaggi: Zuko e qualche personaggio nuovo (diciamo che di conosciuti c'è solo lui, mentre gli altri vengono nominati XD)
    pairing: E chi lo sa XD
    riassunto: La nostra protagonista, Selene, vive nel 3000 e lavora presso la CL (Cryogenic Life). Nel suo futuro non esistono più il regno della terra, i nomadi e così via; ma le nazioni: del fuoco, della terra, dell'aria, dell'acqua e la neutra. Lei vive nella capitale della Neutra: Republic City. Ama la storia della Nazione del Fuoco e ammira l'ultimo Firelord, Zuko.
    note: L'avevo classificata come Crossover, ma in realtà è il mondo di Avatar in un futuro MOLTO remoto U.U Anche qui, pubblicherò i capitoli in contemporanea con EFP^^ (Sempre se la storia piace**)



    Buona lettura^O^



    Prologo:
    Mi chiamo Selene, figlia di un operaio e di una casalinga; sono la seconda di quattro figlie. I miei capelli sono neri, dai riflessi blu, con ciocche fucsia (niente tinta, sono così di naturale); le mie labbra carnose e rosse (e non per effetto di rossetto); sono alta 1,65 cm, formosa ma piccolina; la particolarità sono i miei occhi: blu come l'oceano, con un filo intorno alle pupille verde acqua. Occhi che non si sono mai visti in giro.
    Sono una tirocinante presso la CL (Cryogenic Life); finalmente mi hanno affidato degli studi da sola, senza professori: ho fatto esperimenti su vari animali, tutti riusciti. Naturalmente tutti gli animali sono vivi e in perfetta salute presso le loro famiglie adottive.
    La CL si trova al centro di Republic City, nella Nazione Neutra. Ci vivo, ma non l'ho mai visitata.
    Io vengo dalla Nazione dell'Acqua. Appena finiti gli studi sono scappata, e sono venuta a studiare qui. Il mio sogno? poter parlare con i grandi del passato.
    Ho 22 anni, e sono fidanzata da tre anni con Alan: un giocatore di Rugby della Nazione della Terra, un asso della squadra. Viviamo insieme nel nostro loft a pochi passi dalla CL. E quando avrò abbandonato il titolo di studentessa per diventare "professoressa", ci sposeremo.
    La mia vita trascorre tranquilla, anche troppo. E adesso devo occuparmi di un nuovo progetto, per cui devo andare dal professor Smith (un vecchio maniaco, con lo sguardo fisso sulla mia scollatura) per sapere di cosa si tratta.

    Inutile dire che sono una ragazza strana: solare, ma aggressiva. Non solo nel modo di fare, ma anche nel vestire. Adoro l'initmo sexy, per questo indosso sempre: una guepierè, reggicalze, autoreggenti e una paio di slip sopra i reggicalze. Anche sotto il camice.

    Edited by MißHookSeleneZuko - 5/2/2015, 23:31
     
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    Metto il primo capitolo, poi, se la storia può interessare o interessa, continuo


    Una giornata tipica
    E' mattina, apro gli occhi e guardo la sveglia: mancano cinque minuti prima che suoni, come ogni mattina; la spengo prima di svegliare il colosso al mio fianco. Mi alzo e vado in bagno: una doccia prima di tutto.
    Mi metto sotto il getto dell'acqua e ci sto per ben venti minuti prima di uscire; ancora gocciolante mi dirigo davanti allo specchio: le mie curve sono al punto giusto; le cosce ben tornite; i seni sodi, la mia terza si manteneva da sola, e ne andavo fiera. Mi stavo esaminando, quando vidi due mani enormi, poggiarsi sui miei seni.
    << Stai lontano, mi sono appena lavata e tu sei sporco. >> Si era svegliato, come ogni mattina, con l'alzabandiera.
    << Allora facciamo un'altra doccia insieme. >> Non ebbi il tempo di protestare che ero già sotto la doccia con lui. Mi stuzzicò un po' il clitoride, poi mi girò: avevo la faccia contro le mattonelle, quella era la posizione migliore per fare sesso in doccia. Mi allargò le gambe e mi penetrò.
    Lo amavo, ma non riusciva a darmi quello che volevo (che neanche io sapevo cos'era); venne nel giro di cinque minuti. Lo lasciai sotto la doccia e andai ad asciugarmi e a vestirmi.
    Preparai sul letto tutti gli indumenti: autoreggenti color carne, guepiere viola con reggicalze incorporate, slip viola, camicetta lilla e gonna tubino nera. Indossai un paio di scarpe col tacco, presi la borsa, andai in cucina a bare latte e cacao, presi le chiavi ed uscii. << Ci vediamo stasera, Alan! >>

    Andai a piedi fino alla CL, in fondo era a soli 15 minuti. Il palazzo era moderno, tutto in vetro; all'interno c'era l'aria condizionata. I piani superiori ospitavano le stanze dei pazienti e gli uffici, ai piani inferiori c'erano i laboratori.
    << Salve, Selene. Oggi è una bella giornata, vero? >>
    << Si, signorina Ana. Buona giornata. >> Le sorrisi. Ana, eterna segretaria-addetta all'accoglienza: aveva all'incirca un centinaio di anni (scherzo), ma era abbastanza anziana, dolce, presumorosa e simpatica.
    Mi diressi agli spogliatoi, mi spogliai di gonna, camicia e scarpe e indossai il camice, che mi arrivava a metà coscia. Prima di andare ai laboratori dovevo andare dal professor Smith, così mi diressi al suo ufficio. Bussai alla porta.
    << Avanti. >> Entrai. << Oh, è lei, signorina Selene. >> Ed ecco quello sguardo da essere viscido. Non vedevo l'ora di diventare professoressa e dargli la lezione che si meritava.
    << Mi avevate chiamata. >>
    << La prego si sieda. >> Lo sapevo, come al solito sperava che gli facessi vedere al di sotto del camice; così mi sedetti e accavallai le gambe, senza dargli adito di vedere nulla.
    << Di cosa dovevate parlarmi? >>
    << Vorrei affidarti un incarico, che non dovrà sapere nessuno. >> Aguzzai le orecchie. << Sono a conoscenza dei tuoi "esperimenti". >> Si riferiva al fatto che ho provato a riportare in vita alcuni animali: ero partita con animali morti dopo pochi minuti, fino ad arrivare ad un massimo di un mese. << Dovreste portare in vita qualcuno. >> Da un lato mi si illuminarono gli occhi, dall'altro caddi nell'angoscia.
    << Professore, come sapete sono arrivata ad un massimo di un mese... >>
    << Non si preoccupi, lei si occuperà del risveglio. Seguirà la persona risvegliata a capire come funziona il nostro tempo. >>
    << Insomma dovrò monitorarlo e fargli da balia? >>
    << Se la sente? >> Ci pensai un po'. << Prenda una decisione, dopo pranzo mi darà una risposta. >>
    << La ringrazio professore, buona giornata e buon lavoro. >>
    Uscii dalla stanza frastornata: era un incarico importante che mi si stava affidando.

    Al laboratorio continuai i miei esperimenti fino all'ora di pranzo, dove la passai in mensa. Nella mensa c'era un televisore gigante, sempre puntato sul telegiornale; la guardavo, ma con aria assente, per questo quasi mi strozzai quando vidi la notizia: avevano trovato i sepolcri della famiglia reale della Nazione del Fuoco, da Sozin ad Azula.
    << Vedo che la notizia ti ha proprio presa. >>
    Saltai letteralmente dalla sedia: era la mia migliore amica, dai tempi delle superiori, Karla. << Ero sovrapensiero. >>
    << Ti vedo delusa. Questo perché non hanno dato la notizia di avere trovato la tomba del Firelord Zuko? >>
    << La smetterai un giorno di prendermi in giro? >> Rise di gusto. << Lo sai, penso che abbia fatto molto. Altrimenti non ci sarebbe la sua statua, non credi? >>
    << Come vuoi. Ma vedi... >> Mi si avvicinò. << Il Firelord è qui a Republic City. >> La guardai scioccata: la tomba era a pochi passi dalla CL? << Lo sapevo! Non hai mai visitato Republic City! Dobbiamo rimediare. Appena finito il turno ti porto alla sua tomba. >>

    Dopo pranzo ritornai dal viscido... Ehm... Dal professor Smith e gli dissi che sarei stata onorata del compito affidatomi. Poi nel tardo pomeriggio seguii Karla fino alla tomba del Firelord.
    << Vedi, siccome Aang e Zuko hanno fatto tanto per questa città, li hanno messi insieme. >> I corpi degli altri Avatar erano tutti in un cimitero, nella Nazione Neutra, fatto apposta per loro. << Selene, ti presento l'Avatar Aang e il suo migliore amico, il Firelord Zuko. >> Fece il gesto teatrale del "godetevi lo spettacolo" ed io entrai.
    Il primo corpo che vedevo era quello dell'Avatar: aveva poche rughe, infatti morì abbastanza giovane; un po' di barba, ma la cosa strana erano i capelli. Non ne aveva! Com'era possibile? Dopo la morte i capelli continuano a crescere per un bel po'. Feci il giro intorno alla tomba di Aang, fino a trovarmi di fronte la teca del Firelord.
    Mi si fermò il respiro. Nonostante fosse un uomo anziano era davvero bello: aveva poche rughe, nonostante fosse morto in veneranda età, come la barba; la cicatrice sul volto; un'espressione così seria e austera; le mani incrociate sullo sterno. Mi sarebbe piaciuto poter parlare con lui.
    << Selene, dobbiamo andare. >> Anuii, ma prima di uscire mi inchinai di fronte al Firelord, ripromettendomi di venire più spesso, poi mi inchinai anche davanti all'Avatar, in segno di rispetto. << Cosa ne dici di andare fuori? Oppure Alan ti vuole per sé? >>
    << Alan è agli allenamenti. >> Ogni volta che andavo a casa, Alan non c'era, e ogni volta finiva che mi addormentavo e non lo sentivo arrivare. << Andiamo a mangiare fuori. >>

    Ci sedemmo in un piccolo ristorante, e parlammo del più e del meno. Karla: aveva avuto tanti uomini, ma nessun'anima gemella; anche lei scappò con me. Eravamo sulla stessa lunghezza d'onda.
    << Sai, da quando non siamo più nella Nazione del'Acqua dei cambiata. >>
    << In cosa? >> La guardai perplessa.
    << Sei più femminile, più sexy. Se fossi un uomo ti scoperei. >>
    Ridemmo. << Sei la solita, Karla! >>
    Ci lasciammo, augurandoci la buona notte e ognuno a casa sua.

    Entrai a casa. << Bentornata, tesoro! >> Alan? A casa?
    << Cosa ci fai qui? >>
    << Oggi gli allenamenti sono finiti prima. >> Mi baciò. << Tutto bene? Cosa mangi? >>
    << Scusa, non pensavo che saresti tornato, così ho mangiato fuori con Karla. >>
    << Un giorno faremo una cosa a tre con Karla, vero? Mi eccita immaginarvi baciarvi, leccarvi, toccarvi... >>
    << Ho afferrato il concetto. Scusa Alan, adesso vado a dormire. Da domani sarò impegnata con un progetto importante. >>
    << Quello decisivo? >>
    Gli risposi dalla stanza da letto. << Direi proprio di si! Buonanotte! >>
    Mi spogliai completamente e andai a letto. L'indomani avrei mosso il primo passo per diventare professoressa.

    Edited by MissSchiffer - 28/7/2014, 14:15
     
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    Tardita
    La mattina dopo, la solita routine: sveglia prima della sveglia, doccia, sveltina con Alan, vestiti, latte e cacao, borsa, chiavi e alla CL. Ma oggi cominciava il mio lavoro: potevo dire già di non essere più una stundessa tirocinante.
    Arrivai alla CL, salutai Ana, negli spogliatoi salutai Karla, poi andai dal viscido... Ehm, dal professor Smith. << La stanza è la numero 100, eccoti le chiavi. Buon lavoro. >> Il tutto detto con lo sguardo perso nella mia scollatura.
    Presi le chiavi e mi diressi alla camera.

    Era la camera di lusso: la più grande di tutte. Entrai e vi trovai la capsula, con dentro la persona; allora capii. "Maledetto porco! Ha usato i miei esperimenti! Ha già riportato in vita questo, io dovrò solo fare il lavoro di discriogenarlo (NdA:? Si dice così?). Però con questo potrò comunque dire addio al titolo si studentessa."
    Non sapevo chi ci fosse nella capsula, visto che era chiusa ermeticamente ed aprirla era, oltre che impossibile, sconsigliabile: impossibile perché aveva una serratura che andava a tempo, un mese e si sarebbe aperta da sola; sconsigliabile perché avrei messo a repentaglio la vita della persona al suo interno.
    Cominciai a portare dentro tutti i macchinari necessari per monitorare la persona, ma era una procedura lunga: ero da sola, e i macchinari pesavano, così portavo un macchinario al giorno e controllavo che funzionasse, poi mi chiudevo in laboratorio.
    Finita la giornata andavo a far visita alla tomba dell'Avatar e del Firelord; fu grande la mia sorpresa quando scoprii che il Firelord non c'era più; ma nonostante tutto andai comunque ogni giorno a far visita all'Avatar, che anche aveva fatto molto per la città.
    Per tutto il mese la mia vita proseguì così, sempre uguale.
    Quando arrivo la mattina decisiva.

    Mi svegliai 15 minuti prima della sveglia, la spensi e andai a fare la doccia; stranamente quella mattina non venni raggiunta da Alan per la solita sveltina; ritornai in camera e lo trovai che stava ancora dormendo.
    "Strano..." Lasciai perdere, forse era stanco; presi i vestiti che avrei indossato quel giorno: guepiere di raso rosso coperto di merletto nero, autoreggenti nere con la fascia di merletto nero, reggicalze nero, un paio di slip, che mettavano in risalto i miei glutei, di raso rosso coperto da merletto nero, gonna tubino nera e camicetta rossa.
    La sveglia di Alan suonò, e notai che era l'ora in cui di solito stavo sotto il getto dell'acqua e non potevo sentire nulla. "Quindi ogni mattina mette la sveglia." Mi nascosi e vidi cosa voleva fare.
    Andò in bagno e lo sentii dire. << Ma come...? >> Ne uscì. << Sei già vestita? >>
    << Si, stamattina mi sono svegliata molto presto e ne ho approifittato. >>
    << E io? >>
    Mi si avvicinò con quell'intento, e io lo allontanai. << Mi farai fare tardi. >>
    << Ma se hai detto che ti sei svegliata in anticipo... >>
    << Lo so, ma può darsi che il mio progetto sia già sveglio. >> Mi guardò interrogativamente. << Non posso dirti di più. >> Bevvi il mio latte e cacao, presi la borsa e le chiavi, indossai le scarpe col tacco di 10 centimetri, e mi avviai all'uscita. << A stasera! >>
    << Hey! Mi lasci così? >>
    Mi avvicinai a lui, lo baciai e gli accarezzai il pene. << Puoi pensare da solo ad allevviare la tua bandiera... >> E uscii.

    << Buongiorno, signorina Selene. Oggi la vedo radiosa. >>
    << Buongiorno, signorina Ana. Si, oggi sono più felice del solito. >>
    Andai agli spogliatoi tolsi gonna e camicia e infilai il camice, senza togliere le scarpe col tacco, poi mi diressi alla stanza 100; ma durante il tragitto notai che tutto il genere maschile, che lavorasse o meno alla CL, mi guardava soddisfatto, soprattutto le gambe; così andai a vedermi ad uno specchio: da sotto il camice si vedeva il merletto nero della fascia delle autoreggenti. Pensavo fosse qualche altra cosa.
    Mi sistemai e andai alla stanza.

    Ero davanti alla stanza 100, bussai, ma dopo cinque minuti che non ottenni nessuna risposta entrai. "Possibile che non si sia ancora svegliata?" Una volta entrata vidi la stanza vuota e la capsula vuota e aperta. "Oddio, che fine ha fatto?"
    Dopo poco sentii la porta sbattere: qualcuno l'aveva chiusa.

    Il Firelord è tornato
    Mi girai come se fossi in un film horror di serie B. Era un uomo, all’incirca sui 26 anni: alto, robusto, muscoloso… Eccitato. Alzai la testa per guardarlo in viso: un piccolo pizzetto nero, capelli lunghi fin sotto le spalle neri, due ambre perfette al posto degli occhi e una vistosa ustione sul lato sinistro del volto.
    Mi portai le mani alla bocca: avevano risvegliato il Firelord Zuko. << Voi… >>
    Sul viso un sorriso pieno di malizia. Aveva la mano poggiata sulla porta, che pian piano scese a chiuderla a chiave. << Dove mi trovo? >>
    Dovetti deglutire più volte. << Alla CL. >> Alzò un sopracciglio. << Scusi. Alla Cryogenic Life, nella città di Republic City. >>
    << Republic City? >>
    << Può sembrare strano ma siamo nel 3000, quindi troverete tutto diverso. >>
    Ero con le spalle contro la capsula, incapace di muovere un solo muscolo, completamente affascinata dall’uomo che mi era davanti. Mi si avvicinò, il mio respiro cominciò ad affannarsi, mi accarezzò la guancia sinistra, poi scese lungo il collo, fino ad incontrare il primo bottone del camice: lo sbottonò completamente, lasciandomi seminuda, e scrutandomi. Gli piaceva ciò che vedeva, perché lo vidi indurirsi ancora di più; a quel punto mi bagnai, ero completamente fradicia, lo sentivo.
    “Neanche a farlo apposta, ho messo il completo più sexy che possiedo…”
    Mi slacciò la guepiere, spogliando i miei seni: li guardò, poi cominciò ad accarezzarli dolcemente, passò il pollice destro sul capezzolo sinistro, che emerse immediatamente. Lui sorrise soddisfatto; si chinò sul mio seno: cominciò a baciarlo delicatamente, poi con la lingua fece movimenti circolari attorno al capezzolo, le mie mani corsero ad intrecciarsi ai suoi capelli, lo sentii succhiarmi il capezzolo mandandomi in estasi; mi abbassò gli slip, mi accarezzò il clitoride, mi infilò due dita dentro e in contemporanea mi mordicchiò il capezzolo. Non riuscii a trattenere il grido.
    Si staccò, sfilando le dita e leccandosele; mi portò al letto, mi ci fece stendere, lasciando fuori il fondoschiena, mi divaricò le gambe e mi penetrò: entrò dentro con un solo colpo, secco e duro; trattenni il respiro; lui cominciò a muoversi, frenetico, con foga, con forza, come un animale selvaggio tra le mie gambe. Il ritmo serrato mi portò a più di un orgasmo: dopo 3 anni avevo ciò che volevo; un uomo tra le cosce in grado di soddisfarmi a pieno.
    Dopo un’oretta, in cui mi aveva presa in tutte le posizioni possibili, venne anche lui.
    Avevo fatto sesso con il Firelord Zuko.

    Zuko P.O.V.
    Mi svegliai: ero rinchiuso in una strana stanza. “Non ero morto?” Aprii la porta e mi trovai in un’altra stanza, più grande. Vidi una porta e vi entrai; appena aperta la porta mi ritrovai di fronte il mio riflesso: i miei capelli, così come il mio pizzetto, erano neri; le rughe scomparse. “Sono ringiovanito?”
    Capii che qualcosa non andava. Sentii bussare alla porta, poco dopo vidi entrare una ragazza, una gran bella ragazza, che si avvicinò a quella che sembrava una cella. Di soppiatto mi avvicinai alla porta e la chiusi, facendola sbattere.
    Si girò lentamente: lunghi capelli neri dai riflessi blu e ciocche fucsia, gambe tornite, labbra carnose e rosse, occhi magnetici blu oceano e un filo verde acqua intorno alle pupille. Mi squadrò; poi si portò le mani alla bocca. << Voi… >>
    “A quanto pare mi conosce.” Le sorrisi con malizia: era bella, troppo. Con la mano che avevo poggiato alla porta la chiusi a chiave. “In trappola.” << Dove mi trovo? >>
    La vidi deglutire più volte. << Alla CL. >> Alzai un sopracciglio. << Scusi. Alla Cryogenic Life, nella città di Republic City. >>
    “Quella Republic City?” << Republic City? >>
    << Può sembrare strano ma siamo nel 3000, quindi troverete tutto diverso. >>
    Era con le spalle contro la cella, incapace di muovere un solo muscolo, completamente affascinata da me. Mi avvicinai, il suo respiro cominciò ad affannarsi, le accarezzai la guancia sinistra, poi scesi lungo il collo, fino ad incontrare il primo bottone del camice: lo sbottonai completamente, lasciandola seminuda, e scrutandola. Mi piaceva ciò che vedevo, perché mi sentii indurire ancora di più.
    Le slacciai quella specie di gabbia che intrappolava i suoi seni, scoprendoli: li guardai, poi cominciai ad accarezzarli dolcemente, passai il pollice destro sul capezzolo sinistro, che emerse immediatamente. Sorrisi soddisfatto; mi chinai sul suo seno: cominciai a baciarlo delicatamente, poi con la lingua feci movimenti circolari attorno al capezzolo, le sue mani corsero ad intrecciarsi ai miei capelli, le succhiai il capezzolo mandandola in estasi; le abbassai il pezzo di stoffa che copriva la sua dolce caverna, le accarezzai il clitoride, le infilai due dita dentro e in contemporanea le mordicchiai il capezzolo. Non riuscì a trattenere il grido.
    Mi staccai, sfilando le dita e leccandomele; la portai al letto, la feci stendere, lasciando fuori il fondoschiena, le divaricai le gambe e la penetrai: entrai dentro con un solo colpo, secco e duro; trattenne il respiro; cominciai a muovermi, frenetico, con foga, con forza, come un animale selvaggio tra le sue gambe. Il ritmo serrato la portò a più di un orgasmo.
    Dopo un’oretta, in cui l’avevo presa in tutte le posizioni possibili, venni anche io.
    “Un’amante perfetta.”

    Esami
    Zuko P.O.V.
    Dopo aver finito la guardai: era bellissima, lì completamente nuda sul letto con le gambe ancora divaricate.
    Mi sentii girare la testa, la nausea montare e la vista appannarsi, poi vidi il pavimento avvicinarsi pericolosamente.

    Selene P.O.V.
    Lo vidi crollare a terra e mi spaventai. Dovevo metterlo sul letto e approfittare della situazione per fargli tutte le analisi e visite.
    Provai ad alzarlo, ma pesava il triplo di me, così pensai di farlo rinvenire.
    Presi la fiala degli odori e mi avvicinai a lui, solo dopo mi resi conto di essere ancora nuda. Così mi vestii e gli avvicinai la fiala al naso.
    Rinvenne e lo aiutai a mettersi a letto. Mi seguì senza protestare, e approfittando del fatto che fosse ancora stordito, gli preparai la siringa con la morfina.
    << Cosa stai facendo? >>
    << Questa è morfina: la dose che ti somministrerò basterà per quello che devo fare, farai un bel sonno tranquillo, Firelord. >>
    Sorrise: pieno di malizia, che mi venne voglia di cavalcarlo. << Un nuovo gioco? >>
    Gli sorrisi a mia volta con malizia. << Mi piace che le mie prede siano coscienti. >> Gli somministrai la morfina. << Buonanotte, Firelord. >>

    Accertatami che la morfina avesse fatto il suo dovere, presi due paia di manette e lo legai al letto; poi cominciai a visitarlo: gli feci qualche prelievo di sangue, auscultai il petto e il ventre, gli feci radiografie, ecografie, gli misurai la pressione sanguigna, gli feci un elettrocardiogramma. Insomma, mi diedi da fare.

    Misi l’ultima fialetta di sangue ad analizzare, e mi avvicinai a lui nell’attesa.
    “E’ davvero un bell’uomo.” Per molte donne quella cicatrice sarebbe stato solo uno scempio, per me era diverso: quella cicatrice gli conferiva un’aria da uomo, senza avrebbe avuto un viso troppo delicato, troppo effeminato per i muscoli che si portava dietro. I muscoli… Gli passai una mano sui pettorali. “Sono veramente sodi…” Mi morsi il labbro inferiore. La mano scese fino ad incontrare la cicatrice sullo stomaco. Due cicatrici così grandi: quella al volto procuratagli dal padre in uno scontro ad Agni Kai, all’età di 13 anni; quella allo stomaco procuratagli dalla sorella nell’ultimo scontro ad Agni Kai, se la procurò per proteggere quella che poi divenne la moglie dell’Avatar Aang, suo migliore amico.
    Vidi l’effetto che aveva avuto questa lunga e lenta carezza e capii che si stava svegliando; così lo abbandonai e con la scusa di leggere i risultati di alcuni esami mi allontanai.
    << Non pensavo di trovarti qui, una volta aperti gli occhi. >>
    Mi girai. << Senza lasciarti nulla? >>
    Notò che lo avevo legato al letto. << Cos’è un altro gioco? >> Quel sorriso: mi istigava a saltargli addosso con le gambe aperte.
    Lo guardai con malizia. << Ve l’ho detto: quando mangio le mie prede, mi piace che siano coscienti e libere. >> Preparai delle brocche piene di acqua fresca, e qualche cesto pieno di frutta. << Adesso devo andare a casa, ma tornerò domani. Vi lascio acqua e frutta in abbondanza. >>
    << E non mi liberi? >>
    << Quale mano usate per mangiare? >>
    << Qual’è la mano che ti ha dato piacere? >>
    Feci finta i non aver sentito, ma gli liberai il polso destro. << Ecco. Buonanotte, Firelord. >>
    Mi attirò fino a farmi cadere sul letto. << E il bacio della buonanotte? >>
    Mi avvicinai a lui, ma invece di baciarlo sulle labbra, lo baciai sulla guancia, agguantai la cartella con gli esami e scappai.

    Zuko P.O.V.
    Mi svegliai e la vidi mettere una fialetta in una macchina; quando si girò chiusi subito gli occhi, e la sentii avvicinarsi.
    Mi passò una mano sui pettorali. “Ma guarda, approfitta della situazione…” La mano scese fino ad incontrare la cicatrice sullo stomaco: quella procuratami da mia sorella nell’ultimo scontro ad Agni Kai, me la procurai per proteggere Katara, in fondo Aang era pazzo di lei, se le fosse successo qualcosa mi avrebbe ammazzato.
    La sua lenta e lunga carezza, però sorbì il suo effetto: me lo fece indurire. Lei doveva averlo notato, perché tolse la mano e la sentii allontanarsi. La vidi girata di spalle intenta a leggere un foglio.
    << Non pensavo di trovarti qui, una volta aperti gli occhi. >>
    Si girò. << Senza lasciarti nulla? >>
    Notai che mi aveva legato al letto. << Cos’è un altro gioco? >> Le sorrisi con malizia, perché sapevo che la faceva bagnare, e io la volevo bagnata.
    Mi guardò con la stessa malizia. << Ve l’ho detto: quando mangio le mie prede, mi piace che siano coscienti e libere. >> Preparò delle brocche piene di acqua fresca, e qualche cesto pieno di frutta. << Adesso devo andare a casa, ma tornerò domani. Vi lascio acqua e frutta in abbondanza. >>
    << E non mi liberi? >>
    << Quale mano usate per mangiare? >>
    << Qual è la mano che ti ha dato piacere? >> La vidi arrossire, leggermente. “E magari ti sei anche bagnata…”
    Fece finta i non aver sentito, e mi liberò il polso destro. << Ecco. Buonanotte, Firelord. >>
    L’attirai a me sul letto. << E il bacio della buonanotte? >>
    Mi si avvicinò, ma invece di baciarmi sulle labbra, mi baciò sulla guancia, agguantò qualcosa e scappò.
    “A domani, gattina…”

    Selene P.O.V.
    Arrivata a casa salutai Alan, chiedendogli scusa per non esserci stata a cena, e mi convinse a fare sesso.
    << Me lo devi, visto che stamattina mi hai lasciato senza. >>
    Feci sesso con lui, ma dopo un po’ immaginai di fare sesso con Zuko, ma comunque rimasi insoddisfatta.

    Aspettai che il colosso dormisse profondamente e lessi i risultati delle analisi: il Firelord era in perfetta salute, ciò voleva significare che molto probabilmente lo avrebbero presentato alla comunità. Dopo un paio d’ore mi addormentai, sognando Zuko sopra di me.

    Non riesco a resistergli
    Selene P.O.V.
    Il giorno dopo, la mia solita routine riprese: sveglia cinque minuti prima della sveglia, sveltina sotto la doccia con Alan, vestiti e colazione. Ma per l’occasione avevo scelto dei vestiti particolari: guepiere e perizoma di pizzo nero trasparente, reggicalze nere e autoreggenti nere con la fascia di pizzo nero, un vestitino cinese con una generosa scollatura a cuore e scarpe col tacco dodici.
    Salutai Alan e scappai.

    Prima di andare alla CL dovevo fare delle commissioni: andai al sepolcro di Aang e Zuko, e scoprii che non ci si poteva più avvicinare al Firelord. “Evidentemente lo hanno sostituito e per non fare vedere le differenze hanno messo il nastro.” Poi andai a fare compere per il Firelord: qualche paio di jeans, qualche camicia, qualche cravatta, qualche giacca, qualche paio di scarpe comode, e un completo elegante compreso di scarpe.

    Arrivata alla CL andai prima dal viscido. Bussai alla porta e, dopo che mi si intimò di entrare, entrai.
    << Buongiorno, professor Smith. >>
    << Buongiorno, signorina. >>
    << Vi ho portato i risultati delle analisi e degli esami della persona che mi avete affidato. >> Li prese e diede una breve scorsa. << Il mio lavoro non è finito, quindi mi chiedevo quando… >>
    << Le farò sapere in giornata, signorina. La ringrazio. >>
    << Buongiorno e buon lavoro, professore. >>
    Uscii e mi avviai alla stanza 100.

    Ero davanti alla porta, bussai ed entrai. Lo spettacolo che mi si parò davanti era… Era seduto con il petto scoperto, aveva appena finito di bere, quindi aveva il bicchiere in mano, ma quello che mi colpì fu la protuberanza sotto il lenzuolo: era eccitato.
    << Buongiorno, avete visto sono tornata. >>
    << E mi libererai oggi? >> Il suo sorriso: cosa darei per togliergli quel lenzuolo…
    << Si. >> Posai i mille pacchetti che avevo in mano. << Questi sono vestiti per voi. >> Poi mi avvicinai a lui e lo liberai.
    Si sgranchì un po’ il polso, così mi allontanai, ma mi prese per un polso e mi gettò sul letto montandomi sopra. Mi strappò il camice, facendo saltare ogni singolo bottone, poi mi guardò. << Ma guarda, ti sei messa sexy per me? >> Con la mano mi accarezzò dal collo fino all’apertura della guepiere, cominciai ad ansimare; mi infilò una mano tra le cosce, mentre con l’altra mi apriva la guepiere a scoprire i seni. << Ma guarda sei già bagnata? >> Quella mattina appena mi vidi allo specchio pensai a cosa avesse pensato il Firelord, e mi eccitai, tanto da masturbarmi. Mi sfilò gli slip e mi penetrò: il piacere che provai fu troppo intenso. Mi si accasciò addosso, ringhiandomi nell’orecchio il suo piacere. << Mi fai impazzire. >> Venni gridando, poi non ricordo più nulla.

    Zuko P.O.V.
    Sentii bussare alla porta ed entrò, carica di sacchi di carta.
    << Buongiorno, avete visto sono tornata. >>
    << E mi libererai oggi? >> “Liberami, così te la farò pagare…”
    << Si. >> Posò i mille pacchetti che aveva in mano. << Questi sono vestiti per voi. >> Poi mi si avvicinò e mi liberò.
    Sgranchii un po’ il polso, lei si allontanò, ma la presi per un polso e la gettai sul letto montandole sopra. Le strappai il camice, facendo saltare ogni singolo bottone, poi la guardai. << Ma guarda, ti sei messa sexy per me? >> Con la mano le accarezzai dal collo fino all’apertura della gabbia, cominciò ad ansimare; le infilai una mano tra le cosce, mentre con l’altra le aprivo la gabbia per scoprire i seni. << Ma guarda sei già bagnata? >> Le sfilai il pezzo di stoffa che le copriva la caverna tra le cosce e la penetrai: l’urlo che cacciò mi diede alla testa. Mi accasciai su di lei, ringhiandole nell’orecchio il mio piacere. << Mi fai impazzire. >> Venne gridando, poi la lasciai sul letto addormentata.

    Ne approfittai per vedere cosa c’era in quei pacchetti. Trovai un paio di pantaloni e li infilai, ma non trovai lacci, solo un bottone e una strana apertura, alzai la linguetta e mi guardai allo specchio: i pantaloni mi stava su e mi stavano bene; poi trovai una specie di kimono pieno di bottoni, lo misi e lo abbottonai, ma constatai che al di fuori del pantaloni stava male, così riaprii i pantaloni e vi infilai la stoffa in più, per poi richiuderli.
    Mi girai e la trovai seduta sul letto; appena mi vide scese e mi si avvicinò: le sue mani sui miei pettorali, mi baciò il collo senza bisogno di alzarsi, le sue scarpe erano l’altezza giusta; il suo modo di baciarmi il collo era…
    La presi per i polsi e la sbattei contro il muro. “Sei mia!” Le palpai in malo modo i seni, riempiendomene le mani, le alzai le cosce sui miei fianchi e la penetrai di nuovo, con foga. Ero dannatamente eccitato. LEI mi eccitava così. Stavamo per venire entrambi, ma non volevo, così mi sfilai velocemente e la feci appoggiare al letto: la penetrai di nuovo, tirandola a me per i capezzoli. Il suono della sua voce era una dolce musica. Le stuzzicai il clitoride, e lei chiuse le gambe. “Troppo piacere da sopportare?” Chiudendo le gambe, con ancora me dentro, lo sentiva di più, anche io la sentivo di più: cominciai a pomparle frenetico, portando entrambi veramente vicini all’orgasmo. Mi sfilai di nuovo e la feci stendere sul letto e la penetrai di nuovo.
    << Zu…ko… >>
    “Così mi farai impazzire sul serio…” Le pompai dentro fino a liberarmi completamente, fino all’ultima goccia. “Chi dei due è schiavo dell’altro?”

    Selene P.O.V.
    Mi svegliai. “Mi ero addormentata?” Lo vidi mentre si vestiva, era una visione più eccitante del solito; scesi dal letto e mi avvicinai a lui: le mie mani sui suoi pettorali, gli baciai il collo senza aver bisogno di alzarmi sulle punte, le scarpe erano dell’altezza giusta; il suo respiro cominciò ad affannarsi…
    Mi prese per i polsi e mi sbatté contro il muro. Mi palpò in malo modo i seni, riempiendosene le mani, mi alzò le cosce sui suoi fianchi e mi penetrò di nuovo, con foga. Ero dannatamente eccitata. LUI mi eccitava così. Stavamo per venire entrambi, ma lui non voleva, così si sfilò velocemente e mi fece appoggiare al letto: mi penetrò di nuovo, tirandomi a sé per i capezzoli. Urlai per il piacere intenso. Mi stuzzicò il clitoride, e chiusi le gambe. “Ti prego… E’ troppo intenso…” Chiudendo le gambe, con ancora lui dentro, lo sentivo di più, ma anche lui mi sentiva di più: cominciò a pompare frenetico, portando entrambi veramente vicini all’orgasmo. Si sfilò di nuovo e mi fece stendere sul letto, penetrandomi di nuovo.
    << Zu…ko… >> Mi pompò dentro fino a liberarsi completamente, fino all’ultima goccia. “Chi dei due è schiavo dell’altro?”

    Mi si accasciò accanto, accarezzandomi la guancia e dandomi qualche casto bacio. Ci pensai: non mi aveva mai baciata, e io desideravo assaporare le sue labbra. Così appena mi baciò l’angolo della bocca mi girai e lo baciai; vedendo che stava immobile mi fermai anche io: mi guardava perplesso, non sapevo cosa fare. Poi mi prese il volto e mi costrinse ad aprire la bocca: mi infilò la lingua dentro, facendo con la lingua quello che non riusciva a fare con il suo sesso. Mi bagnai, e gli aprii le gambe.
    Stava per prendermi di nuovo quando sentii bussare alla porta. << Signorina, sono il professor Smith! >>
    “Cazzo!” << Un attimo solo professore! >> Riuscii a spingerlo via, mi rivestii e constatai che il camice era senza bottoni, così mi nascosi dietro al paravento e indossai quello di scorta; uscita da dietro il mio “nascondiglio” lo vidi che si alzava la cerniera dei jeans. “Un giorno te l’abbasserò io quella zip.” Poi aprii la porta.

    Zuko P.O.V.
    Mi accasciai accanto a lei, accarezzandole la guancia e dandole qualche casto bacio. Ci pensai: non l’aveva mai baciata, anche se desideravo assaporare le sue labbra. Le baciai l’angolo della bocca e lei si girò e mi baciò; mi bloccai, non mi aspettavo un gesto simile, e feci bloccare anche lei: la guardavo perplesso, non sapeva cosa fare. Le presi il volto e la costrinsi ad aprire la bocca: le infilai la lingua dentro, facendo con la lingua quello che non riuscivo a fare con il mio sesso. Si bagnò aprendomi le gambe.
    Stavo per prenderla di nuovo quando sentii bussare alla porta. << Signorina, sono il professor Smith! >>
    “Tempismo perfetto.”
    << Un attimo solo professore! >>
    Riuscì a spingermi via, si rivestii e constatò che il camice era senza bottoni, così si nascose dietro al paravento e ne uscì poco dopo, indossando un altro camice, mi vide mentre mi alzavo la strana apertura dei pantaloni, e notai il suo sguardo. “Mandalo via e finiremo.” Poi aprì la porta.

    Rompere la routine (parte 1)
    Zuko P.O.V.
    Entrò un uomo brizzolato, alto quanto me, ma flaccido. Si squadrò per bene la mia gattina, spogliandola con gli occhi. Poi si rivolse a me. << Salve, Firelord. Io sono il professor Smith. E’ grazie a me se siete potuto tornare tra noi. >>
    Notai lo sguardo torvo che gli lanciò la mia “dolce” amica. “Grazie a voi? Mi sa che è grazie a lei.”
    Poi si rivolse alla mia gattina. << Ma il lavoro non è finito. Tra una settimana verrà ripresentato alla “nuova” comunità; quindi, Selene.. >>
    “Selene, il nome della luna… Almeno conosco il tuo nome adesso, gattina. “
    << … Ti occuperai di “istruire” il Firelord. Per tutta la settimana puoi fare a meno di venire qui, prendila come una vacanza. E, ovviamente il Firelord non potrà stare da nessuna parte se non a casa tua. Abiti in un loft molto spazioso, vero? >>
    “ Questo è interessante: una settimana da solo con una gattina così.”
    << Ma professore, si dimentica che non vivo da sola. E se Alan non fosse d’accordo? >>
    “Alan?”
    << Signorina, per lei è più importante essere una professoressa o sposare il capitano della squadra nazionale di rugby? >>
    La vidi pensarci, o meglio: stringeva i pugni. << Come volete, professore… >>
    << D’altronde ti avevo proposto la via più semplice per essere professoressa, ma non hai voluto. Buona settimana, Firelord. Buon lavoro, Selene. >>
    << Stronzo, viscido verme… >> Glielo sentii sibilare in un sussurro.
    << Posso essere d’aiuto? >>
    << Credo che lei possa fare danni, ho lavorato sodo per arrivare fin qui. >>
    << Ma il merito del perché sono qui è tuo, giusto? >>
    << Seguitemi, vi racconterò tutto strada facendo. >>

    La seguii e mi fece aspettare in sala d’attesa, sotto gli occhi “famelici” di non so quante ragazze.
    Mi raggiunse dopo 30 minuti.

    Selene P.O.V.
    Ero negli spogliatoi per cambiarmi e non riuscivo a fare a meno di pensare a quel viscido stronzo. “Maledetto! Appropriarsi delle mie ricerche e spacciarle per sue!” Mi abbottonai il vestito, poi mi ricordai. “Diamine. Se il Firelord vede questa scollatura sono fritta.”
    I miei pensieri vennero interrotti da Karla. << Ciao, Selene. Ma hai visto il figaccio assurdo in sala d’attesa? Se non fosse per il fatto che il Firelord Zuko è in quella teca, direi che è lui ringiovanito. >>
    << Karla, mantieni il segreto: quello E’ il Firelord Zuko. >>
    Sgranò così tanto gli occhi, che per un attimo temetti che le cadessero. << Non ci credo. >>
    << Fidati. E tra una settimana verrà presentato al mondo. >>
    << Allora tra una settimana… Sarai professoressa? >>
    << Si. >>
    La baciai sulla guancia e andai. Anche se eravamo entrate insieme alla CL, lei era già professoressa, aveva scelto la via più breve: aprire le gambe al professor viscido.

    Lo trovai seduto con nonchalance, e notai che non aveva la cravatta, così decisi di rimediare, combinando un pasticcio.
    Mi avvicinai a lui, mi abbassai a prendere una cravatta dalla busta, e nel fare questo, non solo gli mostrai la scollatura, ma anche i seni: vidi chiaramente i jeans gonfiarsi, e la mano destra che si muoveva. Così, prima che facessimo qualcosa di assurdo in pubblico, lo invitai a seguirmi e lo piazzai davanti allo specchio nell’anticamera degli spogliatoi, un posto con gente.
    Presi una sedia e lo invitai a sedersi, poi mi sistemai dietro di lui e gli alzai il colletto della camicia. << Questa striscia di seta si chiama cravatta; tutti gli uomini che occupano una “certa” posizione le indossano. Va solo sulle camicie. Adesso vi farò vedere come annodarla, quindi guardate le mani; ogni sera vi allenerete, fin quando non riuscirete da solo. >>
    Lui ascoltò, così gli feci vedere come annodarla. << Quindi non ci sarai sempre tu ad annodarmela? >>
    << No. >> Quando ebbi finito il Firelord mi prese per un polso e mi fece andare davanti a lui; ovviamente in quel momento non c’era nessuno, tutti in pausa pranzo. << Cosa… >> Senza avere il tempo di reagire: mi alzò il vestito e mi abbassò il perizoma. Poi mi fece girare e sedere sulle sue gambe, facendomi tenere le gambe ben divaricate, davanti allo specchio. “Oh, no…” Avevo capito cosa voleva fare: dovevo vedere mentre mi eccitava, mentre mi prendeva. Lo vidi accarezzarmi il clitoride, con piccoli cerchi; poi lo vidi infilare le dita. Mi fece alzare, aprì i jeans per liberare il suo sesso, poi mi ci fece sedere sopra lentamente; ma io non lo volevo lentamente: vidi chiaramente come entrava dentro di me, quando mi abbassai velocemente su di lui, facendolo gemere dietro di me. Cominciammo a muoverci, lo vedevo dallo specchio, mi guardava.
    << Guarda come sei quando ti ecciti… Guarda come sei mentre ti scopo… >>
    E io lo feci: gli occhi lucidi, le pupille ingrossate, le labbra dischiuse, ingrossate e rosse per i morsi che mi davo. Ma guardavo anche lui: gli piaceva tantissimo il fatto che mi guardassi allo specchio. Vedevo il suo sesso sparire dentro di me e riapparire, ma io volevo di più. << Ti prego, Zuko… Di più…>>
    Lui accettò la mia richiesta, mi fece alzare e girare, così mi risedetti sulle sue gambe e mi lasciai penetrare con foga: lui mi teneva i fianchi, accompagnando i movimenti; io gli tenevo le mani sulle spalle, anche per farmi leva.
    Stavo per venire, e anche lui. Mi fece alzare di nuovo, per farmi sistemare nella posizione di prima. << Guarda mentre ti vengo dentro… >>
    Così guardai: vidi il suo sesso pompare energico dentro di me; vidi gli spasmi che aveva mentre si svuotava dentro di me, 3, 4 volte; e vidi un liquido fuoriuscire da me e imbrattare lo specchio e i jeans.
    Fu un orgasmo devastante…

    Zuko P.O.V.
    Mi trovò dove mi aveva lasciato. Mi si avvicinò, si abbassò a prendere una striscia lunga di seta dalla busta, e nel fare questo, non solo mi mostrò la scollatura a cuore, già generosa di per sé, ma anche i seni: i miei pantaloni si gonfiarono, inutile dire che la vista mi eccitò parecchio, mossi la mano destra per palparle il seno. Ma lei si staccò e mi invitò a seguirla; mi piazzò davanti ad uno specchio in un posto con gente che entrava e usciva.
    Prese una sedia e mi invitò a sedermi, poi si sistemò dietro di mi e mi alzò qualcosa sul kimono pieno di bottoni. << Questa striscia di seta si chiama cravatta; tutti gli uomini che occupano una “certa” posizione le indossano. Va solo sulle camicie. Adesso vi farò vedere come annodarla, quindi guardate le mani; ogni sera vi allenerete, fin quando non riuscirete da solo. >>
    Ascoltai. “La prima lezione, ha inizio…” Così mi fece vedere come annodarla. << Quindi non ci sarai sempre tu ad annodarmela? >>
    << No. >> Quando finì la presi per un polso e la feci andare davanti a me; avevo approfittato del fatto che erano spariti tutti. << Cosa… >> Senza avere il tempo di farla reagire: le alzai il vestito e le abbassai quella striscia di tessuto. Poi la feci girare e sedere sulle mie gambe, facendole tenere le gambe ben divaricate, davanti allo specchio.
    “Adesso guarda…” Volevo che vedesse mentre la eccitavo, mentre la prendevo. Mi vide accarezzarle il clitoride, con piccoli cerchi; poi mi vide infilare le dita. La feci alzare, aprii i pantaloni, liberando il mio sesso già duro e pronto, poi la feci sedere sopra lentamente; ma lei non lo voleva lentamente: vide chiaramente come le entravo dentro, quando si abbassò velocemente su di me, facendomi gemere dietro la sua nuca. Cominciammo a muoverci, mi vedeva dallo specchio, la guardavo. << Guarda come sei quando ti ecciti… Guarda come sei mentre ti scopo… >>
    E lo fece: si scrutò attentamente, eccitandosi più del solito; facendomi eccitare come un matto. Ma guardava anche me: vedeva che mi piaceva tantissimo il fatto che si guardasse allo specchio. Vedeva il mio sesso sparirle dentro e riapparire, ma voleva di più. << Ti prego, Zuko… Di più…>>
    “Come fare a non accettare questa richiesta? Se ti avessi conosciuta ai miei tempi….” La feci alzare e girare, così si risedette sulle mie gambe e si lasciò penetrare con foga: le tenevo i fianchi, accompagnando i movimenti; lei mi teneva le mani sulle spalle, per farsi leva. Stavamo per venire. La feci alzare di nuovo, per farla sistemare nella posizione di prima. << Guarda mentre ti vengo dentro… >> Così guardò: vide il mio sesso pompare energico dentro di lei; vide gli spasmi che aveva mentre mi svuotavo dentro di lei, 3, 4 volte; e vide un liquido fuoriuscirle e imbrattare lo specchio e i pantaloni. “A quanto pare non sei mai venuta così; e non hai mai provato queste emozioni. Bene: mi divertirò parecchio questa settimana…”
     
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    Rompere la routine (parte 2)
    Zuko P.O.V.
    Mi portò a visitare parte della città, facendomi scuola durante il tragitto: mi raccontò cosa successe in questi ultimi decenni.
    L’ascoltavo rapito, quando la mia attenzione fu attratta da una scritta: “IL SEPOLCRO DEI FONDATORI DI REPUBLIC CITY”. << Cosa c’è lì? >>
    Lei guardò. << Il vostro corpo… >>
    << “I fondatori”, oltre al mio, chi c’è? >> Vedendo che non rispondeva, andai.
    << Aspettate! >> Mi si parò davanti. << Non credo dovreste entrare. >>
    << E per quale motivo? >>
    << Potrebbe essere uno shock per voi vedere il vostro corpo… >>
    Le presi una mano e la posizionai sul mio petto, all’altezza del cuore. << Il mio corpo è qui con te. >>

    Selene P.O.V.
    Con quale coraggio potevo dirgli che lì dentro c’era il cadavere del suo migliore amico?
    Non mi diede ascolto ed entrò, così lo seguii.
    Appena vide il suo amico vidi che serrò i pugni e la mascella.
    << Cosa ci fa, Aang qui? >>
    Rimasi sorpresa.

    Zuko P.O.V.
    << Non è il suo posto… >>
    << Anche io la penso allo stesso modo… >>
    La zittii. << Non capisci. Katara espresse l’ordine di essere seppellita con lui. >> Mi guardai intorno. << Dov’è Katara? >>
    << Non c’è… >>
    Rimasi allibito e in un attimo fui investito dai ricordi, gli ultimi della mia precedente vita.

    Katara era ormai anziana e non aveva più nulla da insegnare, ed era gravemente malata; così la invitai a palazzo per farle vivere in tranquillità i suoi ultimi giorni.
    Mi presi cura di lei in ogni modo: le stavo accanto, l’accompagnavo a fare una passeggiata.
    In quel periodo provai un affetto più profondo nei suoi confronti e lei se ne accorse. << Zuko, anche se sono anni che Aang è morto, io amerò sempre lui… >>
    << Lo so, Katara. >>

    Un giorno andai a farle visita, e vidi che la sua ora era quasi giunta, che non riusciva più ad alzarsi dal letto.
    << Vedo che stai sempre in salute. >>
    << Idiota… >> Tossì. << Era Sokka quello che faceva questo tipo di battute. Tu eri il principe cupo e dannato. >>
    Sorrisi. << Beh, visto che siamo rimasti solo noi, pensavo di fare cosa gradita. >>
    Sorrise anche lei. << Ti aspetteremo tutti a braccia aperte, Zuko. >> Mi sentii pizzicare gli occhi: non ero pronto a dirle addio. << Avrei una richiesta… >>
    << Qualsiasi cosa… >>
    << Seppelliscimi con Aang, fa in modo che non ci dividano più, per favore. >>
    << Si. >>


    Ero seduto su una sedia, stavo piangendo. << Non sono riuscito a mantenere la promessa…. >>
    << Non è colpa tua… >> Selene mi poggiò una mano sulla spalla.
    << Non capisci, avrei dovuto fare in modo che NESSUNO trovasse la loro tomba. >>
    << Usciamo da qui. Andiamo a casa… >>
    La seguii.

    Quando entrammo lei gridò. << Alan! Sono tornata! >>
    Da dietro un muro uscì un energumeno tutto muscoli e niente cervello, che si avvinghiò alla mia amica, baciandola e palpandole il culo. << Tesoro, non vedevo l’ora del tuo ritorno… Lo senti? >>
    “Diamine, un cane in calore…”
    << Alan, abbiamo viste. Lui è Zuko e starà con noi per una settimana; Zuko, lui è Alan, capitano della squadra nazionale di rugby e mio futuro marito. >>
    << Piacere. >> Mi strinse la mano; o meglio, provò a stritolarla.
    “Hai capito già qualcosa? Non ci credo.”
    << Come mai starà qui? >> Neanche la fece rispondere. << C’è un piccolo problema, la cena è solo per due… >>
    << Fa nulla, la divideremo in tre e poi ordineremo qualcosa da mangiare da asporto. >> Si avviò e mi fece cenno di seguirli. << Comunque, Zuko è il lavoro che mi permetterà di essere professoressa. >>
    Lui mi guardò. << Allora dovrò ringraziare te, quando sarà mia moglie. >>
    << Figuriamoci… >> Lo odiavo: odiavo il suo modo di guardarla, il suo modo di toccarla, e odiavo quando la baciava per ogni minima cavolata.

    Cenammo, poi Alan andò a dormire; mentre lei lavava i piatti.
    Ad un certo punto lasciò tutto. << Seguitemi, vi faccio vedere la stanza. >> La seguii. << Come vedete… >>
    La interruppi. << Per favore, dammi del tu e basta. Non farlo solo davanti a lui. >>
    << Ok. >> Si guardò un attimo intorno, poi proseguì. << Hai una stanza a completa disposizione: quello è il letto, un divanetto, una poltroncina e questo è il bagno. >>
    Nel frattempo che lei mi indicava la stanza, dove potevo trovare lenzuola pulite, asciugamani e dove potevo mettere i vestiti, io avevo chiuso la porta a chiave e nascosto la chiave.
    << Una stanza degna di un re. >>
    << E’ il privilegio di avere un loft. >> Fece il punto della situazione, poi riprese. << Fa come se fossi a casa tua; io vado di là a finire di sistemare… >>

    Selene P.O.V.
    Misi la mano sulla maniglia e constatai che era chiusa a chiave, ma la chiave era sparita.
    Mi girai. << No… Non con Alan in casa… >>
    << Quindi quando non c’è… >> Che sorriso: sapevo cosa aveva in mente.
    << Neanche. Ridammi la chiave e fammi uscire… >>
    Scosse la testa e mi bloccò alla porta.
     
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    Rompere la routine (parte 3)
    Zuko P.O.V.
    Cominciai ad accarezzarle il collo. << Lasciami andare… >> Scossi la testa.
    << Credevi che quella alla CL sarebbe stata l’ultima? >> Arrivai alla scollatura, e le accarezzai il solco tra i seni. << Io voglio ancora divertirmi con te. >>
    << Peccato che io non lo voglia. Soprattutto con Alan di là. >> Faceva la dura, ma sapevo che era bagnata fradicia.
    Infatti, senza che se lo aspettasse, le infilai la mano tra le cosce a saggiare il tessuto degli slip: avevo ragione. << Non vuoi, eh? >> Le infilai una mano dentro, impastandomi le dita dei suoi umori. << E questo allora? >>
    Cambiò immediatamente espressione. << Non farmi urlare. >>
    Sorrisi e la spogliai in pochissimi secondi. << Ma a me piace sentirti urlare… >>
    Le divorai ogni centimetro di pelle. << Non voglio che Alan senta… >>
    << Allora facciamo un patto: per tutta la settimana, quando Alan andrà a dormire, tu verrai da me, e ritornerai nella tua stanza un paio d’ore prima dell’alba. Ed io non ti farò urlare. >>
    Non la feci neanche rispondere: le alzai le cosce sui miei fianchi e la penetrai.

    Danzammo tutta la notte, e un paio d’ore prima dell’alba la lasciai andare.

    Selene P.O.V.
    Alla fine non ero stata costretta; il Firelord mi faceva impazzire, punto. Sarebbe durato solo una settimana, la mia scappatella prima di sposarmi.

    Ripresi la mia routine: sveglia cinque minuti prima che suonasse la sveglia, doccia, sveltina con Alan.
    Ma quella mattina voleva anche parlare, mentre facevamo sesso.
    << Senti, ma è normale? Ieri sera non ha spiccicato parola. >>
    << E di cosa doveva parlare? Non conosce la nostra epoca. >> Mi meravigliai che Alan non avesse capito chi era. << Per questo rimarrà qui l’intera settimana: devo insegnargli tutto. >>
    Mi scappò un gemito. << Compreso scopare? >>
    Mi irrigidii leggermente. “Che abbia sentito qualcosa?” << Cosa dici? >>

    Quando finimmo uscii dal bagno e mi diressi in camera. Ero avvolta nel telo, i capelli bagnati che cercavo di asciugare con un asciugamani; quando lo vidi: era nella cornice della porta, con la spalla sinistra appoggiata allo stipide, caricando tutto il peso del suo corpo; il petto nudo, con indosso un misero asciugamani.
    Mi morsi un labbro e lui sorrise; poi se ne andò.

    Una volta vestita, con il mio solito intimo, di una maglia extralarge e un paio di pantaloncini sgambati, andai in cucina a preparare la colazione.
    Non lo sentii arrivare, ma capii che era lui dal calore che emanava dalle mani: mi si avvicinò da dietro, poggiandomi il suo sesso eretto sul culo, dandomi brividi e scosse in tutto il corpo, con una mano entrò sotto la maglia a cercare il mio seno sinistro, mentre l’altra si intrufolò nei miei pantaloncini e nelle mie mutande, massaggiando delicatamente il clitoride.
    Cominciai ad ansimare, quando sentii il vocione di Alan.
    << Cavolo, perché non riesco mai a vederti mentre ti vesti? >>
    Lui si staccò, facendomi vedere che si leccava le dita, io mi morsi il labbro inferiore, mentre lui se la rideva; quando Alan entrò in cucina e lo vide che si leccava le dita e che io lo guardavo chiese cosa fosse successo.
    << Ho assaggiato il succo che ha preparato. >>
    “Furbo, intelligente, scaltro, sveglio e dannatamente eccitante.”
    << Mi meraviglio che non ti abbia ancora preso a padellate, se lo faccio io scatta subito. >> Alan rise.
    << Credo stia per farlo. >> Si allontanò da me, dandomi il tempo di riprendermi. <>
    Parlarono come se fossero amici da tanto. Ebbi l’impressione che Zuko, adesso che aveva quello che voleva, cercasse di fare amicizia con il “nemico”. Ma lasciai perdere.
    << Tesoro, oggi finiamo veramente tardi, siamo in aria campionato. >>
    Sospirai. << Quindi non tornerai stasera? >>
    << Probabilmente andrò a dormire a casa di YanTen. Visto che vive solo non romperemo le scatole a nessuno. >>
    << Capito. >>
    Mi baciò e si avviò all’uscita. << Vado. Buona giornata, Zuko. >> Prese il borsone e uscì.
    Ero sola con lui.

    Zuko P.O.V.
    Le feci visita nella sua stanza, seminudo per vedere la sua reazione: quel labbro intrappolato tra i denti era una vera goduria.

    Poi entrai in cucina e la vidi ai fornelli intenta a cucinare. Quella maglia le scopriva tutta la spalla sinistra, e scommisi che le scopriva anche buona parte del seno. Mi avvicinai a lei, le posai le mani sui fianchi, poi le spostai lentamente: la sinistra sul suo seno sinistro e la destra nelle sue mutande.
    Quando sentimmo l’energumeno parlare, allora tolsi la mano e mi feci vedere mentre mi leccavo le dita, gustandomele: quello sguardo non aveva pari; se avesse avuto la possibilità di sbattermi al muro, l’avrebbe fatto.
    E il tizio se ne esce che ci lascerà a casa da soli per tutta la notte, nel mio cervello c’era solo una parola: SESSO SESSO SESSO.
    Appena sentì la porta chiudersi mi si avvinghiò addosso, togliendo i vestiti ad entrambi: era veramente calda e quella era la mia occasione per farla urlare.

    Il Firelord è tra noi!
    Zuko P.O.V.
    Passammo l’intera settimana nel mio letto, mentre lei cercava di insegnarmi quello che dovevo sapere su quest’epoca: non che non la stessi a sentire, ma l’odore del suo corpo mi inebriava troppo.
    Sapevo che faceva sesso con il suo ragazzo, ma mai una volta che l’avessi sentita gemere o urlare. Ero l’unico a fargli quell’effetto: urlava, gemeva, ansimava. Per il dolce piacere delle mie orecchie.

    L’ultima sera la passammo insieme. << Questa è l’ultima sera, da domani le nostre strade si divideranno. >>
    Le accarezzai una guancia dolcemente. << Sei dispiaciuta? >>
    << Non fraintendermi, Zuko. Mi sono divertita, in una settimana sei riuscito a darmi una cosa che non avevo da anni; ma io amo Alan e sono contenta che la cosa è giunta al termine. >>
    << Mi ferisci, così. >>
    << Ne troverai altre. >> Si alzò e si portò dietro il lenzuolo. << Domani… Anzi tra poche ore verrai presentato alla comunità: vestiti elegante. >>
    Uscì e mi lasciò solo.
    Davvero dovevo dirle addio?
    Lo avrei scoperto solo tra poche ore.

    Selene P.O.V.
    Era il grande giorno, avrei dovuto lasciarlo andare, ma la verità era che lo volevo solo per me. Solo l’idea di saperlo tra le braccia di un’altra, nel letto di un’altra mi dava alla testa.

    Ero sotto la doccia, cercavo di calmarmi. Dopo mezz’ora ne uscii e vestii. Andai in cucina e lui era lì.
    << Visto che l’ultimo giorno, ho preparato la colazione per tutti. >>
    Mi si strinse il cuore.
    << Sai, dolcezza? Quasi quasi ti mollo per sposare lui. E’ un cuoco eccezionale! >> Alan si stava ingozzando.
    Mi sedetti a tavola e cominciai a mangiare, constatando che era davvero un ottimo cuoco. Lui non mi toglieva gli occhi di dosso; tanto Alan era con la testa nel piatto.
    << Senti, ma che lavoro farai, adesso? >>
    << A dire il vero… >>
    << Alan, sbaglio oppure è stata invitata anche la squadra alla festa di gala della CL all’hotel LaMaison? >>
    << Vero, ma cosa c’entra? >>
    << Allora ci vediamo stasera. Andiamo, Zuko. >>
    Baciai frettolosamente Alan e mi tirai dietro il Firelord.

    << Come mai non mi hai fatto parlare? >>
    << Tanto capirà una volta alla festa. >>
    << Siete arrivati. >>
    << Professore. >>
    << Seguitemi, tra un po’ verrà presentato. >>
    Lo seguimmo e ci condusse alla terrazza dove la CL faceva i suoi proclami, esponeva le sue scoperte, e così via.
    “Coraggio Selene, tra un po’ sarai professoressa.”
    << Cittadini di Republic City! >> Il viscido esordì. << E’ con estremo piacere che vi parlo oggi! Per vari motivi: una nostra studentessa, che oggi acquisirà il titolo di professoressa, ha trovato il modo di riportare tra noi i nostri cari; e la CL ha sfruttato le sue ricerche per riportare in vita una persona che per questa città ha fatto molto! Cittadini, chi amate di più da secoli?! >>
    << Il Firelord Zuko! >> Era un boato, ma si capì perfettamente cosa avessero detto.
    << Ed è con estremo piacere che, la CL, ha riportato tra noi, il nostro Firelord! Salutate il Firelord Zuko! >>
    Lui venne sospinto in avanti e la gente esultò. Riuscii a distinguere anche le voci di alcune ragazze che gli gridavano quanto fosse bello: come dargli torto?
    All’improvviso il silenzio, si aspettavano che Zuko parlasse.
    Mi accostai a lui, senza farmi vedere e gli sussurrai. << Credo che aspettino che diciate qualcosa. >>
    << Oh. >> Guardò i cittadini. << Salve. La verità è che non sono mai stato bravo con i discorsi, così non so neanche cosa dire, né tantomeno come cominciare. >>
    << Forza, Firelord! >> Lo incitarono.
    Lui sorrise. << Ho una domanda per voi: volete che ritorni alla mia carica? >> Esultarono. << Dovevo immaginarlo. >> Rise. << Ed io che pensavo che in questa nuova vita avrei fatto qualcosa di diverso. Ma lasciamo perdere. Farò del mio meglio per non deludervi. Ma prima di continuare volevo ringraziare una persona davvero speciale: la dottoressa Selene. >> Mi porse la mano, che presi, per condurmi al suo fianco. << Senza i suoi studi, i suoi esperimenti e la sua immensa pazienza, non sarei qui davanti a voi. >>

    I discorsi continuarono, fino a quando non andammo tutti all’hotel per festeggiare.
    Lì ci saremmo detti addio per sempre, poiché le nostre strade si sarebbero divise.

    La festa di gala
    Selene P.O.V.
    Ero arrivata alla festa accompagnata da Karla e la sua nuova fiamma.
    << Con quel vestito vuoi stupire, vero? >>
    << Ma smettila. >>
    Avevo un lungo abito blu scuro con alcuni Swaroski che lo impreziosivano, la scollatura davanti lasciava intravedere il solco tra i seni, mentre quella di dietro scopriva l’intera schiena; portavo un collarino e degli orecchini molto piccoli con due pietre di onice; al polso un piccolo bracciale d’oro bianco; i capelli raccolti sulla nuca, con qualche ciuffo libero; un velo di trucco e scarpe col tacco, ovviamente coperte dall’abito.
    Appena entrata cercai Alan, ma di lui neanche la traccia.
    << Selene… >>
    << Karla, dimmi. >>
    Lei aveva un vestitino rosso, molto corto, scarpe dello stesso colore, i capelli sciolti, non indossava gioielli e anche lei un velo di trucco.
    << Dico, ma tu ci sei stata sotto lo stesso tetto, per una settimana, con quello e non ci hai fatto nulla? >>
    << Quello? >>
    << Il Firelord. Diamine, guardalo… >> Fece cenno nella direzione e appena lo vidi mi si bloccò il respiro.
    Aveva uno smocking nero, i capelli che gli ricadevano sulle spalle, il pizzetto ben curato; la giacca e la camicia contribuivano a mettergli in mostra i pettorali scolpiti. La mia attenzione però si soffermò sulla cravatta: avrei voluto tirarlo per quella striscia di seta e farlo mio. Sorrideva e rilasciava interviste; non aveva tempo per guardarsi intorno.
    “E dovrei rinunciare a questo? O sono stupida o devo aver perso qualche rotella…”
    << Selene! >>
    Mi girai: Alan doveva proprio farsi riconoscere.
    Mi venne incontro. << Ciao, Alan. >>
    << Ciao, Karla. Senti stasera sei impegnata? >>
    << Cosa fai ci provi con la tua ragazza davanti? >>
    << No, ma pensavo… Perché non fare una cosa a tre? >>
    << Alan! >> Lo rimproverai, mentre Karla se la rideva di gusto. << Meglio che vada a prendere da bere. >>
    Mi allontanai e andai al bar. << Cosa posso servirle, signorina? >>
    << Un Mambo, corretto. >>
    << Subito. >>
    << Lo pago io. >> Mi girai e lo vidi.
    << No, non preoccupatevi. >>
    << Hey, sono stato a scrocco a casa tua per una settimana; questo è il minimo. >> Poi si rivolse al barman. << Potresti farmi qualcosa di forte? >>
    << Certo, Firelord. >>
    << Qualcosa di forte? >> Sorrisi, con malizia.
    Lui mi si avvicinò all’orecchio, e immediatamente sentii i brividi lungo la schiena. << Mi serve se voglio arrivare a fine serata senza possederti… >>
    << Zuko, sei qui! >>
    “Alan!”
    << Salve, Alan. >>
    << Dovresti portare più rispetto, visto che stai parlando con il Firelord. >>
    << Non preoccuparti, va bene anche così. >>
    << Il nostro allenatore vi stava cercando. >>
    Mi si rivolse. << Il lavoro ci chiama. >> Bevve il suo whisky in un sorso e andò.

    Zuko P.O.V.
    Non ne potevo più; troppa popolarità. Ero rincorso dalle giornaliste che volevano un’intervista, e un servizio “completo”. Forse a fine serata ne avrei presa una; ma prima volevo accertarmi che Lei ci fosse: la mia droga.
    La vidi entrare insieme alla sua amica e rimasi meravigliato da quanto le donasse quel vestito.
    Feci finta di nulla, ma non la persi mai di vista.
    E quando la vidi avviarsi al bar senza quell’energumeno inutile, mi avvicinai e le offrii il suo drink.
    “Mi ci vuole qualcosa di forte, altrimenti me la porto su…”

    Il professor Smith mi aveva dato indicazioni: avrei vissuto senza spese nell’attico super lussuoso dell’hotel, dove sarei stato servito e riverito.
    Avevo già la chiave e avevo già visto la stanza; se così la si poteva chiamare: aveva un salotto enorme, un bagno con vasca, doccia e una vasca idromassaggio enorme, una stanza da letto con un letto matrimoniale di quattro posti…
    Insomma il lusso più sfrenato.

    Seguii l’energumeno dal suo allenatore. << Firelord. >>
    Si inchinò, insieme al resto dei ragazzi. << Vi prego… >> Si alzarono. << Mi cercavate. >>
    << Si, volevo chiedervi se potete sponsorizzare la nostra squadra. Anche se siamo famosi in tutto il mondo, l’aiuto del Firelord, fa sempre piacere. >>
    Sorrisi. << Datemi il tempo di capire come funziona, poi vedrò. >>
    << La ringrazio. Ah, Firelord! Se volete delle donne come si deve, saremmo lieti di portarvene qualcuna. >>
    Mi girai e guardai Selene che parlava con la sua amica. “Portatemi lei.” << Non preoccupatevi. >>
    << Giusto, coach. E’ il Firelord. Chissà quante si sono già prestate per lui. >>
    Risero e lo feci anche io. Alan era davvero stupido.

    La festa finì e io non mi accorsi che Selene era sparita. Non avevo neanche avuto il tempo di salutarla come si deve; e molto probabilmente non l’avrei più rivista.
     
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    Zuko P.O.V.
    La mattina dopo mi svegliai tra una bionda e una rossa, e subito rammentai cosa successe la sera prima: ero talmente eccitato da cedere alle lusinghe di due giornaliste, tra l’altro acerrime nemiche; ho proposto a entrambe il mio ultimatum , e dopo aver ponderato la cosa avevano accettato. Stranamente, durante la notte focosa, andarono d’accordo come due cagne in calore.
    Era stato divertente, ed eccitante; ma non mi avevo soddisfatto a pieno.
    Per carità, le ragazze avevano tutto al posto giusto, il problema era che in due non riuscivano ad essere neanche un’unghia di Selene.
    Mi alzai senza svegliarle e andai sotto la doccia.
    Selene…
    Ricordo ancora la prima volta che l’ho vista: sembrava una verginella alla sua prima volta.
    Al ricordo mi si formò un sorriso soddisfatto sulle labbra.
    Anche se era solo un giorno che eravamo lontano, sentivo ancora il suo corpo sotto il mio, i suoi gemiti nelle mie orecchie, il suo sapore nella mia bocca…
    E lei si ostinava a voler sposare un energumeno senza cervello, che non aveva minimamente capito che la sua ragazza si è divertita con un altro. Ho fatto di tutto durante la festa per farglielo capire, ma nulla. Era davvero ottuso.
    Strinsi i pugni e la mascella: non potevo lasciargliela…
    Ma come cavolo potevo fare per ricontrarla? Adesso ero di nuovo Firelord, e lei una dottoressa alla CL…
    La CL! Che stupido! Dovevo andare lì, magari l’avrei rivista! E col cavolo che l’avrei lasciata andare.

    Uscii dalla doccia, quelle due stavano ancora dormendo, così le lasciai; mi vestii e mi recai alla CL.
    Il professor Smith voleva parlarmi. E dopo aver parlato con lui, avrei cercato la mia dolce gattina.

    << Buongiorno. >>
    << Buongiorno, Firelord. Non immaginavo veniste così presto. >>
    << Come si dice… Via il dente, via il dolore. >> Sorrisi sarcastico. Quell’uomo mi stava sulle palle: ricordo perfettamente come si mangiava con gli occhi la MIA Selene. << Allora di cosa volevate parlarmi? >>
    << Di una questione delicata. >> Prese una pausa. << Adesso siete di nuovo tra noi, e siete di nuovo Firelord. Tuttavia quest’epoca è davvero diversa dalla vostra: il Firelord deve sottostare a chi lo ha messo sul trono. >>
    Sorrisi, avevo capito dove voleva arrivare: dovevo essere un burattino nelle sue mani. Ma aveva fatto i conti con l’uomo sbagliato. << Lo immaginavo. Cosa volete? >>
    Gli brillarono gli occhi. << La CL nelle mie mani. >>
    << Così poco? >>
    << Quando sarà nelle mie mani, avrò il potere di fare qualsiasi cosa. Anche imporre degli esperimenti a qualcuno. >>
    << Una cosa così barbara? >>
    << Ricordate per chi siete qui. >>
    << Per Selene. >> Si Irrigidì. La ragazza in quella settimana mi raccontò tutto. << Lo so che gli esperimenti erano suoi e lei se n’è appropriato. >>
    << Allora mettiamola su un altro piano: se non ho ciò che voglio, allora la ragazza sarà per tutta la vita una studentessa. >>
    Mi alzai. << Non mi faccio mettere i piedi in testa da te. Arrivederci. >> Uscii e andai a cercare lei.

    La vidi che parlava con la sua amica-collega: il camice che le copriva a stento la fascia delle autoreggenti, aveva stretto al seno una cartelletta, rideva di gusto.
    La sua amica mi notò e le fece cenno. Così mi avvicinai. << Ciao, Selene. >> Perché mi tremavano le gambe? Perché mi sentivo un ragazzino alla sua prima cotta?
    << Firelord. >> Il tono distaccato, quando avevo ancora nelle orecchie le sue suppliche eccitate, con quella voce roca, piena di desiderio. Io rivolevo quella voce.
    << Possiamo parlare? >>
    << Dovrei lavorare. >>
    << Ma no! Faccio io il tuo lavoro. >> E la ragazza le tolse la cartelletta. << Non bisogna mai far aspettare il Firelord. >> Poi le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò qualcosa, credendo che non sapessi leggere il labiale: c’era una stanza nascosta nel reparto delle caldaie, per il piacere dei lavoratori della CL.
    Lei arrossì e la spinse via. << Almeno non parliamo qui. Seguitemi. >>

    Mi portò in una stanza piena di strani oggetti, che osservai tutti. << Allora? >>
    La guardai. << Un semplice “allora”? >>
    << Zuko… >> Si pentì subito. << Firelord, non ho tempo da perdere. >>
    << Puoi chiamarmi Zuko, tranquillamente. E poi cosa avresti da fare? Preparare la cerimonia? >>
    << Per quello non ce n’è bisogno, se ne occuperà un’agenzia specializzata. Ma io ho delle ricerche importanti da fare. >>
    << Del tipo? >>
    << Ricerche su malattie incurabili. Grazie alla criogenia, possiamo congelare i malati e avere il tempo di elaborare una cura. >>
    “Ecco cosa si nascondeva davvero dietro al suo desiderio di essere una professoressa.” Mi feci “coraggio”. << Voglio fare l’amore con te. >>
    Rise. << No. Basta. Io e te abbiamo chiuso. Io sto per sposarmi. >>
    << Ma mi desideri. >>
    << Non farti strane idee: tutte le donne ti desiderano. Io non faccio eccezione. >>
    Mi avvicinai a lei, il suo odore nelle mie narici, il calore che emanava la sua pelle mi raggiunse. << Ma sei l’unica ad essere ricambiata. >>
    La vidi deglutire. Poi si riprese e mi spinse via. << Per favore. Non rovinare la mia vita. >> Si avviò alla porta e me l’aprì indicandomi l’uscita.
    << Un ultimo bacio? >>
    << Per poi passare ad altro? >>
    Misi le mani dietro alla schiena. << Sarai tu a comandare. >>
    Successe tutto in un secondo: mi prese per la cravatta e si avvinghiò alle mie labbra. La voglia di sciogliere le mani per abbracciarla, toccarla, era forte, ma resistetti.
    Dopo cinque minuti si staccò, ansimante. << Adesso sparisci. >>
    << Sarai l’unica che potrà tornare. Sai dove trovarmi, anche se vuoi solo svagarti. Ciao, mia dolce amica. >>
    Le presi il mento e le lasciai un dolce bacio sulle labbra.

    Le nostre strade si erano divise.
     
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    Selene P.O.V.
    Il giorno dopo la mia vita riprese.
    Mentre facevo colazione accesi la TV e vidi il telegiornale: parlavano solo del ritorno del Firelord. Era perfettamente telegenico: sorrideva, ammiccava, era cordiale e quella cravatta era un peccato capitale…
    Si, perché sono dovuta fuggire dalla festa, dopo aver fatto un’intervista con lui: desideravo tirarlo per quella striscia di seta e portarlo in una stanza. Così agguantai Alan e corremmo a casa: quella fu l’unica volta che Alan riuscì a soddisfarmi.

    Mi recai alla CL, primo giorno da professoressa: finalmente potevo mandare avanti le mie ricerche su quelle malattie distruttive a cui non c’era cura, e senza interruzioni, né supervisioni.
    Ma lui doveva venire alla CL; doveva presentarsi in camicia e CRAVATTA!
    Maledetta me che gli ho mostrato quegli indumenti.
    In più quella grandissima stronza di Karla mi dice di portarlo nella stanza del sesso, situata nel vano caldaie! Certo che lo avrei portato, ma diamine! Dovevo troncare la cosa, altrimenti saremmo degenerati…

    Alla fine lo portai nel mio laboratorio. Lo vidi incuriosito dalle varie provette, alambicchi, becco bunser, backer… Si capiva che era un uomo colto, avido di sapienza.
    Ma lo avevo portato lì per chiudere. Definitivamente. << Allora? >>
    << Un semplice “allora”? >>
    << Zuko… >> “Cavolo! Distanze, questo è il primo passo.” << Firelord, non ho tempo da perdere. >>
    Magari vedendo la freddezza avrebbe capito da sé. << Puoi chiamarmi Zuko, tranquillamente. >> Invece doveva essere maledettamente ottuso. << E poi cosa avresti da fare? Preparare la cerimonia? >>
    Giurai di aver sentito una nota di gelosia in questa espressione, ma lasciai cadere: dovevo chiudere. << Per quello non ce n’è bisogno, se ne occuperà un’agenzia specializzata. Ma io ho delle ricerche importanti da fare. >>
    << Del tipo? >>
    “Cavolo! Demordi, rinuncia!” << Ricerche su malattie incurabili. Grazie alla criogenia, possiamo congelare i malati e avere il tempo di elaborare una cura. >> Visto che era così curioso, perché non soddisfarlo?
    << Voglio fare l’amore con te. >>
    Cinque semplici parole e il mio cuore era letteralmente balzato fuori dal petto. Non poteva farmi questo! Non poteva chiedermi di cedergli ancora! Perché non mi sarei più fermata. Avrei mandato allo sfatascio un matrimonio agognato da anni. E se poi non ne valeva la pena? Risi, perché dovevo sembrargli perfida, dovevo fargli capire che lo avevo usato per distrarmi.
    << No. Basta. Io e te abbiamo chiuso. Io sto per sposarmi. >>
    << Ma mi desideri. >>
    “Eccome se ti desidero.” Trattenni l’impulso di mordermi il labbro sapendo che a lui faceva impazzire; e quello che volevo evitare era uno Zuko eccitato, con la tensione sessuale che era già alle stelle. << Non farti strane idee: tutte le donne ti desiderano. Io non faccio eccezione. >>
    Forse mettermi al livello delle altre, dovrebbe aiutare. Invece mi si avvicinò, mandandomi gli ormoni alle stelle. << Ma sei l’unica ad essere ricambiata. >>
    Questo non sapevo se classificarlo come colpo di grazia o un colpo basso. Fatto sta che era un colpo duro da mandare giù. << Per favore. Non rovinare la mia vita. >>
    Chiudere. Mi avviai alla porta, gliela aprii e gli feci cenno di andarsene. Così l’avrebbe capito, no?
    << Un ultimo bacio? >>
    << Per poi passare ad altro? >>
    Lo conoscevo, sapevo perfettamente che non sarebbe stato solo un bacio; inevitabilmente ci saremmo ritrovati nudi sulla scrivania a cedere ai nostri impulsi più reconditi.
    Ma mi sorprese, mettendosi le mani dietro la schiena. << Sarai tu a comandare. >>
    Addio buoni propositi. Doveva essere mio!
    Lo agguantai per la cravatta e posai le mie labbra sulle sue; la mano destra stringeva la striscia di seta, mentre la sinistra era affondata nei suoi capelli. Mi gustai la squisita morbidezza delle sue labbra carnose, il loro sapore di uomo, ogni piccola piega; gli umettai le labbra con la punta della lingua, e lui rispose. Cominciammo a morderci le labbra dolcemente, ma con possessione: lui era mio ed io ero sua. Poi sentii la sua lingua accarezzare la mia, e mi lasciai letteralmente andare: le nostre lingue si cercavano, si trovano, duellavano.
    Quando sentii che la mia mano sinistra stava scivolando sui suoi pettorali, che sapevo ben sodi, mi staccai. Ansimavo e se non lo avessi mandato via, gli avrei allacciato le gambe ai fianchi e addio buon senso.
    << Adesso sparisci. >>
    << Sarai l’unica che potrà tornare. Sai dove trovarmi, anche se vuoi solo svagarti. Ciao, mia dolce amica. >>
    Quel casto bacio, dato così, quasi alla leggera, mi fece vacillare.
    Chiusi la porta e mi ci appoggiai sopra: avevo chiuso.

    Passarono un paio di mesi, il mio matrimonio era alle porte, così come il mio nuovo lavoro: dovevo riportare tra noi, un altro essere del passato.
    Infatti mi stavo accingendo ad andare alla stanza dove avevano messo la capsula.
    Aprii la capsula e mi trovai di fronte un uomo alto e muscoloso, prorompente, con capelli castani e occhi ambrati, e una strana barba, sembrava un hamish.
    << Benvenuto nella nostra epoca. Ricorda qualcosa del suo passato? >>
    << Ricordo tutto, donna. >>
    Già mi stava antipatico. << Bene. Allora può cavarsela anche da solo. >>
    << Donna! Torna indietro. >>
    Mi girai e mi avvicinai a lui, e non perché me lo avesse detto. << La prossima volta che ti rivolgi ancora così, a me, ti sotterro. >>
    Mi guardò allibito. << Hai la tenacia di una donna della tribù dell’acqua. >> Mi guardò con più attenzione. << Sono il comandante Zaho, al servizio del signore del fuoco Ozai. >>
    << Spiacenti. Sei solo Zaho. >>
    E lo lasciai.
    Poi rammentai: era l’acerrimo nemico di Zuko! Perché lo avevano risvegliato?
    Dovevo rincontrarlo e avvertirlo. Sicuramente lui era allo scuro di tutto.


    L'idea di rimettere in mezzo Zaho mi è venuta così, ma ho chieso parere, quindi ringraziate anche la piccola Shu...U.U
     
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    Zuko si sposa?
    Zuko P.O.V.
    Erano passati mesi, ma non facevo altro che pensare a lei e alle sue labbra, al suo corpo…
    << Cosa vi succede, caro? >>
    Mi riscossi, mi girai e vidi la ragazza che stavo per sposare: Volumnia, principessa della Nazione della Terra. << Nulla. >>
    Eravamo stesi a letto, completamente nudi, lei mi teneva la testa sulla spalla sinistra e la mano sul petto.
    << Eppure sei pensieroso, mio Firelord. >>
    “Mio Firelord” volevo sentire queste due parole pronunciate da una bocca diversa.
    << Hai avuto ancora pressioni dal professor Smith? >>
    Da quando stavamo insieme, quel viscido non faceva altro che oppressare me e lei.
    Perché ho scelto lei? Per allontanare quel viscido dalla mia gattina. Scegliendo una fidanzata diversa, gli avrei fatto capire che non avevo interesse per lei.
    << No. Senti, tesoro… >>
    << Mm.. >>
    << Cosa ne dici se parliamo della cerimonia? Da quando hai accettato di sposarmi non ne parliamo mai. >>
    Mi alzai. << Te l’ho detto, Volumnia. Qualsiasi cosa tu voglia, a me andrà bene. >>
    << Cos’ho che non va? >>
    << Volumnia… >> Venni interrotto dal suono del campanello. << Vado io. Tanto sono già in piedi. >>
    Andai, noncurante del fatto di essere completamente nudo, di solito era il proprietario o il portiere dell’hotel. Aprii la porta e rimasi a bocca aperta, proprio come lei.

    Selene P.O.V.
    Perché doveva aprirmi la porta nudo?
    << Ecco, io… >> Non mi fece parlare, mi abbracciò e si impossessò delle mie labbra. Le mani si fecero fameliche, depredando tutto il mio corpo. << Zuko… >>
    << Non parlare… >> Mi baciò. << Mi sei mancata… >>
    Mi si sciolse il cuore.
    << Amore! Chi è? >>
    Sbarrai gli occhi e mi staccai da lui. << Amore? >>
    Si passò una mano sul volto. << Selene, è lunga da spiegare… >>
    << Sentiamo… >>
    << Zuko! Dovresti coprirti! Sei di fronte ad una ragazza. >> Una donna… La principessa della Nazione della Terra: aveva lunghi capelli castani, occhi verdi, labbra sottili, aveva un bel fisico, formoso. << Ma sei Selene! Oh, devo ringraziarti, senza di te lui non sarebbe qui. >> Mi prese per una mano e mi trascinò dentro. << Vieni. >>
    Lui chiuse la porta e ci raggiunse. << Cosa ti porta qui? >>
    Lo guardai, fulminandolo.
    << Lasciala stare. Senti Selene, cosa ne dici di partecipare ad un matrimonio? >>
    Sorrisi. << Un altro? >>
    Non mi sfuggì la sua espressione stranita. << Tra un mese si sposerà con il capitano della squadra di rugby della Nazione Neutra. >>
    << Oh! Che bello! Invece io e Zuko ci sposeremo tra due mesi! >>
    “Zuko si sposa…” Mi crollò il mondo addosso.
    << Volumnia, non avevi da fare? >>
    << Cavolo, è tardi. Scusami, Selene, devo veramente scappare. Ci vediamo stasera, tesoro. >> Lo baciò sulle labbra e io volevo decisamente ucciderla.

    Lui si mise addosso una vestaglia. Quello che avevo appena visto e sentito mi fece dimenticare il ero motivo per cui ero andata da lui.
    << Così ti sposi… >>
    << Anche tu. >>
    Sbottai. LUI ERA MIO! << Porco schifoso! >> Gli tempestai il petto di pugni. Non mi rendevo conto di quello che stavo facendo.
    Dopo poco mi bloccò i pugni. << Cosa dovevo fare? Starmene a guardare? Non lo vuoi lasciare quell’imbecille! E’ te che voglio, dannazione! >>
    Mi portò in camera da letto e mi gettò sul letto. << Sul letto dove scopi con tua moglie? >>
    << Sul letto dove scopo te! >> Mi fu addosso e cominciò a baciarmi il collo.
    << Io ho chiuso con te! >> Lo respinsi.
    << Allora, perché cavolo sei qui!? >>
    << Zaho! >> Si bloccò.
    << Cosa… >>
    << Alla CL Hanno risvegliato Zaho, visto che è il tuo acerrimo nemico ho pensato di avvisarti. >> Mi alzai. << Adesso lasciami andare. E auguri per il tuo matrimonio. >>
    << Selene. >>
    Non mi voltai. Uscii da quella camera d’albergo, prima di pentirmene.

    Zuko P.O.V.
    << Ti amo. >>
    Lo dissi ad una porta chiusa.

    Se avevo una possibilità che lei tornasse da me, adesso l’avevo bruciata: ero convinto che la notizia del mio imminente matrimonio l’avrebbe indispettita, fino al punto da non venire da me; così mi ero rassegnato.
    Adesso che sapevo che non era così? Al diavolo il mio matrimonio! Volevo. VOGLIO lei!

    Ma viscido, aveva deciso di risvegliare Zaho. Adesso dovevo stare attento a come mi muovevo. Perché se Zaho avesse capito il mio interesse per Selene, lei era in pericolo.
     
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    La mia vita sta andando a rotoli
    Zaho P.O.V.
    E così mi ritrovo in un epoca lontana. E apprendo che il signore del fuoco Ozai è caduto per mano dell’Avatar, che quel moccioso, Zuko, divenne signore del fuoco, amato tanto da fargli una statua.
    Ma adesso ci sono io e lui no.
    In un’epoca dove i vari domini sono andati persi, ma a quanto pare il mio dominio no.
    In un’epoca dove le donne hanno ruoli importanti.
    In un’epoca dove sono tutti deboli e posso comandarli con il pugno di ferro.

    << Salve. >>
    Un uomo è entrato nella stanza: basso, tarchiato. << Cosa vuoi? >>
    Sorrise. << Io sono il professor Smith, colui che ti ha riportato tra noi. Colui al quale devi obbedienza. >>
    Lo afferrai per il collo. << Io non prendo ordini da nessuno. >> Lessi la paura nei suoi occhi e me la gustai. << Adesso rispondi alle mie domande. Cosa ci faccio qui? >>
    << Sei qui per dare una lezione al Firelord Zuko. >>
    << E’ anche lui qui? >>
    << Si. Ma ha un punto debole. >>
    << Parla. >>
    << Una donna. >> Sorrisi e strinsi. << Aspett… >> Allentai un po’. << Io posso aiutarti, ma risparmiami la vita. >>
    << Professore, è qui? >>
    Conoscevo questa voce, ma la riconobbi solo quando aprì la porta ed entrò: lunghi capelli neri dai riflessi blu e ciocche fucsia, occhi blu e un bel fisico.
    << Signorina Selene… >>
    L’occhiataccia che mi regalò, mi intrigò parecchio: aveva fegato da vendere la ragazzina.
    << Sono venuta a dirle che da domani non vengo. >>
    << Giusto i preparativi per il matrimonio. >>
    << Esatto. Arrivederci, professore. >>
    << Arrivederci, signorina. >>
    << Donna! >> Si fermò, ma vidi che stringeva i pugni. << Rimani. >> Mi rivolsi al mio nuovo “amico”. << Noi ci vediamo domani. >>
    << S-si… >> Appena libero scappò.
    Lei fece per imboccare la porta, ma la fermai. << Ho bisogno di una donna. >>
    << Esci. Ne troverai a bizzeffe. >>
    L’afferrai. << Ma io voglio te. >> Le aprii il camice e rimasi sorpreso: che razza di indumenti aveva? Vidi la sua mano alzarsi per darmi uno schiaffo e la bloccai. << Non ci provare. >>
    Afferrai quella specie di gabbia e la tirai giù violentemente, così feci con il pezzo di stoffa che la copriva tra le gambe.
    << Lasciami! Maledetto maiale! >>
    Le misi una mano sulla bocca. << Non mi piace sentire le ragazze piangere mentre le scopo. >>
    Le palpai il seno voluminoso e sodo. Ma lei doveva graffiarmi e farmi incazzare; così le strappai quel velo che le copriva la gamba destra e le legai i polsi.
    << Lasciami! >> Le alzai le gambe, pronto a prenderla e vidi le lacrime affacciarsi. << Zuko… >>
    Mi bloccai. << Lo conosci… >> Poi capii. << Sei tu la sua debolezza. La sua donna. >> Scoppiai a ridere. << Allora sarà un vero piacere prenderti prima del tuo matrimonio. >>
    Mi stavo avventando sulla ragazza, quando qualcuno mi fece volare dall’altro lato della stanza.
    Tossii sangue e mi alzai: Zuko. Non più un ragazzino, ma un uomo; negli occhi aveva la stessa furia omicida di Ozai; suo degno figlio.
    << Sei la sua copia sputata. >>
    << Sono pur sempre suo figlio. >>
    La ragazza si rannicchiò contro la sua schiena, coprendosi; lui si tolse quella specie di kimono e glielo porse.
    << Grazie… >> Un flebile, eccitante, sussurro.
    << E così hai trovato la tua donna. >>
    << Tieni le tue luride zampe giù da lei. >>
    Sorrisi: finalmente era un degno avversario. << Finalmente. E adesso non c’è neanche Iroh, che può frenarti. Sarà un scontro interessante. >>
    << Sta lontano da lei, e non ci sarà nessuno scontro. >>
    << Sai che non lo farò mai. Soprattutto adesso che conosco la tua più grande debolezza. >>
    La spinse via ed uscì. << Sei stato avvertito, Zaho. >>
    Mi sarei divertito parecchio.

    Zuko P.O.V.
    Qualche giorno dopo andai alla CL, dovevo accertarmi che lui fosse davvero tra noi.
    E arrivato lì sentii la voce della mia gattina: quel porco le stava mettendo le mani addosso. Corsi fino a raggiungere la stanza e la trovai con i polsi legati e quel porco che stava per prenderla.
    Non ci vidi più: la voglia di incenerirlo era forte, ma avrei fatto saltare in aria il palazzo, quindi mi calmai. Se quello si può chiamare “calma”.

    La portai fuori, all’hotel dove abitavo.
    << Per favore, datemi un’altra stanza. >>
    << Certo, Firelord. >>
    Portai Selene in quella stanza. << Perché sei venuto… >>
    << Non potevo lasciare che Zaho ti facesse del male. >>
    << Gli hai fatto capire che sono importante per te. >>
    << Lo sei, Selene. >>
    << Mi faccio un bagno caldo. >>
    << Si, ti farò portare dei vestiti. >>
    Seguii la sua figura fino a quando non sparì dietro la porta del bagno.
    “Se la tocchi di nuovo , me la pagherai davvero cara, Zaho.”
    Questo era l’ultimo scontro, quello che non c’era mai stato tra noi.

    Selene P.O.V.
    Quando vidi la schiena muscolosa di Zuko mi risollevai: avevo avuto davvero paura. Per la prima volta in vita mia. Quell’uomo era spaventoso.
    Mi rannicchiai contro la sua schiena, assaporando il, dolce e familiare, calore che emanava. Si tolse la camicia e me la passò, così potevo coprirmi da quegli occhi orribili.

    Mi portò nell’hotel dove alloggiava e mi fece prendere una stanza: gli ero grata, e volevo saltargli al collo, ma lui stava per sposarsi, proprio come me. Così andai a fare un bagno caldo.

    Nella vasca l’acqua calda mi cullava, calmandomi.
    << Perché ho chiamato lui? In fondo sto per sposare Alan… >>
    Non era stato lui a fargli capire che ero la sua debolezza, ma io: sussurrando il nome di Zuko glielo avevo fatto capire… Speravo che venisse a salvarmi, che mi stringesse tra le sue braccia possenti, che mi baciasse… Sussurrai il suo nome con puro terrore, terrore di quello che avrebbe potuto farmi.
    Sentii bussare alla porta. << Avanti. >>
    Entrò. << Sono venuto a portarti le asciugamani. >>
    Fece per uscire, ma lo bloccai. << Vuoi fare il bagno con me? >>
    Non si girò, ma capii che doveva costargli un grosso sforzo. << Lo hai detto tu, tra noi è finita. Se entro in quella vasca… >>
    << Lascerò Alan… >>
    Si girò a guardarmi: non speravo che lui lasciasse la principessa della Terra; ma io non potevo stare più con Alan se pensavo a lui.
    << Lo fai per…? >>
    << Anche per te. Ma non pretendo nulla, in fondo sei il Firelord… >>
    Si grattò il mento. << Credimi: ho voglia di prenderti, tanta voglia; ma è meglio se stiamo lontani. Non voglio metterti in pericolo… >> Cominciai a singhiozzare. << Selene… E’ meglio per entrambi… >>
    << Lo capisco… Adesso, per favore… Lasciami sola… >>
    Uscì e io cominciai a piangere come una bambina disperata: la mia vita stava andando a rotoli…
     
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    Un matrimonio salta e uno si celebra
    Selene P.O.V.
    Ritornai a casa completamente distrutta.
    << Piccola… Dio, cos’hai? >>
    << Alan… >> Mi buttai tra le sue braccia e ricominciai a piangere.
    << Calmati, piccola… >> Mi accarezzava la testa dolcemente, mentre mi portava al divano per sederci. << Cos’è successo? >>
    << Alan, perdonami… >>
    << Calmati… >>
    Continuai a piangere, e mi addormentai cullata dalle sue braccia.

    Quando mi svegliai lui era in cucina che preparava la colazione, mentre io ero nel letto, ancora vestita. Lo raggiunsi.
    << Cosa c’entra Zuko? >> Mi pietrificai. << Ieri è venuto a chiedermi dei vestiti, così ho pensato fosse successo qualcosa. Dimmi che lui non c’entra nulla, altrimenti vado a spaccargli la faccia. >>
    << Alan, calmati e siediti. >> Si sedette. << Stavo per essere violentata, e Zuko mi ha salvata, portandomi nell’hotel dove alloggia. >>
    << Allora devo ringraziarlo. >> Mi prese le mani, dolcemente. << Sei pronta? >>
    Si riferiva al matrimonio. << Alan… Non posso sposarti… >>
    Sul suo volto passarono la sorpresa, la paura e l’ilarità. << Che bello scherzo! >>
    << Dico sul serio… Da quando ho riportato Zuko tra noi… >> Presi un bel respiro. << Ne sono innamorata… >>
    Adesso era incazzato nero. << Cosa stavi dicendo? >>
    << Quello che ho detto. >>
    << Ci sei stata a letto fino ad ora? Bravi! E lui che faceva l’amico, certo! Stava tra le tue cosce! >>
    << Alan! Calmati. >>
    << Un corno! Sono tre anni che aspetto questo, e tu te ne esci che ti sei innamorata della tua scappatella? >> Non risposi. << Prendi le tue cose e vattene. >>
    Mi alzai e cominciai a preparare i bagagli.

    << Arrivo! >> Karla aprì la porta, completamente nuda. << Selene?! >>
    << Ti disturbo? >>
    << Entra. >>
    << Hai ancora un posto in più? >>
    << Tu, sparisci! >> Si rivolse alla nuova fiamma, diversa dalla sera di gala, e poi mi fece sedere sul divano portandomi una buona tazza di thè caldo. << Avanti… >>
    Le raccontai tutto e lei mi ospitò.

    << Sei una grande! Sapevo che non potevi non averci fatto nulla! >>
    << Karla, ho mandato un matrimonio a rotoli… >>
    << Ma ti sei scopata il Firelord. >> Mi fece l’occhiolino.
    << Ma comunque lui sta per sposarsi. >>
    << Quella è una copertura. Dicevo che era strano: la guarda distaccato, mentre con te… Selene, ti mangiava con gli occhi! >>

    Passarono mesi e Zuko si sposò con la principessa.
    Io ritornai alla CL e scoprii che Zaho era sparito.
    Erano passati due giorni dal matrimonio del Firelord, io me ne stavo nel mio laboratorio.
    << Posso? >> Karla bussò ed entrò.
    << Cosa succede? >>
    << Devi andare in sala caldaie. >>
    << Karla, mi hai combinato un altro incontro? >> Da quando mi ero trasferita da lei, non faceva altro che combinarmi appuntamenti.
    << No. Ma sono tutti impegnati, e poi tocca a te controllare le cose. >>
    Sospirai. << D’accordo. >>
    E mi avviai in sala caldaie.

    Zuko P.O.V.
    Anche se non la vidi più, appresi dai telegiornali che alla fine non aveva più sposato quell’imbecille: allora perché non veniva da me?
    Dovetti mantenere la promessa e sposai Volumnia: durante la luna di miele non feci altro che pensare a Selene.

    Dopo qualche giorno dal matrimonio non riuscii più a resistere: sapevo che Zaho si era nascosto da qualche parte, studiandomi; andai alla CL, solo per lei.
    << Firelord! >>
    << Karla…? >>
    << Si ricorda del mio nome? >>
    << Non solo. Ho bisogno del tuo aiuto. >> Si fece attenta. << So della stanza nelle caldaie. >> Arrossì. << Portami lì e poi fai in modo che ci venga anche Selene, senza dirle che l’aspetto. >>
    Annuì.

    Entrai nella stanza: c’era un letto con la testiera e il poggiapiedi di ferro, lenzuola candide e profumate, armadi e cassetti.
    Dopo una mezz’oretta la porta si aprì, e vidi la sua figura nella luce.

    << Tu… >> Fece per andarsene, ma la bloccai trattenendola per un polso, la girai e la bloccai alla porta, avventandomi sul suo collo. << Sei sposato… >>
    Le baciai il collo assaporando il suo odore, il suo sapore. << Non ce la faccio più… Devo averti… >>
    << Zu… >>
    I suoi gemiti… Mi erano mancati…
    Risalii il collo, la mascella, il mento; fino ad arrivare alle sue labbra. << Ti voglio… >>
    Le mani corsero ai bottoni del suo camice, la volevo completamente nuda. Le sue mani mi accarezzarono il petto, possessive.
    << Mio Firelord… >>
    Sorrisi con le labbra sul suo collo. << Si, tuo… >>
    Mi afferrò per la cravatta, mi baciò e cominciò a slegarla. << Legami… >>
    Si allontanò, con la cravatta in una mano, e si sedette sul letto; si stese e unì i polsi sopra la testiera. Sorrisi, la raggiunsi e la legai: non l’avrei più lasciata. Finii di spogliarmi, e mi dedicai solo a lei.
    Ai suoi seni, alla sua pelle… Mi infilai tra le sue cosce e cominciai a pompare. Quella situazione mi eccitava parecchio.
     
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    Il punto della situazione
    Selene P.O.V.
    Alla fine era riuscito ad entrare di nuovo nella mia vita; grazie all’aiuto di Karla.
    Passarono mesi dall’incontro che ebbi con Zuko nello stanzino dei giochi della CL e in quel tempo erano cambiate un po’ di cose: Karla stava frequentando Alan, e a quanto sembrava non si era ancora annoiata di lui; Zuko fu costretto a battersi in una estenuante campagna elettorale contro Zaho; la principessa della Nazione della Terra, Volumnia, cercava di aiutarlo in tutti i modi.
    In tutto questo il mio ruolo era insignificante; non potevo dare nessuna mano al Firelord, così continuavo i miei studi sulle malattie incurabili, raggiungendo dei piccoli progressi, e ad essere una specie di concubina.


    Zuko P.O.V.
    Mi sentivo il peggiore degli uomini, ma nulla mi avrebbe fatto rinunciare alla mia gattina: cercavo di fare in modo che Volumnia, mia moglie a tutti gli effetti, non sapesse mai nulla su Selene, mentre lei era al corrente di tutti gli spostamenti di mia moglie.
    L’unica minaccia era Zaho: gironzolava sempre presso la CL, soprattutto per parlare con il professor Smith. Quando sapevo che sarebbe stato alla CL, cercavo di vietare alla mia gattina di andarci, poiché non potevo difenderla.

    In quei mesi mi resi conto che il dominio degli elementi era andato perso: non esistevano più dominatori. Io e Zaho eravamo gli unici; perché se possedevo ancora il mio dominio, sicuramente lo possedeva anche lui. Così decisi di comprare una piccola isola dove potevo esercitarmi nel dominio del fuoco e cercare di padroneggiare il dominio del fulmine.
    Così una volta al mese andavo su quell’isola e mi portavo dietro Selene, trovando scuse su Volumnia e mandandola nella Nazione della Terra, lontano dal mio nemico.
    Fu su quell’isola, che mi ricordava molto l’isola di Ember, che capii il funzionamento del dominio del Fulmine. Ormai avevo raggiunto la tranquillità necessaria per padroneggiare la tecnica; a occhi chiusi cercavo di eseguire le stesse sequenze che faceva mio zio.
    Ebbi risultati positivi dopo tre mesi; e dopo un anno riuscii a scagliare il primo fulmine, centrando il bersaglio e a padroneggiare la tecnica alla perfezione. Dopodiché mi allenai a respingere i fulmini, nel caso anche Zaho sapesse della tecnica.
    Dopo diciotto mesi ero pronto a battermi di nuovo con lui.

    Zaho P.O.V.
    Tenevo sott’occhio tutti gli spostamenti di Zuko: sapevo che senza suo zio avrebbe ceduto e avrebbe combattuto senza badare all’onore che da ragazzino lo ossessionava. Ma era diventato anche più intelligente, visto che teneva nascosta la sua debolezza più grande: la ragazzina che lavorava presso la CL.
    Così pensai di prendere contatti con la moglie e coalizzarci per distruggerlo: si sa che una donna tradita è più pericolosa di un esercito di cento uomini.

    Approfittai di uno dei suoi viaggi per avvicinare la moglie.
    << La principessa della terra, Volumnia? >> Lei si girò; eravamo in un piccolo caffè, lei era seduta ad un tavolino e io mi sedetti di fronte a lei: a guardarla bene era completamente diversa dalla gattina di Zuko. << Sono il comandante Zaho… >>
    << So perfettamente chi è lei. Ma il motivo per cui è seduto di fronte a me mi è ancora ignoto. >>
    Era austera, proprio come una principessa, ma mancava della bellezza selvaggia che aveva la gattina; aveva capelli neri, lunghi e acconciati in una pettinatura alta, gli occhi verdi e un fisico da matrone del Regno della Terra.
    << Conoscete vostro marito? >>
    << Come conosco voi. >>
    Sorrisi. << Non credo. Zuko è in dolce compagnia in questo momento. Permettete che rimanga così? >> Vidi quel barlume di curiosità e interesse: dovevo colpire. << Ho bisogno di una mano per annientarlo; una volta salito al potere sarete voi a decidere il destino di Zuko e della sua concubina. >>
    << Chi è? >>
    << Si chiama Selene e lavora alla CL. >> Capii che stava per farmi un’altra domanda, così la prevenni. << Credo dalla prima volta che si sono conosciuti. >>
    << Penserò io a loro. Vi aiuterò in modo legale e pulito. Niente giochi sporchi o colpi alle spalle. Ci state? >> Mi allungò la mano, ci pensai un poco: con il suo accordo era come se mi togliesse un arto, ma accettai. << Affare fatto. Ci incontreremo una volta al mese in questo stesso posto: vi passerò tutte le informazioni che vi servono. >>
    << Al mese prossimo, allora. >>
    Lo avrei annientato: adesso avevo un alleato potente.
     
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    Il patto
    Zaho P.O.V.
    Passò il mese e mi incontrai di nuovo con la principessa della Terra.
    << Allora, andiamo subito al sodo o prima vi offro qualcosa? >>
    << Tutta questa galanteria non vi si addice, comandante. Comunque non parlo mai di cose del genere senza mangiare e bere nel frattempo. >> Mi guardava con aria indispettita, così acconsentii e la lasciai ordinare. Quando il cameriere le portò la sua ordinazione mi rivolse la parola, dopo aver assaggiato il suo dolce e assaporarlo come se facesse sesso con quell’unico boccone. << Allora, che informazioni volete? >>
    << Come dirige la sua campagna elettorale e quali sono i suoi veri progetti. >>
    << I suoi progetti sono quelli che dice: vuole appoggiare la Cryogenic Life per scopi buoni; vuole un mondo migliore e quindi spazzare via le persone come te. >>
    Le sorrisi maligno.
    << Non dovreste alzare la cresta con me: sono pericoloso e poi sono un uomo. >>
    Le allungai una mano sotto il tavolo, accarezzando la coscia coperta dalla lunga gonna; lei spostò la gamba infastidita. O meglio, fingendo fastidio.
    << Non vi prendete certe libertà. Sono una donna sposata… >>
    << Che cospira contro il marito… >> Mi allungai sul tavolino. << Potete prendervi una piccola vendetta anche in questo modo. Ho notato come mangiate quel dolce: da quando tempo vostro marito non vi tocca? >> Deglutì e arrossì leggermente. << Usciamo e seguitemi nel mio appartamento: lì potremmo parlare liberamente. >>

    La principessa aveva appena varcato la soglia del mio appartamento, così chiusi la porta a chiave.
    << Adesso possiamo parlare liberamente. >>
    Cominciai a spogliarmi, quei vestiti moderni mi davano fastidio.
    << Quale bisogno avete di spogliarvi, per parlare? >>
    << Ho caldo, sono a casa mia, e non ho intenzione di rimanere così a lungo… >> Detto ciò le mostrai la mia erezione; alla vista la principessa impallidì, ma continuava a guardare interessata. << Non fate la finta pudica. Avete più voglia di me di fare certe cose… >> Avevo colpito il bersaglio. << Adesso ditemi per filo e per segno quali sono le intenzioni di Zuko. >>


    Selene P.O.V.
    << Come mai hai ancora il tuo dominio? >>
    Mi meravigliai che lui riuscisse ancora ad esercitare il suo dominio, però mi affascinava guardarlo.
    Mi si sedette affianco, asciugandosi il sudore e sembrandomi davvero molto maschio. Mi morsi la lingua perché, all’improvviso, non volevo più parlare, ma fare ben altro con la bocca e la lingua.
    << Già ai miei tempi il gene del dominio andava ad estinguersi, dovuto al fatto che i dominatori sposavano persone che non lo erano… >>
    << Quindi a lungo andare si è perso il gene del dominio… >> Ci pensai. << Sì, probabilmente è così. >>
    << Alla fine credo sia un bene. Non avevo intenzione di usare il mio dominio, ma devo farlo… Zaho lo si batte solo così. >>
    << Anche tu hai sposato una non dominatrice… L’amavi? >>
    << Amavo Mai e nostra figlia Izumi; ma ogni giorno mi rendevo conto che mi mancava qualcosa. >>
    << E la storia di Katara? >>
    Scoppiò a ridere. << Mi ossessionano da anni con questa storia. Ammiravo Katara, ma lei era persa per Aang. Quando rimanemmo solo noi due, e ti parlo di due vecchi che vanno in giro appoggiandosi ad un bastone, ho provato a vedere se tra noi c’era qualcosa. Ma mi resi conto che lei era quella sorella minore che non avevo mai avuto. >>
    << Immagino come devi esserti sentito, anche per la storia di Azula. >>
    Si rattristò e, io, mi morsi di nuovo la lingua. << Azula era ossessionata dall’amore di nostra madre; era convinta che lei non l’amasse. Alla fine nostra madre non amava nessuno dei due. >>
    Non resistetti più: mi lanciai contro di lui e lo abbracciai più forte che potei. << Perdonami. Non volevo farti rivangare il passato. >>
    Avevo il viso nell’incavo del suo collo e respiravo l’odore della sua pelle misto al sudore, un insieme che lo rendeva davvero appetibile. Mi prese il viso e mi baciò dolcemente. << Invece mi fa bene parlarne. >> Mi baciò con più decisione. << Adesso… Vuoi andare dentro o lo facciamo qui, sul portico? >>
    Arrossii e lui la prese come una risposta positiva: cominciò a baciarmi il collo, nel frattempo faceva scivolare le spalline del mio prendisole, scoprendo il mio corpo voglioso e voluttuoso.
    << Non sarebbe meglio entrare…? >>
    Erano bastati pochi baci per rendere la mia voce fioca. Si impossessò dei miei seni modellandoli dolcemente ma con forza.
    << Avresti dovuto dirlo prima. >> Mi alzò il prendisole sui fianchi e mi fece posizionare meglio sulla sua erezione, facendola entrare tutta dentro di me. Inarcai la schiena, gettando la testa all’indietro, mentre lui mi afferrava i capelli sulla nuca accompagnando i miei movimenti e spingendosi a ritmo dentro di me. << Adesso devi solo godere… >>
     
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    L'ultimo Agni Kai del futuro

    Zaho P.O.V.
    Passò un anno e la principessa, oltre a stare nel mio letto, mi informava di ogni singola virgola facesse il principino. Fu così che seppi che la sua campagna elettorale era a favore del popolo, e che era la sua concubina a suggerirgli ciò che faceva piacere al popolo.
    Ricominciai ad esercitare il mio dominio e ad allenarmi: la battaglia della campagna elettorale non serviva a nulla, eravamo in una situazione di stallo; così decidemmo di disputarcela in un duello ai vecchi tempi. Un Agni Kai.
    Tuttavia lui non era più un ragazzino, ma un uomo; anche se avevo il mio aspetto sapevo che lui aveva avuto la vita passata e questa vita per allenarsi, per superarmi.

    Zuko P.O.V.
    Condurre una campagna elettorale era estenuante, ma almeno Selene mi aiutava in ogni modo possibile.
    Andavo alle cene con mia moglie, ma ogni sera tornavo dalla mia “amica” per stare con lei. Sapevo di fare un torto a Volumnia, ma non riuscivo e non volevo rinunciare alla mia Selene.
    Non approvava la mia idea di battermi in uno scontro frontale vecchio stile con Zaho. << Non siamo più nei vecchi tempi. >>
    << Tuttavia questo è l’unico modo che conosciamo. Selene, anche lui riceve aiuti per la sua campagna elettorale, tanto che siamo in una situazione di stallo; l’unica è quella di batterci. >> Mi avvicinai a lei e le presi il volto tra le mani. << Non ti chiedo nulla, se non di appoggiarmi. E con questo non voglio dire che devi assistere ai miei allenamenti, o guarire le mie ferite. Vorrei solo che mi fossi accanto. Ti chiedo troppo? >> Scosse la testa in segno di diniego. << Allora mi appoggerai? >> Annuì e la baciai.

    Selene P.O.V.
    Mi occupavo della campagna elettorale, solo perché vedevo che Zuko si trovava in difficoltà. Non che fossi ferrata in materia, ma al contrario di lui sono nata in questa epoca e so cosa fare e come muovermi. Tuttavia lui non mi lasciava tanto tempo per dedicarmi alla sua campagna elettorale e al resto, così gli feci assumere Paul: lui si occupava di tutto, dalle rassegne stampa agli appuntamenti; ma prima di dire tutto a Zuko, doveva dirlo a me.
    Fu così che venni a sapere che Volumnia si vedeva in gran segreto con il peggior nemico del marito, Zaho.
    << Falla seguire, cerca di capire cosa succede. >>
    E così fece.
    Scoprimmo che lei faceva da spia, oltre ad andarci a letto, come faceva a fare sesso con quell’essere non lo so. Reputai saggio no dire nulla a Zuko e appoggiarlo nella sua folle idea di un duello come nei suoi tempi, con la presenza di un pubblico molto vasto.
    Ebbe Paul l’idea. << Facciamolo in mondo visione, così tutti vedranno come andrà e l’esito. >> Zuko approvò l’idea e io non potetti far altro che assisterlo in ogni modo.

    Ero lunica ad assistere ai suoi allenamenti e ciò mi riempiva di orgoglio, mi faceva sentire speciale; gli facevo domande su domande, chiedendomi cosa sarebbe successo se avessi avuto anche io un dominio. Per un po’ mi fece eseguire le stesse sequenze, come se anche io possedessi il dominio.
    Inutile dire che il tutto era talmente eccitante, che finivamo sempre per fare l’amore all’aperto, per finire in camera da letto.

    Passarono così i giorni, fino ad arrivare alla sera prima dell’incontro.
    Lui era nella palestra dell’hotel ad allenarsi, mentre io rimasi sopra a parlare con Paul; quando finii scesi da lui. Lo trovai sudato che stava finendo delle sequenze, così mi misi in un angolo e aspettai che finisse, guardandolo incantata.
    Quando finì gli andai vicino, mentre si metteva sulle spalle un’asciugamani e si asciugava il volto; allungai una mano e gliela posai sulla spalla.
    << Selene… >>
    << Sei teso… Preoccupato per l’incontro di domani? >> Nel frattempo gli massaggiai le spalle.
    << Un po’… >>
    << Non sei sicuro di vincere? >>
    << Se dovesse vincere lui, dovrei farti sparire… Non posso lasciarti a lui. >>
    Gli girai intorno fino a quando non fummo l’uno di fronte all’altra. << Non credere che gli faccia fare ciò che vuole… >> Poggiandogli le mani sulle spalle, mi alzai sulle punte dei piedi e lo baciai.
    Lui ricambiò, poi si staccò. << Assolutamente… Non posso lasciarti a lui… >>
    E mi baciò con più forza e vigore.
    Fu il mio turno di staccarmi. << Fermo, almeno andiamo in camera… >>
    La sua bocca scese al mio collo. << Vuoi farmi attendere così tanto…? >>
    Sapeva che per me era difficile ragionare se mi baciava a quel modo. << Ma… Se ci vedessero…? >>
    Non so come, ma il mio capezzolo destro finì torturato dalla sua bocca, facendomi cacciare un urlo di eccitazione. << Lascia che vedano e godano… >>
    Sentii il tessuto dei miei slip cedere alla forza della sua passione, le dita che carezzavano la carne umida con possessività e lascivia, portandomi al massimo del piacere. << Non mi interessano che vedano… Ma… La tua immagine… >>
    << Non riesci neanche più a parlare… >> Il suo fiato caldo sul collo era il colpo di grazia.
    Eppure dovevo resistere…
    << Tua moglie… >>
    << Non mi importa nulla di lei. >>
    E mi penetrò, facendomi cacciare un urlo degno di nota; cominciò subito a spingere senza tarmi tregua, poggiandomi contro la parete. In poco tempo, la palestra risuonò dei nostri gemiti e dei nostri rumori.

    Il giorno dopo eravamo nell’arena, costruita apposta per l’occasione; negli spogliatoi vidi Volumnia baciarlo e provai un profonda rabbia, sapendo che quelle labbra avevano fatto altro con il nemico del marito, poi però si allontanò da lui e io mi avvicinai.
    << Teso? >> Gli regali un sorriso.
    << Come sempre prima di un incontro. >>
    Non riuscii a resistere: gli presi il volto tra le mani e lo baciai con passione. All’inizio rimase immobile, poi si alzò, mi abbracciò e ricambiò il bacio; a entrambi non importava più nulla di nulla.
    << Ti prego, torna indietro… >>
    << Non ho intenzione di farmi uccidere; né di uccidere quello. >> Lo guardai interrogativa; lui mi diede un bacio a fior di labbra e uno sul naso. << Vedrai. Lo hai detto tu: non siamo più nei vecchi tempi. >>
    Non ebbi il tempo di replicare che dovetti lasciarlo scendere nell’arena.

    Il combattimento cominciò, e fin da subito si capì che gli avversari si eguagliavano in forza e agilità. Zaho puntava a ferirlo gravemente, se non addirittura a ferirlo; mentre Zuko puntava sul ferirlo in modo che non potesse essere di impiccio.
    Ad un certo punto il Firelord decise di usare il dominio del fulmine, mettendo l’avversario in seria difficoltà. Dopo un’ora di scontro, l’arena vide vincitore Zuko, che venne acclamato da tutto il pubblico.
    << Ho vinto, Zaho. >>
    << Fortuna. >>
    Il Firelord si rivolse a tutto il pubblico.
    << A quanto pare sono di nuovo il Firelord… >> Tutti scoppiarono in urla di incitamento e in risate. << Come primo proclama, dichiaro che Zaho venga condannato ai lavori forzati, che gli scienziati trovino il modo di privarlo del dominio del fuoco che lo rende una persona pericolosa. >> Altre urla di giubilo. << Sono a conoscenza che nel mio staff c’è una spia… >> Tutti si zittirono, compresa io: chi lo aveva informato? << Capisco di aver sbagliato con te; ma davvero eri l’ultima persona he mi sarei aspettato mi tradisse. Come mio secondo proclama, dichiaro che il matrimonio con la principessa della Terra, Volumnia, termina qui. Per ultima cosa… >> Di nuovo si zittirono tutti, però capii che lui sapeva già da tempo della moglie. << Vi prego, lasciatemi un mese per riprendermi da questa fatica: mi sono allenato così tanto… >>
    Allorché dal pubblico si udirono le voci: non doveva preoccuparsi, poteva riposare tranquillamente…
    Insomma, non ero l’unica ad amarlo.

    Il suo mese di riposo lo trascorremmo nella piccola isola deserta, solo noi due. Appena tornammo Zuko sollevò il professor Smith dal suo incarico di presidente della CL e nominò me, persona inadatta, visto che non mi sentivo in grado di adempiere a quel lavoro; ma nonostante tutto lui mi rassicurò.
    Dopo qualche mese mi chiese di sposarlo, e fu l’officiante del matrimonio di Karla e Alan. Ci sposammo dopo un anno, Karla fu la mia testimone, ed aveva già un bel pancione: dopo un altro anno rimasi incinta di due gemelli: Katara e Aang.
    Insomma, quello che fu sempre un sogno, divenne realtà…
    Ed io non potevo essere tanto grata alla vita e così felice di vivere, come in quegli istanti.
     
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