Passato nel futuro

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  1. MißSelene89
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    dominatore mediocre

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    Selene P.O.V.
    Il giorno dopo la mia vita riprese.
    Mentre facevo colazione accesi la TV e vidi il telegiornale: parlavano solo del ritorno del Firelord. Era perfettamente telegenico: sorrideva, ammiccava, era cordiale e quella cravatta era un peccato capitale…
    Si, perché sono dovuta fuggire dalla festa, dopo aver fatto un’intervista con lui: desideravo tirarlo per quella striscia di seta e portarlo in una stanza. Così agguantai Alan e corremmo a casa: quella fu l’unica volta che Alan riuscì a soddisfarmi.

    Mi recai alla CL, primo giorno da professoressa: finalmente potevo mandare avanti le mie ricerche su quelle malattie distruttive a cui non c’era cura, e senza interruzioni, né supervisioni.
    Ma lui doveva venire alla CL; doveva presentarsi in camicia e CRAVATTA!
    Maledetta me che gli ho mostrato quegli indumenti.
    In più quella grandissima stronza di Karla mi dice di portarlo nella stanza del sesso, situata nel vano caldaie! Certo che lo avrei portato, ma diamine! Dovevo troncare la cosa, altrimenti saremmo degenerati…

    Alla fine lo portai nel mio laboratorio. Lo vidi incuriosito dalle varie provette, alambicchi, becco bunser, backer… Si capiva che era un uomo colto, avido di sapienza.
    Ma lo avevo portato lì per chiudere. Definitivamente. << Allora? >>
    << Un semplice “allora”? >>
    << Zuko… >> “Cavolo! Distanze, questo è il primo passo.” << Firelord, non ho tempo da perdere. >>
    Magari vedendo la freddezza avrebbe capito da sé. << Puoi chiamarmi Zuko, tranquillamente. >> Invece doveva essere maledettamente ottuso. << E poi cosa avresti da fare? Preparare la cerimonia? >>
    Giurai di aver sentito una nota di gelosia in questa espressione, ma lasciai cadere: dovevo chiudere. << Per quello non ce n’è bisogno, se ne occuperà un’agenzia specializzata. Ma io ho delle ricerche importanti da fare. >>
    << Del tipo? >>
    “Cavolo! Demordi, rinuncia!” << Ricerche su malattie incurabili. Grazie alla criogenia, possiamo congelare i malati e avere il tempo di elaborare una cura. >> Visto che era così curioso, perché non soddisfarlo?
    << Voglio fare l’amore con te. >>
    Cinque semplici parole e il mio cuore era letteralmente balzato fuori dal petto. Non poteva farmi questo! Non poteva chiedermi di cedergli ancora! Perché non mi sarei più fermata. Avrei mandato allo sfatascio un matrimonio agognato da anni. E se poi non ne valeva la pena? Risi, perché dovevo sembrargli perfida, dovevo fargli capire che lo avevo usato per distrarmi.
    << No. Basta. Io e te abbiamo chiuso. Io sto per sposarmi. >>
    << Ma mi desideri. >>
    “Eccome se ti desidero.” Trattenni l’impulso di mordermi il labbro sapendo che a lui faceva impazzire; e quello che volevo evitare era uno Zuko eccitato, con la tensione sessuale che era già alle stelle. << Non farti strane idee: tutte le donne ti desiderano. Io non faccio eccezione. >>
    Forse mettermi al livello delle altre, dovrebbe aiutare. Invece mi si avvicinò, mandandomi gli ormoni alle stelle. << Ma sei l’unica ad essere ricambiata. >>
    Questo non sapevo se classificarlo come colpo di grazia o un colpo basso. Fatto sta che era un colpo duro da mandare giù. << Per favore. Non rovinare la mia vita. >>
    Chiudere. Mi avviai alla porta, gliela aprii e gli feci cenno di andarsene. Così l’avrebbe capito, no?
    << Un ultimo bacio? >>
    << Per poi passare ad altro? >>
    Lo conoscevo, sapevo perfettamente che non sarebbe stato solo un bacio; inevitabilmente ci saremmo ritrovati nudi sulla scrivania a cedere ai nostri impulsi più reconditi.
    Ma mi sorprese, mettendosi le mani dietro la schiena. << Sarai tu a comandare. >>
    Addio buoni propositi. Doveva essere mio!
    Lo agguantai per la cravatta e posai le mie labbra sulle sue; la mano destra stringeva la striscia di seta, mentre la sinistra era affondata nei suoi capelli. Mi gustai la squisita morbidezza delle sue labbra carnose, il loro sapore di uomo, ogni piccola piega; gli umettai le labbra con la punta della lingua, e lui rispose. Cominciammo a morderci le labbra dolcemente, ma con possessione: lui era mio ed io ero sua. Poi sentii la sua lingua accarezzare la mia, e mi lasciai letteralmente andare: le nostre lingue si cercavano, si trovano, duellavano.
    Quando sentii che la mia mano sinistra stava scivolando sui suoi pettorali, che sapevo ben sodi, mi staccai. Ansimavo e se non lo avessi mandato via, gli avrei allacciato le gambe ai fianchi e addio buon senso.
    << Adesso sparisci. >>
    << Sarai l’unica che potrà tornare. Sai dove trovarmi, anche se vuoi solo svagarti. Ciao, mia dolce amica. >>
    Quel casto bacio, dato così, quasi alla leggera, mi fece vacillare.
    Chiusi la porta e mi ci appoggiai sopra: avevo chiuso.

    Passarono un paio di mesi, il mio matrimonio era alle porte, così come il mio nuovo lavoro: dovevo riportare tra noi, un altro essere del passato.
    Infatti mi stavo accingendo ad andare alla stanza dove avevano messo la capsula.
    Aprii la capsula e mi trovai di fronte un uomo alto e muscoloso, prorompente, con capelli castani e occhi ambrati, e una strana barba, sembrava un hamish.
    << Benvenuto nella nostra epoca. Ricorda qualcosa del suo passato? >>
    << Ricordo tutto, donna. >>
    Già mi stava antipatico. << Bene. Allora può cavarsela anche da solo. >>
    << Donna! Torna indietro. >>
    Mi girai e mi avvicinai a lui, e non perché me lo avesse detto. << La prossima volta che ti rivolgi ancora così, a me, ti sotterro. >>
    Mi guardò allibito. << Hai la tenacia di una donna della tribù dell’acqua. >> Mi guardò con più attenzione. << Sono il comandante Zaho, al servizio del signore del fuoco Ozai. >>
    << Spiacenti. Sei solo Zaho. >>
    E lo lasciai.
    Poi rammentai: era l’acerrimo nemico di Zuko! Perché lo avevano risvegliato?
    Dovevo rincontrarlo e avvertirlo. Sicuramente lui era allo scuro di tutto.


    L'idea di rimettere in mezzo Zaho mi è venuta così, ma ho chieso parere, quindi ringraziate anche la piccola Shu...U.U
     
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12 replies since 26/7/2014, 12:58   180 views
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