Passato nel futuro

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  1. MißSelene89
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    dominatore mediocre

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    Rompere la routine (parte 2)
    Zuko P.O.V.
    Mi portò a visitare parte della città, facendomi scuola durante il tragitto: mi raccontò cosa successe in questi ultimi decenni.
    L’ascoltavo rapito, quando la mia attenzione fu attratta da una scritta: “IL SEPOLCRO DEI FONDATORI DI REPUBLIC CITY”. << Cosa c’è lì? >>
    Lei guardò. << Il vostro corpo… >>
    << “I fondatori”, oltre al mio, chi c’è? >> Vedendo che non rispondeva, andai.
    << Aspettate! >> Mi si parò davanti. << Non credo dovreste entrare. >>
    << E per quale motivo? >>
    << Potrebbe essere uno shock per voi vedere il vostro corpo… >>
    Le presi una mano e la posizionai sul mio petto, all’altezza del cuore. << Il mio corpo è qui con te. >>

    Selene P.O.V.
    Con quale coraggio potevo dirgli che lì dentro c’era il cadavere del suo migliore amico?
    Non mi diede ascolto ed entrò, così lo seguii.
    Appena vide il suo amico vidi che serrò i pugni e la mascella.
    << Cosa ci fa, Aang qui? >>
    Rimasi sorpresa.

    Zuko P.O.V.
    << Non è il suo posto… >>
    << Anche io la penso allo stesso modo… >>
    La zittii. << Non capisci. Katara espresse l’ordine di essere seppellita con lui. >> Mi guardai intorno. << Dov’è Katara? >>
    << Non c’è… >>
    Rimasi allibito e in un attimo fui investito dai ricordi, gli ultimi della mia precedente vita.

    Katara era ormai anziana e non aveva più nulla da insegnare, ed era gravemente malata; così la invitai a palazzo per farle vivere in tranquillità i suoi ultimi giorni.
    Mi presi cura di lei in ogni modo: le stavo accanto, l’accompagnavo a fare una passeggiata.
    In quel periodo provai un affetto più profondo nei suoi confronti e lei se ne accorse. << Zuko, anche se sono anni che Aang è morto, io amerò sempre lui… >>
    << Lo so, Katara. >>

    Un giorno andai a farle visita, e vidi che la sua ora era quasi giunta, che non riusciva più ad alzarsi dal letto.
    << Vedo che stai sempre in salute. >>
    << Idiota… >> Tossì. << Era Sokka quello che faceva questo tipo di battute. Tu eri il principe cupo e dannato. >>
    Sorrisi. << Beh, visto che siamo rimasti solo noi, pensavo di fare cosa gradita. >>
    Sorrise anche lei. << Ti aspetteremo tutti a braccia aperte, Zuko. >> Mi sentii pizzicare gli occhi: non ero pronto a dirle addio. << Avrei una richiesta… >>
    << Qualsiasi cosa… >>
    << Seppelliscimi con Aang, fa in modo che non ci dividano più, per favore. >>
    << Si. >>


    Ero seduto su una sedia, stavo piangendo. << Non sono riuscito a mantenere la promessa…. >>
    << Non è colpa tua… >> Selene mi poggiò una mano sulla spalla.
    << Non capisci, avrei dovuto fare in modo che NESSUNO trovasse la loro tomba. >>
    << Usciamo da qui. Andiamo a casa… >>
    La seguii.

    Quando entrammo lei gridò. << Alan! Sono tornata! >>
    Da dietro un muro uscì un energumeno tutto muscoli e niente cervello, che si avvinghiò alla mia amica, baciandola e palpandole il culo. << Tesoro, non vedevo l’ora del tuo ritorno… Lo senti? >>
    “Diamine, un cane in calore…”
    << Alan, abbiamo viste. Lui è Zuko e starà con noi per una settimana; Zuko, lui è Alan, capitano della squadra nazionale di rugby e mio futuro marito. >>
    << Piacere. >> Mi strinse la mano; o meglio, provò a stritolarla.
    “Hai capito già qualcosa? Non ci credo.”
    << Come mai starà qui? >> Neanche la fece rispondere. << C’è un piccolo problema, la cena è solo per due… >>
    << Fa nulla, la divideremo in tre e poi ordineremo qualcosa da mangiare da asporto. >> Si avviò e mi fece cenno di seguirli. << Comunque, Zuko è il lavoro che mi permetterà di essere professoressa. >>
    Lui mi guardò. << Allora dovrò ringraziare te, quando sarà mia moglie. >>
    << Figuriamoci… >> Lo odiavo: odiavo il suo modo di guardarla, il suo modo di toccarla, e odiavo quando la baciava per ogni minima cavolata.

    Cenammo, poi Alan andò a dormire; mentre lei lavava i piatti.
    Ad un certo punto lasciò tutto. << Seguitemi, vi faccio vedere la stanza. >> La seguii. << Come vedete… >>
    La interruppi. << Per favore, dammi del tu e basta. Non farlo solo davanti a lui. >>
    << Ok. >> Si guardò un attimo intorno, poi proseguì. << Hai una stanza a completa disposizione: quello è il letto, un divanetto, una poltroncina e questo è il bagno. >>
    Nel frattempo che lei mi indicava la stanza, dove potevo trovare lenzuola pulite, asciugamani e dove potevo mettere i vestiti, io avevo chiuso la porta a chiave e nascosto la chiave.
    << Una stanza degna di un re. >>
    << E’ il privilegio di avere un loft. >> Fece il punto della situazione, poi riprese. << Fa come se fossi a casa tua; io vado di là a finire di sistemare… >>

    Selene P.O.V.
    Misi la mano sulla maniglia e constatai che era chiusa a chiave, ma la chiave era sparita.
    Mi girai. << No… Non con Alan in casa… >>
    << Quindi quando non c’è… >> Che sorriso: sapevo cosa aveva in mente.
    << Neanche. Ridammi la chiave e fammi uscire… >>
    Scosse la testa e mi bloccò alla porta.
     
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