Passato nel futuro

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  1. MißSelene89
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    dominatore mediocre

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    La mattina dopo, la solita routine: sveglia prima della sveglia, doccia, sveltina con Alan, vestiti, latte e cacao, borsa, chiavi e alla CL. Ma oggi cominciava il mio lavoro: potevo dire già di non essere più una stundessa tirocinante.
    Arrivai alla CL, salutai Ana, negli spogliatoi salutai Karla, poi andai dal viscido... Ehm, dal professor Smith. << La stanza è la numero 100, eccoti le chiavi. Buon lavoro. >> Il tutto detto con lo sguardo perso nella mia scollatura.
    Presi le chiavi e mi diressi alla camera.

    Era la camera di lusso: la più grande di tutte. Entrai e vi trovai la capsula, con dentro la persona; allora capii. "Maledetto porco! Ha usato i miei esperimenti! Ha già riportato in vita questo, io dovrò solo fare il lavoro di discriogenarlo (NdA:? Si dice così?). Però con questo potrò comunque dire addio al titolo si studentessa."
    Non sapevo chi ci fosse nella capsula, visto che era chiusa ermeticamente ed aprirla era, oltre che impossibile, sconsigliabile: impossibile perché aveva una serratura che andava a tempo, un mese e si sarebbe aperta da sola; sconsigliabile perché avrei messo a repentaglio la vita della persona al suo interno.
    Cominciai a portare dentro tutti i macchinari necessari per monitorare la persona, ma era una procedura lunga: ero da sola, e i macchinari pesavano, così portavo un macchinario al giorno e controllavo che funzionasse, poi mi chiudevo in laboratorio.
    Finita la giornata andavo a far visita alla tomba dell'Avatar e del Firelord; fu grande la mia sorpresa quando scoprii che il Firelord non c'era più; ma nonostante tutto andai comunque ogni giorno a far visita all'Avatar, che anche aveva fatto molto per la città.
    Per tutto il mese la mia vita proseguì così, sempre uguale.
    Quando arrivo la mattina decisiva.

    Mi svegliai 15 minuti prima della sveglia, la spensi e andai a fare la doccia; stranamente quella mattina non venni raggiunta da Alan per la solita sveltina; ritornai in camera e lo trovai che stava ancora dormendo.
    "Strano..." Lasciai perdere, forse era stanco; presi i vestiti che avrei indossato quel giorno: guepiere di raso rosso coperto di merletto nero, autoreggenti nere con la fascia di merletto nero, reggicalze nero, un paio di slip, che mettavano in risalto i miei glutei, di raso rosso coperto da merletto nero, gonna tubino nera e camicetta rossa.
    La sveglia di Alan suonò, e notai che era l'ora in cui di solito stavo sotto il getto dell'acqua e non potevo sentire nulla. "Quindi ogni mattina mette la sveglia." Mi nascosi e vidi cosa voleva fare.
    Andò in bagno e lo sentii dire. << Ma come...? >> Ne uscì. << Sei già vestita? >>
    << Si, stamattina mi sono svegliata molto presto e ne ho approifittato. >>
    << E io? >>
    Mi si avvicinò con quell'intento, e io lo allontanai. << Mi farai fare tardi. >>
    << Ma se hai detto che ti sei svegliata in anticipo... >>
    << Lo so, ma può darsi che il mio progetto sia già sveglio. >> Mi guardò interrogativamente. << Non posso dirti di più. >> Bevvi il mio latte e cacao, presi la borsa e le chiavi, indossai le scarpe col tacco di 10 centimetri, e mi avviai all'uscita. << A stasera! >>
    << Hey! Mi lasci così? >>
    Mi avvicinai a lui, lo baciai e gli accarezzai il pene. << Puoi pensare da solo ad allevviare la tua bandiera... >> E uscii.

    << Buongiorno, signorina Selene. Oggi la vedo radiosa. >>
    << Buongiorno, signorina Ana. Si, oggi sono più felice del solito. >>
    Andai agli spogliatoi tolsi gonna e camicia e infilai il camice, senza togliere le scarpe col tacco, poi mi diressi alla stanza 100; ma durante il tragitto notai che tutto il genere maschile, che lavorasse o meno alla CL, mi guardava soddisfatto, soprattutto le gambe; così andai a vedermi ad uno specchio: da sotto il camice si vedeva il merletto nero della fascia delle autoreggenti. Pensavo fosse qualche altra cosa.
    Mi sistemai e andai alla stanza.

    Ero davanti alla stanza 100, bussai, ma dopo cinque minuti che non ottenni nessuna risposta entrai. "Possibile che non si sia ancora svegliata?" Una volta entrata vidi la stanza vuota e la capsula vuota e aperta. "Oddio, che fine ha fatto?"
    Dopo poco sentii la porta sbattere: qualcuno l'aveva chiusa.

    Il Firelord è tornato
    Mi girai come se fossi in un film horror di serie B. Era un uomo, all’incirca sui 26 anni: alto, robusto, muscoloso… Eccitato. Alzai la testa per guardarlo in viso: un piccolo pizzetto nero, capelli lunghi fin sotto le spalle neri, due ambre perfette al posto degli occhi e una vistosa ustione sul lato sinistro del volto.
    Mi portai le mani alla bocca: avevano risvegliato il Firelord Zuko. << Voi… >>
    Sul viso un sorriso pieno di malizia. Aveva la mano poggiata sulla porta, che pian piano scese a chiuderla a chiave. << Dove mi trovo? >>
    Dovetti deglutire più volte. << Alla CL. >> Alzò un sopracciglio. << Scusi. Alla Cryogenic Life, nella città di Republic City. >>
    << Republic City? >>
    << Può sembrare strano ma siamo nel 3000, quindi troverete tutto diverso. >>
    Ero con le spalle contro la capsula, incapace di muovere un solo muscolo, completamente affascinata dall’uomo che mi era davanti. Mi si avvicinò, il mio respiro cominciò ad affannarsi, mi accarezzò la guancia sinistra, poi scese lungo il collo, fino ad incontrare il primo bottone del camice: lo sbottonò completamente, lasciandomi seminuda, e scrutandomi. Gli piaceva ciò che vedeva, perché lo vidi indurirsi ancora di più; a quel punto mi bagnai, ero completamente fradicia, lo sentivo.
    “Neanche a farlo apposta, ho messo il completo più sexy che possiedo…”
    Mi slacciò la guepiere, spogliando i miei seni: li guardò, poi cominciò ad accarezzarli dolcemente, passò il pollice destro sul capezzolo sinistro, che emerse immediatamente. Lui sorrise soddisfatto; si chinò sul mio seno: cominciò a baciarlo delicatamente, poi con la lingua fece movimenti circolari attorno al capezzolo, le mie mani corsero ad intrecciarsi ai suoi capelli, lo sentii succhiarmi il capezzolo mandandomi in estasi; mi abbassò gli slip, mi accarezzò il clitoride, mi infilò due dita dentro e in contemporanea mi mordicchiò il capezzolo. Non riuscii a trattenere il grido.
    Si staccò, sfilando le dita e leccandosele; mi portò al letto, mi ci fece stendere, lasciando fuori il fondoschiena, mi divaricò le gambe e mi penetrò: entrò dentro con un solo colpo, secco e duro; trattenni il respiro; lui cominciò a muoversi, frenetico, con foga, con forza, come un animale selvaggio tra le mie gambe. Il ritmo serrato mi portò a più di un orgasmo: dopo 3 anni avevo ciò che volevo; un uomo tra le cosce in grado di soddisfarmi a pieno.
    Dopo un’oretta, in cui mi aveva presa in tutte le posizioni possibili, venne anche lui.
    Avevo fatto sesso con il Firelord Zuko.

    Zuko P.O.V.
    Mi svegliai: ero rinchiuso in una strana stanza. “Non ero morto?” Aprii la porta e mi trovai in un’altra stanza, più grande. Vidi una porta e vi entrai; appena aperta la porta mi ritrovai di fronte il mio riflesso: i miei capelli, così come il mio pizzetto, erano neri; le rughe scomparse. “Sono ringiovanito?”
    Capii che qualcosa non andava. Sentii bussare alla porta, poco dopo vidi entrare una ragazza, una gran bella ragazza, che si avvicinò a quella che sembrava una cella. Di soppiatto mi avvicinai alla porta e la chiusi, facendola sbattere.
    Si girò lentamente: lunghi capelli neri dai riflessi blu e ciocche fucsia, gambe tornite, labbra carnose e rosse, occhi magnetici blu oceano e un filo verde acqua intorno alle pupille. Mi squadrò; poi si portò le mani alla bocca. << Voi… >>
    “A quanto pare mi conosce.” Le sorrisi con malizia: era bella, troppo. Con la mano che avevo poggiato alla porta la chiusi a chiave. “In trappola.” << Dove mi trovo? >>
    La vidi deglutire più volte. << Alla CL. >> Alzai un sopracciglio. << Scusi. Alla Cryogenic Life, nella città di Republic City. >>
    “Quella Republic City?” << Republic City? >>
    << Può sembrare strano ma siamo nel 3000, quindi troverete tutto diverso. >>
    Era con le spalle contro la cella, incapace di muovere un solo muscolo, completamente affascinata da me. Mi avvicinai, il suo respiro cominciò ad affannarsi, le accarezzai la guancia sinistra, poi scesi lungo il collo, fino ad incontrare il primo bottone del camice: lo sbottonai completamente, lasciandola seminuda, e scrutandola. Mi piaceva ciò che vedevo, perché mi sentii indurire ancora di più.
    Le slacciai quella specie di gabbia che intrappolava i suoi seni, scoprendoli: li guardai, poi cominciai ad accarezzarli dolcemente, passai il pollice destro sul capezzolo sinistro, che emerse immediatamente. Sorrisi soddisfatto; mi chinai sul suo seno: cominciai a baciarlo delicatamente, poi con la lingua feci movimenti circolari attorno al capezzolo, le sue mani corsero ad intrecciarsi ai miei capelli, le succhiai il capezzolo mandandola in estasi; le abbassai il pezzo di stoffa che copriva la sua dolce caverna, le accarezzai il clitoride, le infilai due dita dentro e in contemporanea le mordicchiai il capezzolo. Non riuscì a trattenere il grido.
    Mi staccai, sfilando le dita e leccandomele; la portai al letto, la feci stendere, lasciando fuori il fondoschiena, le divaricai le gambe e la penetrai: entrai dentro con un solo colpo, secco e duro; trattenne il respiro; cominciai a muovermi, frenetico, con foga, con forza, come un animale selvaggio tra le sue gambe. Il ritmo serrato la portò a più di un orgasmo.
    Dopo un’oretta, in cui l’avevo presa in tutte le posizioni possibili, venni anche io.
    “Un’amante perfetta.”

    Esami
    Zuko P.O.V.
    Dopo aver finito la guardai: era bellissima, lì completamente nuda sul letto con le gambe ancora divaricate.
    Mi sentii girare la testa, la nausea montare e la vista appannarsi, poi vidi il pavimento avvicinarsi pericolosamente.

    Selene P.O.V.
    Lo vidi crollare a terra e mi spaventai. Dovevo metterlo sul letto e approfittare della situazione per fargli tutte le analisi e visite.
    Provai ad alzarlo, ma pesava il triplo di me, così pensai di farlo rinvenire.
    Presi la fiala degli odori e mi avvicinai a lui, solo dopo mi resi conto di essere ancora nuda. Così mi vestii e gli avvicinai la fiala al naso.
    Rinvenne e lo aiutai a mettersi a letto. Mi seguì senza protestare, e approfittando del fatto che fosse ancora stordito, gli preparai la siringa con la morfina.
    << Cosa stai facendo? >>
    << Questa è morfina: la dose che ti somministrerò basterà per quello che devo fare, farai un bel sonno tranquillo, Firelord. >>
    Sorrise: pieno di malizia, che mi venne voglia di cavalcarlo. << Un nuovo gioco? >>
    Gli sorrisi a mia volta con malizia. << Mi piace che le mie prede siano coscienti. >> Gli somministrai la morfina. << Buonanotte, Firelord. >>

    Accertatami che la morfina avesse fatto il suo dovere, presi due paia di manette e lo legai al letto; poi cominciai a visitarlo: gli feci qualche prelievo di sangue, auscultai il petto e il ventre, gli feci radiografie, ecografie, gli misurai la pressione sanguigna, gli feci un elettrocardiogramma. Insomma, mi diedi da fare.

    Misi l’ultima fialetta di sangue ad analizzare, e mi avvicinai a lui nell’attesa.
    “E’ davvero un bell’uomo.” Per molte donne quella cicatrice sarebbe stato solo uno scempio, per me era diverso: quella cicatrice gli conferiva un’aria da uomo, senza avrebbe avuto un viso troppo delicato, troppo effeminato per i muscoli che si portava dietro. I muscoli… Gli passai una mano sui pettorali. “Sono veramente sodi…” Mi morsi il labbro inferiore. La mano scese fino ad incontrare la cicatrice sullo stomaco. Due cicatrici così grandi: quella al volto procuratagli dal padre in uno scontro ad Agni Kai, all’età di 13 anni; quella allo stomaco procuratagli dalla sorella nell’ultimo scontro ad Agni Kai, se la procurò per proteggere quella che poi divenne la moglie dell’Avatar Aang, suo migliore amico.
    Vidi l’effetto che aveva avuto questa lunga e lenta carezza e capii che si stava svegliando; così lo abbandonai e con la scusa di leggere i risultati di alcuni esami mi allontanai.
    << Non pensavo di trovarti qui, una volta aperti gli occhi. >>
    Mi girai. << Senza lasciarti nulla? >>
    Notò che lo avevo legato al letto. << Cos’è un altro gioco? >> Quel sorriso: mi istigava a saltargli addosso con le gambe aperte.
    Lo guardai con malizia. << Ve l’ho detto: quando mangio le mie prede, mi piace che siano coscienti e libere. >> Preparai delle brocche piene di acqua fresca, e qualche cesto pieno di frutta. << Adesso devo andare a casa, ma tornerò domani. Vi lascio acqua e frutta in abbondanza. >>
    << E non mi liberi? >>
    << Quale mano usate per mangiare? >>
    << Qual’è la mano che ti ha dato piacere? >>
    Feci finta i non aver sentito, ma gli liberai il polso destro. << Ecco. Buonanotte, Firelord. >>
    Mi attirò fino a farmi cadere sul letto. << E il bacio della buonanotte? >>
    Mi avvicinai a lui, ma invece di baciarlo sulle labbra, lo baciai sulla guancia, agguantai la cartella con gli esami e scappai.

    Zuko P.O.V.
    Mi svegliai e la vidi mettere una fialetta in una macchina; quando si girò chiusi subito gli occhi, e la sentii avvicinarsi.
    Mi passò una mano sui pettorali. “Ma guarda, approfitta della situazione…” La mano scese fino ad incontrare la cicatrice sullo stomaco: quella procuratami da mia sorella nell’ultimo scontro ad Agni Kai, me la procurai per proteggere Katara, in fondo Aang era pazzo di lei, se le fosse successo qualcosa mi avrebbe ammazzato.
    La sua lenta e lunga carezza, però sorbì il suo effetto: me lo fece indurire. Lei doveva averlo notato, perché tolse la mano e la sentii allontanarsi. La vidi girata di spalle intenta a leggere un foglio.
    << Non pensavo di trovarti qui, una volta aperti gli occhi. >>
    Si girò. << Senza lasciarti nulla? >>
    Notai che mi aveva legato al letto. << Cos’è un altro gioco? >> Le sorrisi con malizia, perché sapevo che la faceva bagnare, e io la volevo bagnata.
    Mi guardò con la stessa malizia. << Ve l’ho detto: quando mangio le mie prede, mi piace che siano coscienti e libere. >> Preparò delle brocche piene di acqua fresca, e qualche cesto pieno di frutta. << Adesso devo andare a casa, ma tornerò domani. Vi lascio acqua e frutta in abbondanza. >>
    << E non mi liberi? >>
    << Quale mano usate per mangiare? >>
    << Qual è la mano che ti ha dato piacere? >> La vidi arrossire, leggermente. “E magari ti sei anche bagnata…”
    Fece finta i non aver sentito, e mi liberò il polso destro. << Ecco. Buonanotte, Firelord. >>
    L’attirai a me sul letto. << E il bacio della buonanotte? >>
    Mi si avvicinò, ma invece di baciarmi sulle labbra, mi baciò sulla guancia, agguantò qualcosa e scappò.
    “A domani, gattina…”

    Selene P.O.V.
    Arrivata a casa salutai Alan, chiedendogli scusa per non esserci stata a cena, e mi convinse a fare sesso.
    << Me lo devi, visto che stamattina mi hai lasciato senza. >>
    Feci sesso con lui, ma dopo un po’ immaginai di fare sesso con Zuko, ma comunque rimasi insoddisfatta.

    Aspettai che il colosso dormisse profondamente e lessi i risultati delle analisi: il Firelord era in perfetta salute, ciò voleva significare che molto probabilmente lo avrebbero presentato alla comunità. Dopo un paio d’ore mi addormentai, sognando Zuko sopra di me.

    Non riesco a resistergli
    Selene P.O.V.
    Il giorno dopo, la mia solita routine riprese: sveglia cinque minuti prima della sveglia, sveltina sotto la doccia con Alan, vestiti e colazione. Ma per l’occasione avevo scelto dei vestiti particolari: guepiere e perizoma di pizzo nero trasparente, reggicalze nere e autoreggenti nere con la fascia di pizzo nero, un vestitino cinese con una generosa scollatura a cuore e scarpe col tacco dodici.
    Salutai Alan e scappai.

    Prima di andare alla CL dovevo fare delle commissioni: andai al sepolcro di Aang e Zuko, e scoprii che non ci si poteva più avvicinare al Firelord. “Evidentemente lo hanno sostituito e per non fare vedere le differenze hanno messo il nastro.” Poi andai a fare compere per il Firelord: qualche paio di jeans, qualche camicia, qualche cravatta, qualche giacca, qualche paio di scarpe comode, e un completo elegante compreso di scarpe.

    Arrivata alla CL andai prima dal viscido. Bussai alla porta e, dopo che mi si intimò di entrare, entrai.
    << Buongiorno, professor Smith. >>
    << Buongiorno, signorina. >>
    << Vi ho portato i risultati delle analisi e degli esami della persona che mi avete affidato. >> Li prese e diede una breve scorsa. << Il mio lavoro non è finito, quindi mi chiedevo quando… >>
    << Le farò sapere in giornata, signorina. La ringrazio. >>
    << Buongiorno e buon lavoro, professore. >>
    Uscii e mi avviai alla stanza 100.

    Ero davanti alla porta, bussai ed entrai. Lo spettacolo che mi si parò davanti era… Era seduto con il petto scoperto, aveva appena finito di bere, quindi aveva il bicchiere in mano, ma quello che mi colpì fu la protuberanza sotto il lenzuolo: era eccitato.
    << Buongiorno, avete visto sono tornata. >>
    << E mi libererai oggi? >> Il suo sorriso: cosa darei per togliergli quel lenzuolo…
    << Si. >> Posai i mille pacchetti che avevo in mano. << Questi sono vestiti per voi. >> Poi mi avvicinai a lui e lo liberai.
    Si sgranchì un po’ il polso, così mi allontanai, ma mi prese per un polso e mi gettò sul letto montandomi sopra. Mi strappò il camice, facendo saltare ogni singolo bottone, poi mi guardò. << Ma guarda, ti sei messa sexy per me? >> Con la mano mi accarezzò dal collo fino all’apertura della guepiere, cominciai ad ansimare; mi infilò una mano tra le cosce, mentre con l’altra mi apriva la guepiere a scoprire i seni. << Ma guarda sei già bagnata? >> Quella mattina appena mi vidi allo specchio pensai a cosa avesse pensato il Firelord, e mi eccitai, tanto da masturbarmi. Mi sfilò gli slip e mi penetrò: il piacere che provai fu troppo intenso. Mi si accasciò addosso, ringhiandomi nell’orecchio il suo piacere. << Mi fai impazzire. >> Venni gridando, poi non ricordo più nulla.

    Zuko P.O.V.
    Sentii bussare alla porta ed entrò, carica di sacchi di carta.
    << Buongiorno, avete visto sono tornata. >>
    << E mi libererai oggi? >> “Liberami, così te la farò pagare…”
    << Si. >> Posò i mille pacchetti che aveva in mano. << Questi sono vestiti per voi. >> Poi mi si avvicinò e mi liberò.
    Sgranchii un po’ il polso, lei si allontanò, ma la presi per un polso e la gettai sul letto montandole sopra. Le strappai il camice, facendo saltare ogni singolo bottone, poi la guardai. << Ma guarda, ti sei messa sexy per me? >> Con la mano le accarezzai dal collo fino all’apertura della gabbia, cominciò ad ansimare; le infilai una mano tra le cosce, mentre con l’altra le aprivo la gabbia per scoprire i seni. << Ma guarda sei già bagnata? >> Le sfilai il pezzo di stoffa che le copriva la caverna tra le cosce e la penetrai: l’urlo che cacciò mi diede alla testa. Mi accasciai su di lei, ringhiandole nell’orecchio il mio piacere. << Mi fai impazzire. >> Venne gridando, poi la lasciai sul letto addormentata.

    Ne approfittai per vedere cosa c’era in quei pacchetti. Trovai un paio di pantaloni e li infilai, ma non trovai lacci, solo un bottone e una strana apertura, alzai la linguetta e mi guardai allo specchio: i pantaloni mi stava su e mi stavano bene; poi trovai una specie di kimono pieno di bottoni, lo misi e lo abbottonai, ma constatai che al di fuori del pantaloni stava male, così riaprii i pantaloni e vi infilai la stoffa in più, per poi richiuderli.
    Mi girai e la trovai seduta sul letto; appena mi vide scese e mi si avvicinò: le sue mani sui miei pettorali, mi baciò il collo senza bisogno di alzarsi, le sue scarpe erano l’altezza giusta; il suo modo di baciarmi il collo era…
    La presi per i polsi e la sbattei contro il muro. “Sei mia!” Le palpai in malo modo i seni, riempiendomene le mani, le alzai le cosce sui miei fianchi e la penetrai di nuovo, con foga. Ero dannatamente eccitato. LEI mi eccitava così. Stavamo per venire entrambi, ma non volevo, così mi sfilai velocemente e la feci appoggiare al letto: la penetrai di nuovo, tirandola a me per i capezzoli. Il suono della sua voce era una dolce musica. Le stuzzicai il clitoride, e lei chiuse le gambe. “Troppo piacere da sopportare?” Chiudendo le gambe, con ancora me dentro, lo sentiva di più, anche io la sentivo di più: cominciai a pomparle frenetico, portando entrambi veramente vicini all’orgasmo. Mi sfilai di nuovo e la feci stendere sul letto e la penetrai di nuovo.
    << Zu…ko… >>
    “Così mi farai impazzire sul serio…” Le pompai dentro fino a liberarmi completamente, fino all’ultima goccia. “Chi dei due è schiavo dell’altro?”

    Selene P.O.V.
    Mi svegliai. “Mi ero addormentata?” Lo vidi mentre si vestiva, era una visione più eccitante del solito; scesi dal letto e mi avvicinai a lui: le mie mani sui suoi pettorali, gli baciai il collo senza aver bisogno di alzarmi sulle punte, le scarpe erano dell’altezza giusta; il suo respiro cominciò ad affannarsi…
    Mi prese per i polsi e mi sbatté contro il muro. Mi palpò in malo modo i seni, riempiendosene le mani, mi alzò le cosce sui suoi fianchi e mi penetrò di nuovo, con foga. Ero dannatamente eccitata. LUI mi eccitava così. Stavamo per venire entrambi, ma lui non voleva, così si sfilò velocemente e mi fece appoggiare al letto: mi penetrò di nuovo, tirandomi a sé per i capezzoli. Urlai per il piacere intenso. Mi stuzzicò il clitoride, e chiusi le gambe. “Ti prego… E’ troppo intenso…” Chiudendo le gambe, con ancora lui dentro, lo sentivo di più, ma anche lui mi sentiva di più: cominciò a pompare frenetico, portando entrambi veramente vicini all’orgasmo. Si sfilò di nuovo e mi fece stendere sul letto, penetrandomi di nuovo.
    << Zu…ko… >> Mi pompò dentro fino a liberarsi completamente, fino all’ultima goccia. “Chi dei due è schiavo dell’altro?”

    Mi si accasciò accanto, accarezzandomi la guancia e dandomi qualche casto bacio. Ci pensai: non mi aveva mai baciata, e io desideravo assaporare le sue labbra. Così appena mi baciò l’angolo della bocca mi girai e lo baciai; vedendo che stava immobile mi fermai anche io: mi guardava perplesso, non sapevo cosa fare. Poi mi prese il volto e mi costrinse ad aprire la bocca: mi infilò la lingua dentro, facendo con la lingua quello che non riusciva a fare con il suo sesso. Mi bagnai, e gli aprii le gambe.
    Stava per prendermi di nuovo quando sentii bussare alla porta. << Signorina, sono il professor Smith! >>
    “Cazzo!” << Un attimo solo professore! >> Riuscii a spingerlo via, mi rivestii e constatai che il camice era senza bottoni, così mi nascosi dietro al paravento e indossai quello di scorta; uscita da dietro il mio “nascondiglio” lo vidi che si alzava la cerniera dei jeans. “Un giorno te l’abbasserò io quella zip.” Poi aprii la porta.

    Zuko P.O.V.
    Mi accasciai accanto a lei, accarezzandole la guancia e dandole qualche casto bacio. Ci pensai: non l’aveva mai baciata, anche se desideravo assaporare le sue labbra. Le baciai l’angolo della bocca e lei si girò e mi baciò; mi bloccai, non mi aspettavo un gesto simile, e feci bloccare anche lei: la guardavo perplesso, non sapeva cosa fare. Le presi il volto e la costrinsi ad aprire la bocca: le infilai la lingua dentro, facendo con la lingua quello che non riuscivo a fare con il mio sesso. Si bagnò aprendomi le gambe.
    Stavo per prenderla di nuovo quando sentii bussare alla porta. << Signorina, sono il professor Smith! >>
    “Tempismo perfetto.”
    << Un attimo solo professore! >>
    Riuscì a spingermi via, si rivestii e constatò che il camice era senza bottoni, così si nascose dietro al paravento e ne uscì poco dopo, indossando un altro camice, mi vide mentre mi alzavo la strana apertura dei pantaloni, e notai il suo sguardo. “Mandalo via e finiremo.” Poi aprì la porta.

    Rompere la routine (parte 1)
    Zuko P.O.V.
    Entrò un uomo brizzolato, alto quanto me, ma flaccido. Si squadrò per bene la mia gattina, spogliandola con gli occhi. Poi si rivolse a me. << Salve, Firelord. Io sono il professor Smith. E’ grazie a me se siete potuto tornare tra noi. >>
    Notai lo sguardo torvo che gli lanciò la mia “dolce” amica. “Grazie a voi? Mi sa che è grazie a lei.”
    Poi si rivolse alla mia gattina. << Ma il lavoro non è finito. Tra una settimana verrà ripresentato alla “nuova” comunità; quindi, Selene.. >>
    “Selene, il nome della luna… Almeno conosco il tuo nome adesso, gattina. “
    << … Ti occuperai di “istruire” il Firelord. Per tutta la settimana puoi fare a meno di venire qui, prendila come una vacanza. E, ovviamente il Firelord non potrà stare da nessuna parte se non a casa tua. Abiti in un loft molto spazioso, vero? >>
    “ Questo è interessante: una settimana da solo con una gattina così.”
    << Ma professore, si dimentica che non vivo da sola. E se Alan non fosse d’accordo? >>
    “Alan?”
    << Signorina, per lei è più importante essere una professoressa o sposare il capitano della squadra nazionale di rugby? >>
    La vidi pensarci, o meglio: stringeva i pugni. << Come volete, professore… >>
    << D’altronde ti avevo proposto la via più semplice per essere professoressa, ma non hai voluto. Buona settimana, Firelord. Buon lavoro, Selene. >>
    << Stronzo, viscido verme… >> Glielo sentii sibilare in un sussurro.
    << Posso essere d’aiuto? >>
    << Credo che lei possa fare danni, ho lavorato sodo per arrivare fin qui. >>
    << Ma il merito del perché sono qui è tuo, giusto? >>
    << Seguitemi, vi racconterò tutto strada facendo. >>

    La seguii e mi fece aspettare in sala d’attesa, sotto gli occhi “famelici” di non so quante ragazze.
    Mi raggiunse dopo 30 minuti.

    Selene P.O.V.
    Ero negli spogliatoi per cambiarmi e non riuscivo a fare a meno di pensare a quel viscido stronzo. “Maledetto! Appropriarsi delle mie ricerche e spacciarle per sue!” Mi abbottonai il vestito, poi mi ricordai. “Diamine. Se il Firelord vede questa scollatura sono fritta.”
    I miei pensieri vennero interrotti da Karla. << Ciao, Selene. Ma hai visto il figaccio assurdo in sala d’attesa? Se non fosse per il fatto che il Firelord Zuko è in quella teca, direi che è lui ringiovanito. >>
    << Karla, mantieni il segreto: quello E’ il Firelord Zuko. >>
    Sgranò così tanto gli occhi, che per un attimo temetti che le cadessero. << Non ci credo. >>
    << Fidati. E tra una settimana verrà presentato al mondo. >>
    << Allora tra una settimana… Sarai professoressa? >>
    << Si. >>
    La baciai sulla guancia e andai. Anche se eravamo entrate insieme alla CL, lei era già professoressa, aveva scelto la via più breve: aprire le gambe al professor viscido.

    Lo trovai seduto con nonchalance, e notai che non aveva la cravatta, così decisi di rimediare, combinando un pasticcio.
    Mi avvicinai a lui, mi abbassai a prendere una cravatta dalla busta, e nel fare questo, non solo gli mostrai la scollatura, ma anche i seni: vidi chiaramente i jeans gonfiarsi, e la mano destra che si muoveva. Così, prima che facessimo qualcosa di assurdo in pubblico, lo invitai a seguirmi e lo piazzai davanti allo specchio nell’anticamera degli spogliatoi, un posto con gente.
    Presi una sedia e lo invitai a sedersi, poi mi sistemai dietro di lui e gli alzai il colletto della camicia. << Questa striscia di seta si chiama cravatta; tutti gli uomini che occupano una “certa” posizione le indossano. Va solo sulle camicie. Adesso vi farò vedere come annodarla, quindi guardate le mani; ogni sera vi allenerete, fin quando non riuscirete da solo. >>
    Lui ascoltò, così gli feci vedere come annodarla. << Quindi non ci sarai sempre tu ad annodarmela? >>
    << No. >> Quando ebbi finito il Firelord mi prese per un polso e mi fece andare davanti a lui; ovviamente in quel momento non c’era nessuno, tutti in pausa pranzo. << Cosa… >> Senza avere il tempo di reagire: mi alzò il vestito e mi abbassò il perizoma. Poi mi fece girare e sedere sulle sue gambe, facendomi tenere le gambe ben divaricate, davanti allo specchio. “Oh, no…” Avevo capito cosa voleva fare: dovevo vedere mentre mi eccitava, mentre mi prendeva. Lo vidi accarezzarmi il clitoride, con piccoli cerchi; poi lo vidi infilare le dita. Mi fece alzare, aprì i jeans per liberare il suo sesso, poi mi ci fece sedere sopra lentamente; ma io non lo volevo lentamente: vidi chiaramente come entrava dentro di me, quando mi abbassai velocemente su di lui, facendolo gemere dietro di me. Cominciammo a muoverci, lo vedevo dallo specchio, mi guardava.
    << Guarda come sei quando ti ecciti… Guarda come sei mentre ti scopo… >>
    E io lo feci: gli occhi lucidi, le pupille ingrossate, le labbra dischiuse, ingrossate e rosse per i morsi che mi davo. Ma guardavo anche lui: gli piaceva tantissimo il fatto che mi guardassi allo specchio. Vedevo il suo sesso sparire dentro di me e riapparire, ma io volevo di più. << Ti prego, Zuko… Di più…>>
    Lui accettò la mia richiesta, mi fece alzare e girare, così mi risedetti sulle sue gambe e mi lasciai penetrare con foga: lui mi teneva i fianchi, accompagnando i movimenti; io gli tenevo le mani sulle spalle, anche per farmi leva.
    Stavo per venire, e anche lui. Mi fece alzare di nuovo, per farmi sistemare nella posizione di prima. << Guarda mentre ti vengo dentro… >>
    Così guardai: vidi il suo sesso pompare energico dentro di me; vidi gli spasmi che aveva mentre si svuotava dentro di me, 3, 4 volte; e vidi un liquido fuoriuscire da me e imbrattare lo specchio e i jeans.
    Fu un orgasmo devastante…

    Zuko P.O.V.
    Mi trovò dove mi aveva lasciato. Mi si avvicinò, si abbassò a prendere una striscia lunga di seta dalla busta, e nel fare questo, non solo mi mostrò la scollatura a cuore, già generosa di per sé, ma anche i seni: i miei pantaloni si gonfiarono, inutile dire che la vista mi eccitò parecchio, mossi la mano destra per palparle il seno. Ma lei si staccò e mi invitò a seguirla; mi piazzò davanti ad uno specchio in un posto con gente che entrava e usciva.
    Prese una sedia e mi invitò a sedermi, poi si sistemò dietro di mi e mi alzò qualcosa sul kimono pieno di bottoni. << Questa striscia di seta si chiama cravatta; tutti gli uomini che occupano una “certa” posizione le indossano. Va solo sulle camicie. Adesso vi farò vedere come annodarla, quindi guardate le mani; ogni sera vi allenerete, fin quando non riuscirete da solo. >>
    Ascoltai. “La prima lezione, ha inizio…” Così mi fece vedere come annodarla. << Quindi non ci sarai sempre tu ad annodarmela? >>
    << No. >> Quando finì la presi per un polso e la feci andare davanti a me; avevo approfittato del fatto che erano spariti tutti. << Cosa… >> Senza avere il tempo di farla reagire: le alzai il vestito e le abbassai quella striscia di tessuto. Poi la feci girare e sedere sulle mie gambe, facendole tenere le gambe ben divaricate, davanti allo specchio.
    “Adesso guarda…” Volevo che vedesse mentre la eccitavo, mentre la prendevo. Mi vide accarezzarle il clitoride, con piccoli cerchi; poi mi vide infilare le dita. La feci alzare, aprii i pantaloni, liberando il mio sesso già duro e pronto, poi la feci sedere sopra lentamente; ma lei non lo voleva lentamente: vide chiaramente come le entravo dentro, quando si abbassò velocemente su di me, facendomi gemere dietro la sua nuca. Cominciammo a muoverci, mi vedeva dallo specchio, la guardavo. << Guarda come sei quando ti ecciti… Guarda come sei mentre ti scopo… >>
    E lo fece: si scrutò attentamente, eccitandosi più del solito; facendomi eccitare come un matto. Ma guardava anche me: vedeva che mi piaceva tantissimo il fatto che si guardasse allo specchio. Vedeva il mio sesso sparirle dentro e riapparire, ma voleva di più. << Ti prego, Zuko… Di più…>>
    “Come fare a non accettare questa richiesta? Se ti avessi conosciuta ai miei tempi….” La feci alzare e girare, così si risedette sulle mie gambe e si lasciò penetrare con foga: le tenevo i fianchi, accompagnando i movimenti; lei mi teneva le mani sulle spalle, per farsi leva. Stavamo per venire. La feci alzare di nuovo, per farla sistemare nella posizione di prima. << Guarda mentre ti vengo dentro… >> Così guardò: vide il mio sesso pompare energico dentro di lei; vide gli spasmi che aveva mentre mi svuotavo dentro di lei, 3, 4 volte; e vide un liquido fuoriuscirle e imbrattare lo specchio e i pantaloni. “A quanto pare non sei mai venuta così; e non hai mai provato queste emozioni. Bene: mi divertirò parecchio questa settimana…”
     
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