|
|
Metto il primo capitolo, poi, se la storia può interessare o interessa, continuo
Una giornata tipica E' mattina, apro gli occhi e guardo la sveglia: mancano cinque minuti prima che suoni, come ogni mattina; la spengo prima di svegliare il colosso al mio fianco. Mi alzo e vado in bagno: una doccia prima di tutto. Mi metto sotto il getto dell'acqua e ci sto per ben venti minuti prima di uscire; ancora gocciolante mi dirigo davanti allo specchio: le mie curve sono al punto giusto; le cosce ben tornite; i seni sodi, la mia terza si manteneva da sola, e ne andavo fiera. Mi stavo esaminando, quando vidi due mani enormi, poggiarsi sui miei seni. << Stai lontano, mi sono appena lavata e tu sei sporco. >> Si era svegliato, come ogni mattina, con l'alzabandiera. << Allora facciamo un'altra doccia insieme. >> Non ebbi il tempo di protestare che ero già sotto la doccia con lui. Mi stuzzicò un po' il clitoride, poi mi girò: avevo la faccia contro le mattonelle, quella era la posizione migliore per fare sesso in doccia. Mi allargò le gambe e mi penetrò. Lo amavo, ma non riusciva a darmi quello che volevo (che neanche io sapevo cos'era); venne nel giro di cinque minuti. Lo lasciai sotto la doccia e andai ad asciugarmi e a vestirmi. Preparai sul letto tutti gli indumenti: autoreggenti color carne, guepiere viola con reggicalze incorporate, slip viola, camicetta lilla e gonna tubino nera. Indossai un paio di scarpe col tacco, presi la borsa, andai in cucina a bare latte e cacao, presi le chiavi ed uscii. << Ci vediamo stasera, Alan! >>
Andai a piedi fino alla CL, in fondo era a soli 15 minuti. Il palazzo era moderno, tutto in vetro; all'interno c'era l'aria condizionata. I piani superiori ospitavano le stanze dei pazienti e gli uffici, ai piani inferiori c'erano i laboratori. << Salve, Selene. Oggi è una bella giornata, vero? >> << Si, signorina Ana. Buona giornata. >> Le sorrisi. Ana, eterna segretaria-addetta all'accoglienza: aveva all'incirca un centinaio di anni (scherzo), ma era abbastanza anziana, dolce, presumorosa e simpatica. Mi diressi agli spogliatoi, mi spogliai di gonna, camicia e scarpe e indossai il camice, che mi arrivava a metà coscia. Prima di andare ai laboratori dovevo andare dal professor Smith, così mi diressi al suo ufficio. Bussai alla porta. << Avanti. >> Entrai. << Oh, è lei, signorina Selene. >> Ed ecco quello sguardo da essere viscido. Non vedevo l'ora di diventare professoressa e dargli la lezione che si meritava. << Mi avevate chiamata. >> << La prego si sieda. >> Lo sapevo, come al solito sperava che gli facessi vedere al di sotto del camice; così mi sedetti e accavallai le gambe, senza dargli adito di vedere nulla. << Di cosa dovevate parlarmi? >> << Vorrei affidarti un incarico, che non dovrà sapere nessuno. >> Aguzzai le orecchie. << Sono a conoscenza dei tuoi "esperimenti". >> Si riferiva al fatto che ho provato a riportare in vita alcuni animali: ero partita con animali morti dopo pochi minuti, fino ad arrivare ad un massimo di un mese. << Dovreste portare in vita qualcuno. >> Da un lato mi si illuminarono gli occhi, dall'altro caddi nell'angoscia. << Professore, come sapete sono arrivata ad un massimo di un mese... >> << Non si preoccupi, lei si occuperà del risveglio. Seguirà la persona risvegliata a capire come funziona il nostro tempo. >> << Insomma dovrò monitorarlo e fargli da balia? >> << Se la sente? >> Ci pensai un po'. << Prenda una decisione, dopo pranzo mi darà una risposta. >> << La ringrazio professore, buona giornata e buon lavoro. >> Uscii dalla stanza frastornata: era un incarico importante che mi si stava affidando.
Al laboratorio continuai i miei esperimenti fino all'ora di pranzo, dove la passai in mensa. Nella mensa c'era un televisore gigante, sempre puntato sul telegiornale; la guardavo, ma con aria assente, per questo quasi mi strozzai quando vidi la notizia: avevano trovato i sepolcri della famiglia reale della Nazione del Fuoco, da Sozin ad Azula. << Vedo che la notizia ti ha proprio presa. >> Saltai letteralmente dalla sedia: era la mia migliore amica, dai tempi delle superiori, Karla. << Ero sovrapensiero. >> << Ti vedo delusa. Questo perché non hanno dato la notizia di avere trovato la tomba del Firelord Zuko? >> << La smetterai un giorno di prendermi in giro? >> Rise di gusto. << Lo sai, penso che abbia fatto molto. Altrimenti non ci sarebbe la sua statua, non credi? >> << Come vuoi. Ma vedi... >> Mi si avvicinò. << Il Firelord è qui a Republic City. >> La guardai scioccata: la tomba era a pochi passi dalla CL? << Lo sapevo! Non hai mai visitato Republic City! Dobbiamo rimediare. Appena finito il turno ti porto alla sua tomba. >>
Dopo pranzo ritornai dal viscido... Ehm... Dal professor Smith e gli dissi che sarei stata onorata del compito affidatomi. Poi nel tardo pomeriggio seguii Karla fino alla tomba del Firelord. << Vedi, siccome Aang e Zuko hanno fatto tanto per questa città, li hanno messi insieme. >> I corpi degli altri Avatar erano tutti in un cimitero, nella Nazione Neutra, fatto apposta per loro. << Selene, ti presento l'Avatar Aang e il suo migliore amico, il Firelord Zuko. >> Fece il gesto teatrale del "godetevi lo spettacolo" ed io entrai. Il primo corpo che vedevo era quello dell'Avatar: aveva poche rughe, infatti morì abbastanza giovane; un po' di barba, ma la cosa strana erano i capelli. Non ne aveva! Com'era possibile? Dopo la morte i capelli continuano a crescere per un bel po'. Feci il giro intorno alla tomba di Aang, fino a trovarmi di fronte la teca del Firelord. Mi si fermò il respiro. Nonostante fosse un uomo anziano era davvero bello: aveva poche rughe, nonostante fosse morto in veneranda età, come la barba; la cicatrice sul volto; un'espressione così seria e austera; le mani incrociate sullo sterno. Mi sarebbe piaciuto poter parlare con lui. << Selene, dobbiamo andare. >> Anuii, ma prima di uscire mi inchinai di fronte al Firelord, ripromettendomi di venire più spesso, poi mi inchinai anche davanti all'Avatar, in segno di rispetto. << Cosa ne dici di andare fuori? Oppure Alan ti vuole per sé? >> << Alan è agli allenamenti. >> Ogni volta che andavo a casa, Alan non c'era, e ogni volta finiva che mi addormentavo e non lo sentivo arrivare. << Andiamo a mangiare fuori. >>
Ci sedemmo in un piccolo ristorante, e parlammo del più e del meno. Karla: aveva avuto tanti uomini, ma nessun'anima gemella; anche lei scappò con me. Eravamo sulla stessa lunghezza d'onda. << Sai, da quando non siamo più nella Nazione del'Acqua dei cambiata. >> << In cosa? >> La guardai perplessa. << Sei più femminile, più sexy. Se fossi un uomo ti scoperei. >> Ridemmo. << Sei la solita, Karla! >> Ci lasciammo, augurandoci la buona notte e ognuno a casa sua.
Entrai a casa. << Bentornata, tesoro! >> Alan? A casa? << Cosa ci fai qui? >> << Oggi gli allenamenti sono finiti prima. >> Mi baciò. << Tutto bene? Cosa mangi? >> << Scusa, non pensavo che saresti tornato, così ho mangiato fuori con Karla. >> << Un giorno faremo una cosa a tre con Karla, vero? Mi eccita immaginarvi baciarvi, leccarvi, toccarvi... >> << Ho afferrato il concetto. Scusa Alan, adesso vado a dormire. Da domani sarò impegnata con un progetto importante. >> << Quello decisivo? >> Gli risposi dalla stanza da letto. << Direi proprio di si! Buonanotte! >> Mi spogliai completamente e andai a letto. L'indomani avrei mosso il primo passo per diventare professoressa.
Edited by MissSchiffer - 28/7/2014, 14:15
|
|