dare spessore a un personaggio

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    by Romina Tamerici

    Dare spessore ai personaggi: alcuni suggerimenti.

    Dare spessore ai personaggi è uno dei problemi più grandi che si incontra scrivendo un romanzo. [...]

    Descrizione fisica
    Non mi sono mai piaciute le lunghe descrizioni dei personaggi, tipiche di certi autori che descrivono ogni minimo dettaglio dei protagonisti, pagine e pagine sul taglio dei capelli, sulla lunghezza delle unghie, sul modo di vestire… Io credo che il lettore abbia diritto a un suo libero spazio di immaginazione e di crearsi un po’ il suo personaggio immaginario. Questo non significa che ci debba essere totale assenza di dettagli fisici: alcuni sono funzionali alla narrazione, per esempio, un dettaglio fisico può essere un elemento che fa progredire la storia. In questo caso, è sempre bene non introdurre il dettaglio nel momento in cui diventa funzionale alla narrazione. Deve entrare prima, in modo quasi casuale, al punto che al momento non deve sembrare necessario, così non sembrerà che l’avrete inserito solo per uscire da una situazione di empasse!
    Insomma, la regola è: qualche dettaglio ben calibrato, messo in punti strategici.

    Vediamo un esempio di descrizione, a mio avviso, poco riuscita:

    Anna era una ragazza che non aveva mai chiesto nulla alla vita, esile, fragile, come un vetro sottile. Vestiva senza far attenzione ai dettagli: una camicia e un pantalone elegante. Soltanto a volte un gioiello impreziosiva il lungo collo sottile, non portava orecchini e non sopportava gli anelli.
    E, poi, qualche capitolo dopo:
    Nessuno però avrebbe potuto immaginare che dietro il suo sguardo assente si celasse un mistero ben più profondo di una semplice angoscia di vivere. […]


    Il discorso non fila: la descrizione di Anna si concentra su tanti aspetti irrilevanti, mentre il dettaglio degli occhi, significativo per il proseguire della vicenda, è introdotto all’improvviso. Se il suo sguardo è così strano e cupo, come è possibile che non sia stato notato prima e riportato nella descrizione?
    Proviamo ora a fare un esempio di come rendere la descrizione più interessante:

    Anna era una ragazza che non aveva mai chiesto nulla alla vita, esile, fragile, come un vetro sottile. Camminava per la strada guardandosi attorno con timore, come se si aspettasse da un momento all’altro che qualcuno spuntasse fuori da un vicolo per aggredirla. I suoi occhi impauriti sembravano incavati, vuoti, lontani, così neri e scuri da sembrare inghiottiti in un abisso sconfinato.
    Poi, qualche capitolo dopo…
    Era lì, immobile, ma non stava ascoltando le parole dell’amica: nella sua mente vagavano ben altri pensieri. Nessuno però avrebbe potuto immaginare che dietro il suo sguardo assente si celasse un mistero ben più profondo di una semplice angoscia di vivere. […]


    Descrizione psicologica

    La mia parte preferita di una descrizione del personaggio è sicuramente quella psicologica. I miei personaggi prima di agire pensano, nel senso che prima li creo come esseri pensanti nella mia mente poi consento loro di agire in base alla loro natura. Anche in questo caso, lunghissime e inutili descrizioni psicologiche sarebbero fuori luogo. A volte per caratterizzare un personaggio basta poco e la sua psicologia deve essere evidente da come si comporta più che da un elenco di caratteristiche.

    Vediamo un esempio per chiarire.

    Marta era sempre stata una persona abitudinaria e puntigliosa, ma quel giorno stava proprio esagerando.

    Capite anche voi che è una descrizione psicologica piatta e senza vita? Eh, sì, diamole un po’ di profondità, facciamo sentire quanto è abitudinaria questa donna!

    Erano le 6.27. La sveglia di Marta cominciò a suonare, come ogni mattina. Lei la spense con un gesto rapido e sicuro della mano, proprio come faceva ogni giorno. Era sua abitudine rigirarsi ancora nel letto per un istante, ma alle 6.30, cascasse il mondo, appoggiava sempre il suo piede destro sulla ciabatta posta sul tappeto di fianco al letto, sempre nella stessa posizione, in modo da poterla indossare al primo colpo senza nemmeno accendere la luce. Ed ecco che così, anche quel 27 novembre, era cominciata la giornata e, quel giorno, le abitudini di Marta e la sua precisione sarebbero arrivati a livelli che nessuno avrebbe potuto prevedere.


    Descrizioni del linguaggio
    Un personaggio non è solo corpo e mente, ma ha anche un suo linguaggio, un suo modo di parlare e di esprimersi. Questa è la descrizione più difficile, almeno per me. È difficile non cadere nell’errore di far parlare ogni personaggio come noi, che sia uomo o donna, giovane o vecchio, educato o scortese, colto o incolto… e invece bisognerebbe tenerne conto.
    In un recente post sul congiuntivo ho parlato dell’italiano popolare che è il modo di esprimersi di un incolto e può essere molto utile per caratterizzare un personaggio non particolarmente scolarizzato. Dunque non mi ripeto, ma vi faccio ancora qualche esempio sull’importanza del linguaggio, questa volta basato sull’età.

    «Mamma, non crederai certo di poter sempre prendere le decisioni al posto mio! Che ne è stato del libero arbitrio, della libertà di parola? Quando potrò prendere in mano le redini della mia vita? Eh, quando?».

    «Mamma, c***o, la vita è mia e decido io, non ho più intenzione di ascoltarti, hai rotto!».


    Quale delle due frasi attribuireste a un figlio adolescente in cerca di libertà e quale a un uomo adulto, ancora troppo oppresso dalla figura materna? Va beh, credo vi siate già risposti da soli.

    I casi sono davvero troppi per dare qui una spiegazione esaustiva, ma basta che di fronte a un dialogo cerchiate sempre di immaginarvi il personaggio che parla: vi accorgerete subito se qualcosa non va.
    Riscrivendo il mio ultimo libro ho incontrato molti problemi con il linguaggio, in particolare in merito alle lingue straniere e ai dialetti. Mi sono chiesta: se un personaggio è di cultura popolare nella prima metà del ‘900 sicuramente non può parlare in italiano, ma posso scrivere un testo in dialetto rendendolo non comprensibile ai più? [...]

    Descrizione delle azioni
    Come per le descrizioni psicologiche anche le azioni devono essere mostrate più che raccontate. Un modo interessante per dare rilievo alle azioni e renderle più vive è quello di sfruttare elementi della comunicazione non verbale, che consentono di far percepire il vissuto emotivo legato a un’azione. [...]

    Conclusione
    Per qualsiasi descrizione ricordate che, come dicono molti saggi sulla scrittura, è sempre meglio “mostrare senza dire”… questo è il motto di ogni buon scritto!
    [...]

    E i vostri personaggi come sono? Piatti o tutto tondo? Reali o poco credibili?
     
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0 replies since 26/8/2012, 09:41   217 views
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