Il filo rosso del destino

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  1. AlexandraLux
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    Il filo rosso del destino

    completa: no (è divisa in tre episodi che rilascerò in questi giorni per lasciarvi il tempo di leggere e non intimorirvi per la lunghezza!)

    partecipazione: libera

    personaggi: Zuko, Suki, Sokka, Aang, Akai

    pairing: I pairing sono solo suggeriti e sta al lettore la "scelta", ma vorrei specificare che nella storia Sokka e Suki si sono lasciati nel periodo che intercorre tra "The Search" e la fanfiction.

    riassunto: La storia è ambientata dopo "The Search", Zuko ha finalmente ritrovato sua madre, ma Azula è scappata. Sarà proprio la notizia di un avvistamento di Azula da parte di Sokka ed Aang a riunire la Gaang.

    note: Come credo si sappia, ho una grande passione per l’arte, in tutte le sue forme. Il mio stile narrativo, in particolare, attinge all’arte visiva del disegno. In questo autoconclusivo non descrivo storie, quanto più cerco di raffigurare scene dai colori vibranti, riconoscibili. Più precisamente, pongo una particolare attenzione sul rosso e sulle sensazioni ad esso associate.
    Il “filo rosso del destino” si dice unisca due amanti per sempre (in giapponese Unmei no Akai Ito). È il titolo del racconto e non è un nome casuale: un personaggio della storia si chiama Akai. Ella è proprio il filo del destino a cui mi riferisco nel titolo. È il filo di cui nessuno conosce la provenienza né la meta. È il filo che ha unito le nostre vite eternamente, o ci ha illuso di averlo fatto. Noi vediamo solo un tratto di esso, mentre questi percorre il suo cammino, e crediamo ce ne renda partecipi. Akai, per me, non è né la partenza né la destinazione. Akai è il mezzo.
    Attraverso di lei, ripercorriamo stralci di vita dei personaggi, sentimenti primari come affetto, amore, gelosia, paura, rispetto, odio. La storia di Akai non è atta alla relazione amorosa descritta (di cui potete decidere voi l’esito), quanto alla riflessione sui nostri reali sentimenti e sui nostri più reconditi desideri.

    PS: vorrei che notaste la specularità dei personaggi di Zuko e Akai. In un certo senso, nella mia mente ho partorito Akai come un'estensione stessa di Zuko.




    L’Imperatore e l’Imperatrice Dragone.
    Con una mano sfiorò la superficie liscia delle maschere, seguendone i lineamenti con le dita. Quante volte, da piccolo, aveva guardato quegli spettacoli teatrali di cui non comprendeva il significato, e quante volte ne aveva preso parte. Adesso, invece, conosceva ogni atto di “L’amore tra i draghi”, e sapeva come la vita di sua madre fosse cambiata, in seguito al suo esilio. Al suo fianco, ora, non aveva nessuno. Suo padre era nelle segrete, e sua sorella… Che era viva, non v’era alcun dubbio. Riguardo dove si trovasse…
    Abbassò lo sguardo sulle scimitarre, e sulla maschera posta al di sopra di essere. Lo Spirito Blu. Era una copia dell’originale, ormai parte delle acque dell’antico lago Laogai. La superficie era luminosa come uno specchio d’acqua alla luce del fuoco che riscaldava la camera, e rifletteva il volto del ragazzo in una profonda tinta cobalto. La cicatrice cremisi assumeva sfumature violacee, e gli occhi dorati parevano sparire in quell’azzurro immenso.
    - Disturbo?
    Appena sentì la sua voce, Zuko si allontanò dalla parete, per appoggiarsi al bracciolo della sedia.
    - Prego, entra pure.
    Fece accomodare la ragazza sulla sedia sotto la sua mano, sorridendole dolcemente.
    - Perdonami per l’orario, Signore Zuko… Volevo farti sapere che fuori è tutto sotto controllo, le mie ragazze stanno facendo un ottimo lavoro e pare non ci siano più problemi da quando sei rientrato, - disse Suki, prendendo in entrambe le mani la tazza di tè che l’altro le porse. - Oltretutto, sono venuta qui per ringraziarti personalmente. Della tua ospitalità, del trattamento che ci offri, del dojo… Grazie, grazie di tutto.
    - Non sei tu che devi ringraziare me. Al contrario, io vi sono grato per il lavoro svolto, se non fosse stato per voi non avrei avuto salva la vita. Inoltre, ho scoperto di avere al mio fianco un’amica fidata, - sorseggiò il tè, chiudendo gli occhi per un attimo. Quando li riaprì, lei stava sorridendo.

    * * * *

    - Dunque… Da quanto ho capito, tuo zio Iroh è a Ba Sing Se, e il canale tra il Regno della Terra e la Nazione del Fuoco pullula di mercanti di tè, - la ragazza portò una mano alla bocca e rise piano, con le labbra appena schiuse.
    Quando notò lo sguardò sereno del Signore del Fuoco su di lei, le guance le si scaldarono. Scortava il giovane al di fuori delle mura, mentre questi le raccontava le imprese dello zio. Era vestita e truccata secondo le tradizioni di Kyoshi, e all’interno della propria veste erano riposti due ventagli, intagliati artigianalmente. Quella divisa, agli occhi di Zuko, la rendeva molto affascinante, e non era facile per lui distogliere lo sguardo dall’armatura e dai suoi ornamenti d’oro. Sembrava proprio l’antico Avatar Kyoshi.
    Temeva che guardarla a lungo potesse essere considerato un gesto invadente, perciò si girò in direzione del mercato. Una folata di aria fresca gli accarezzò il viso e un delicato profumo di iris lo avvolse. La folla era calma, e alcune donne - di sicuro provenienti dall’alta società - sorridevano in sua direzione.
    All’improvviso, però, i suoi occhi dorati divennero immensi di stupore, e, in un attimo, minuscoli. Una chioma ondeggiava dinanzi a lui, che la osservava come un pescatore il mare colmo di pesci. Un’estensione della sua mente afferrava quelle ciocche e le tirava verso di sé, trasportando il giovane in un’altra dimensione, trascinandolo a ritroso nel suo passato.

    Sorrideva come mai aveva sorriso prima. Gioiosi ricordi danzavano in cerchio intorno ai due.
    La ragazza era di spalle. Girandosi, i capelli raccolti le si sciolsero sulla schiena.
    Vicini, potevano sentire l’uno il respiro dell’altra. Si osservavano in silenzio.
    E lui affogava in quegli occhi enormi e neri.


    - … e per fortuna le novelline non hanno dato problemi in questo senso. Voglio dire, il peso del viaggio, da Kyoshi fin qui… Ehi, hai capito? Mi stai ascoltando?
    La visione era sparita, e con lei la lunga chioma.
    - Stavo dicendo, si abitueranno… Oh, guarda! Fiocchi di fuoco! Ne vuoi un po’?
    Non riusciva a togliersi dalla testa gli occhi neri di quella giovane. Deglutì e lentamente riprese colore.
    - Sì, certo… Va bene, - le rispose, senza aver capito una parola di ciò che le aveva detto.
    Non poteva essere lei, non poteva essere tornata. Eppure, era forse l’unica ragazza nell’intera Nazione del Fuoco i cui capelli non erano corvini, ma di un castano chiaro, quasi dorato. No, non poteva essere lei. Lei era andata via, e non avrebbe mai potuto fare ritorno, non avrebbe potuto…
    Quando Suki gli offrì una manciata di fiocchi di fuoco, lui li ingoiò bollenti, e sentì le pareti dell’esofago prendere fuoco. In quel momento si rese conto che, dentro di lui, non erano l’unica cosa a bruciare.

    * * * *

    - Ehi, Zuko, vieni qui!
    La voce arrivava sommessa da dietro una colonna. Quando il Signore del Fuoco si avvicinò, Suki gli diede un invito per una cena: un appuntamento.
    - Ci sarai, vero?
    Che coraggio, che aveva! Il ragazzo arrossì per la sua audacia e accettò timidamente, sentendosi un po’ umiliato per non essere stato lui ad invitarla. Lei parve comprendere al volo.
    - Non preoccuparti, la prossima volta toccherà a te! - e, andando via, strizzò l’occhio.

    * * * *

    Intrecciarono le dita delle loro mani e si stesero sull’erba soffice. Ridevano ad alta voce e si chiudevano in caldi abbracci. Lui sentiva il fuoco nel suo respiro, il calore che emanava il suo petto.
    Sembrava che quell’attimo racchiudesse in sé l’eternità.

    Il lenzuolo era madido, e così il cuscino. La fronte di Zuko era imperlata di sudore e il ragazzo aveva un incendio dentro di sé. I suoi organi erano caldi e i suoi sensi pungenti, pronti a cogliere qualsiasi mutamento nell’atmosfera intorno a sé. E intorno a sé, una calma piatta.
    Nel silenzio, si riaddormentò.

    * * * *

    Guardava il soffitto, cercando risposte. Sperava potesse cambiare aspetto, come le nuvole del cielo, e mandare un messaggio al Signore del Fuoco, un segno, la direzione della strada da seguire. Per tutta risposta, una crepa si espanse e un pezzo d’intonaco cadde sul pavimento, facendo appena rumore.
    Allora sentì un pugno bussare tre volte contro la porta di metallo e, con il suo permesso, un messaggero, scostato il paravento, si avvicinò al giovane.
    - Signore del Fuoco, abbiamo ricevuto un messaggio. Pare che siano notizie riguardo sua sorella Azula. L’ospite che mi ha chiesto di recapitarglielo è in sala d’attesa. Serve altro, Signore?
    Zuko spalancò gli occhi quando sentì il nome di sua sorella. Era sparita da mesi, ormai, e finalmente qualcuno l’aveva rintracciata. Sarebbe andata a cercarla, ovunque si trovasse, e l’avrebbe riportata a casa…
    - No, grazie. Chieda all’ospite un po’ di pazienza, dovrò fare un bagno per essere presentabile.
    - Sarà fatto, Signore. Vuole che le riscaldi l’acqua?
    - Non si preoccupi -, sorrise. - faccio da me.

    * * * *

    Entrato nella sala d’attesa, corse ad abbracciare i ragazzi. Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che li aveva visti.
    - Aang, Sokka! Che piacere avervi qui!
    Aang era cresciuto a vista d’occhio. Le spalle si erano allargate, il collo invigorito e i lineamenti affinati. L’aveva conosciuto che era solo un bambino, e ormai era quasi un uomo: aveva di fronte a sé l’Avatar. Sokka, invece, aveva preso qualche centimetro e lasciato crescere i capelli ai lati del capo, che teneva legati in una corta coda dietro la testa. Per il resto, era lo stesso di sempre.
    - Come mai siete qui? Da quanto mi hanno detto, avete delle notizie.
    Aang frugò nelle tasche in cerca di qualcosa, e infino mostrò a Zuko una larga mappa che comprendeva tutti i territori del Regno della Terra. Era cerchiata in rosso una zona a Nord-Ovest della cartina che si affacciava sulla costa.
    - Finalmente abbiamo ricevuto informazioni da fonti certe. A quanto pare, nel territorio indicato c’è un covo sotterraneo, nel quale si nasconde Azula. Pare che gli ultimi avvistamenti siano tutti concentrati in quella zona, quindi, ci sono poche possibilità che ci stiamo sbagliando, - Sokka, mentre parlava, indicava un rotolo su cui erano segnati tutti i punti del piano.
    - L’idea è questa: assaliremo la piana dalla costa. Ovviamente, questo è ciò che sembrerà ad Azula. Infatti, useremo le guerriere di Kyoshi per coprire l’intera foresta e circondare il covo. A quel punto non avrà vie di fuga. Se ci divideremo, potremo avere il massimo controllo su ogni metro della landa. Io ed Aang abbiamo già preparato tutto, manca solo parte del tuo equipaggio e di quello di Suki. Dopo di che, potremo partire. Sei dei nostri, Zuzu?, - ammiccò l’amico. Aang rise divertito.
    - Andiamo, dobbiamo parlarne anche a Suki, - rispose, rosso in viso per l’imbarazzo.

    * * * *

    Ha dei capelli bellissimi, pensò Suki, mentre intrecciava le ciocche della nuova adepta intorno al coprifronte tradizionale. Ella, intanto, con un pennello sottile tracciava precise linee rosse sulle palpebre, estendendole fino alle sopracciglia, che rimarcava con un nero intenso. Aveva il viso incipriato e le labbra riempite di rosso vivo, in contrasto con i profondi occhi neri. Il suo viso era un ramo di ciliegio innevato, i cui boccioli si aprono teneramente alle prime brezze di primavera.
    - Quanto tempo sei stata ad allenarti all’isola, prima di venire qui? - chiese la maestra.
    - Sono arrivata a Kyoshi otto mesi fa, ma faccio parte delle guerriere da poco, non so se sarò all’altezza delle lezioni.
    Aveva una voce piena, ma parlava con un volume basso, come per non far rumore.
    - Non devi preoccuparti. Ty Lee è qui da tre anni ormai, ma all’inizio, dopo solo due mesi di allenamento, ha superato in bravura tutte le altre guerriere!
    Suki le sorrideva con dolcezza, osservandola attentamente. Due ciocche morbide le incorniciavano il volto, mentre rispondeva al sorriso della maestra.
    - Allora, sei pronta? - disse da dietro Ty Lee, quasi irriconoscibile sotto le cipria e i colori.
    - Sì, possiamo andare.
    Si alzarono dalla panca e si diressero verso il dojo appositamente allestito, all’interno del Palazzo Imperiale. Il Signore del Fuoco le vide camminare nell’atrio e le seguì in silenzio da lontano, per non disturbare le allieve. Il dojo era pavimentato con lunghe tavole di legno lucido, e sulle parete vi erano gli stemmi di Kyoshi e della Nazione del Fuoco. La grande sala era divisa in quattro sezioni attraverso delle colonne di castagno. Ad una di queste si appoggiò Zuko, ed osservò in silenzio lo svolgimento della lezione. Le guerriere volteggiavano agitando al vento i ventagli, con movimenti rapidi e precisi. Le loro vesti si aprivano ai soffi dei ventagli e i capelli raccolti seguivano ogni loro gesto. Se non avesse conosciuto la cultura dell’isola di Kyoshi, avrebbe sicuramente pensato che si trattasse di una lezione di danza, per la grazia con cui si muovevano. Il loro stile di combattimento era pura arte visiva.
    Le guerriere si fermarono, e all’improvviso il ragazzo si accorse di una di loro: il viso dipinto nascondeva i suoi tratti, ma era impossibile non riconoscere i suoi capelli. Era lei, la ragazza che aveva notato fuori dalle mura. La stessa che di notte gli era accanto nel sogno.

    Stringeva la sua mano. Era piccola e tiepida.
    I suoi capelli oscillavano, in una treccia, sulla sua schiena.
    L’eco della sua risata risuonava nella valle. Subito dopo, il silenzio.
    - Non te ne andare di nuovo.
    - No, resterò qui. Te lo prometto.


    Scivolò lungo la colonna e si appoggiò, seduto, sul pavimento. Abbracciò un ginocchio con le dita e, come vittima di un incantesimo, immobile osservò il volteggiare delle guerriere.

    * * * *

    - Sono brave, eh? - Suki si accovacciò affianco al ragazzo, e poggiò una mano sulla sua spalla, in attesa di una risposta. La lezione era finita. Era ancora perso nei ricordi, quando sentì la voce della maestra e si risvegliò dal suo sogno diurno.
    - Un bello spettacolo, davvero magnifico.
    - Ehi, non ci avrai mica preso per delle ballerine! - scherzò lei, ammiccando. - Allora… Come mai sei qui? È per stasera?
    In quel momento si ricordò dell’appuntamento. Avevano deciso di uscire insieme per la cena, e adesso avrebbe dovuto disdire. Si sentì in un tremendo imbarazzo.
    - In verità, c’è un contrattempo, e ho bisogno del tuo supporto…
    - Cosa c’è? - chiede delusa, com’era evidente.
    - Abbiamo notizie di Azula, dobbiamo partire presto. A quanto pare, si trova nel Regno della Terra, lungo la costa occidentale, e non sarà difficile trovarla, quanto affrontarla… Comunque, ho già radunato i miei ufficiali. Ti aspetto ufficialmente nella sala conferenze alle dodici in punto, - volse lo sguardo verso le allieve di Suki. - con le guerriere.
    - Ai suoi ordini, Signore del Fuoco, - disse beffarda, e andò via con le ragazze.

    * * * *

    Quando scoccò l’ora concordata, la sala conferenze era gremita di gente annoiata. Sokka girava in tondo nella camera, e tutti gli altri aspettavano in silenzio.
    - Allora… ci sarà… saranno, voglio dire, anche… le guerriere di Kyoshi? - chiese circospetto il ragazzo della Tribù. Eppure, era evidente che non aspettava altro che Suki arrivasse. Era tempo che non la incontrava.
    - Sì, sono andato personalmente ad avvisare Suki dell’appuntamento.
    - Capisco… - Sokka osservava la lama affilata del boomerang, mentre se lo rigirava tra le mani. - E dimmi… è successo qualcosa?
    Zuko sollevò il sopracciglio, - Non credo di capire. Cosa intendi con “qualcosa”?
    - Mah, niente, cose, tipo… Non so, ferite, effusioni... Ehi, Aang!
    L’Avatar si voltò, e teneva in mano dei frutti che aveva prelevato dalla zuppiera posta al centro del tavolo. Subito nascose le mani dietro la schiena, e sorrise candidamente. Aveva una fogliolina tra i denti. - Sì, Sokka? C-cosa?-, disse, avvicinandosi verso la zuppiera.
    Sokka aveva probabilmente dimenticato cosa dire. - Emh, io… Ecco… Zuko! Devi sapere che Aang ha avuto un incarico molto interessante nel centro urbano di Ba Sing Se, pare centri qualcosa con dei cavoli…
    Giusto in tempo per spezzare la tensione, entrò nella sala Suki, seguita da Ty Lee e dalla schiera di guerriere.
    - Scusate il ritardo, - farfugliò in imbarazzo, cercando una scusa valida, ma non le venne in mente nulla.
    - Immagino che abbiate tardato per un serio motivo, conosco bene voi guerriere di Kyoshi e la vostra puntualità. Pertanto, non c’è bisogno di preoccuparsi.
    - La ringrazio, Signore del Fuoco, - disse la maestra, piegandosi in un inchino. Subito dopo, le altre imitarono il suo gesto e lo ringraziarono con il capo.
    Nel frattempo, gli occhi di Zuko correvano da parte a parte, in cerca della ragazza dai capelli chiari, e, dopo averla individuata, si accorse che posava lo sguardo sul pavimento, e non guardava il Signore del Fuoco in segno di rispetto. D’altra parte, egli aveva bisogno di conferme.
    - Suki… Hai accolto nuove allieve, a quanto pare. Conosciamo di loro solo Ty Lee, e non ci hai presentato nessuna di esse, - aprì le braccia verso i suoi uomini. - Coloro che vedete in questa sala sono gli ufficiali di alto rango che operano al mio servizio. I loro nomi sono Zang, Mieh, Jizu, Izaa, Gin, Lan e Kyas. Hanno il compito di riunire le migliori reclute per la battaglia. Inoltre, ci accompagneranno in questo viaggio l’Avatar e Sokka. Suki, a te la parola.
    La ragazza non aspettava altro: era orgogliosa di presentare le sue ragazze al Signore della Nazione del Fuoco. Aprì il ventaglio e le guerriere si misero in riga, spalla a spalla, mentre la maestra si fermava di fianco ad ognuna di loro. Seguì una lunga lista di nomi, dinanzi a cui Zuko fingeva di provare un grande interesse. In verità, egli fremeva nell’attesa di poter guardare negli occhi la ragazza dalla lunga chioma. Finalmente, lei alzò gli occhi, e si ritrovò di fronte il Signore del Fuoco.
    - Il suo nome è Akai.
    Gli occhi aurei del ragazzo scrutarono i profondi occhi neri di Akai. Era proprio come se li ricordava. La ragazza sentì le guance riscaldarsi, e il terrore prendere possesso del suo corpo. Si fissarono per quello che sembrò un eternità, ma non durò più di pochi secondi. Tremante, lei chinò il capo, in segno di saluto. Suki si era accorta del lungo sguardo che si erano scambiato. C’era stupore negli occhi di entrambi.
    Zuko passò avanti, mostrando gentilezza verso ognuna delle ragazze e infine annunciò che anche le nuove allieve avrebbero partecipato alla missione. Suki, da parte sua, era contrariata.
    - Mi dispiace, ma sono ancora troppo giovani per partecipare ad una simile missione. Non possiamo mettere a repentaglio le loro vite, sono state trasferite da troppo poco tempo nella Nazione. Se le mandiamo in battaglia…
    - Ho visto come combattono. Sono preparate per una battaglia, anzi hanno bisogno di una missione per mettere alla prova le proprie capacità. Suki, non hai mai declinato un’offerta simile. Cosa ti succede, di punto in bianco?
    La maestra abbassò il capo, e strinse le labbra, amareggiata. Perché si stava comportando così? Erano mesi che attendeva una missione per le proprie ragazze. Eppure, temeva ci fosse qualcosa tra Akai e Zuko, e non riusciva a sopportarlo. Una fiamma di gelosia bruciava fitta sotto la sua pelle, fuori dal suo controllo.
    - Io sono d’accordo con Zuko, - esordì Aang. - Abbiamo bisogno delle guerriere di Kyoshi, soprattutto adesso che hanno imparato l’arte del chi blocking. Suki, pensaci. Le tue ragazze sono formidabili.
    - E sia. Spero almeno possano viaggiare in cabine femminili, separate dai soldati, - rispose riluttante. Sarebbe stato impossibile andare contro la decisione dell’Avatar.
    - Sarà fatto, - disse il Signore del Fuoco, avvicinandosi a Suki. - Grazie mille. Ti sono grato per questa tua scelta.
    La ragazza, però, si allontanò mestamente, e la riunione si sciolse. L’atmosfera divenne glaciale, e le fiamme all’interno della sala parvero spegnersi al respiro gelido dell’aria.

    * * * *

    Con le ginocchia contro il freddo acciaio della nave, Zuko riempiva la sua sacca con una coperta e dei teli. Probabilmente si sarebbero appostati sulla baia, arrivati a destinazione. Al suo fianco, Sokka ed Aang disfacevano il proprio carico, appoggiando sul tavolo alcuni utensili. Nonostante la porta aperta, nella cabina l’unica luce proveniva dal fuoco delle candele, accese intorno ad uno stendardo della Nazione del Fuoco. Lì di fianco v’erano alcuni chiodi, sui quali Zuko ripose due maschere: Dragon Emperor e Dragon Empress.
    Rimase a guardare i due draghi per qualche minuto, in silenzio.
    Intanto, fuori la cabina, passò Suki, con una torcia. Il ragazzo non si accorse della sua presenza, e lei fece finta di nulla. Sokka, invece, la guardò andare via, con grande tristezza.
    - Pare che tra te e Suki ci siano dei problemi, - la buttò lì Sokka.
    - Non è questo, è che… Non lo so, si comporta in modo strano. Come se le avessi fatto qualcosa, ma non riesco a capire. Ma parliamo d’altro… Come mai Katara e Toph non sono con noi?
    Aang si sedette su un tappetino rotondo. - Toph, da quando ha scoperto il dominio del metallo, si sta dando molto da fare in questo campo. E, come sai, ha aperto una scuola di metalbending. Pare stia diventando molto famosa, quindi è sempre occupata…
    - Katara, invece, - aggiunse Sokka. - sta aiutando la Tribù dell’Acqua del Sud, è diventata maestra guaritrice e insegna la tecnica alle giovani. Oltretutto, è lì per alcuni preparativi… - e ammiccò in direzione di Aang, che arrossì.
    - Sì, beh… Diciamo che la famiglia sta organizzando un po’ di cosette.
    - Aspetta, aspetta, - lo interruppe Zuko, con un sorriso. - Non dirmi che è quello che penso! Le hai chiesto…? Quando? Non ci hai detto nulla!
    - Beh, è successo molto in fretta… Eravamo alle cascate e avevo portato con me una collana, pensavo fosse il momento adatto e non ci ho pensato due volte…
    - Complimenti, sono felice per voi! - la voce di Zuko era calda e sincera.
    - Ci mancherebbe! - aggiunse Sokka, sarcastico.
    Con una coppa di vino, i tre amici festeggiarono intorno al fuoco.

    * * * *
     
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